Il Bacanàl del Gnoco – così è detto il Carnevale di Verona – è considerato da molti il Carnevale più antico d’Europa. La sua origine risale al XVI secolo, quando il medico Tomaso Vico trasmise nel suo testamento l’obbligo di distribuire una volta l’anno del cibo alla popolazione di San Zeno, quartiere storico della città scaligera. I cittadini erano infatti vittime di una grave carestia dovuta alle inondazioni dell’Adige e alle incursioni dei lanzichenecchi.
Dopo tanti anni, il venerdì precedente la quaresima si distribuiscono ancora viveri in piazza San Zeno, proprio di fronte all’omonima basilica. Gnocchi al pomodoro, secondo la tradizione, e gnocchi con pastisada de caval. Nella stessa piazza giungono i carri partiti nel pomeriggio da corso Porta Nuova, alle porte del centro cittadino, dopo aver attraversato piazza Bra ed esser passati attorno al centro storico. Ogni carro rappresenta un quartiere, e altri ancora se ne aggiungono da altre città e dall’estero per partecipare ai festeggiamenti del capoluogo veneto.
Il protagonista del Carnevale veronese è però uno solo: il Papà del Gnoco, eletto democraticamente da tutta la città dopo un’accanita campagna elettorale che poco ha da invidiare ai più accesi dibattiti politici. Con lo scettro – un forchettone di legno infilzato in un enorme gnocco – la barba, la veste e la sua corte fidata, presiede i festeggiamenti fino al termine del baccanale.
Laureato in Giornalismo, il mio limbo professionale mi ha portato dagli uffici stampa alla carta stampata, per poi approdare al variopinto mondo della comunicazione digitale. Ho vissuto a Verona, Zurigo, Londra, Città del Capo, Mumbai e Casablanca. Odio volare, amo lo jodel e da grande voglio fare l’astronauta.