Sono quasi undici le ore che mi separano da Istanbul, almeno secondo quanto riporta Turkish Airlines per un volo diretto da Shanghai. Ammetto che non mi ero mai trovato in terra turca e, reduce da un viaggio di sette mesi nel Sud-Est asiatico, la voglia di sbirciare mappe, scovare angoli nascosti e fare tutto ciò che solitamente faccio prima di scoprire un nuovo posto, questa volta era passata un po’ in sordina. Ecco perché non avevo idea di atterrare proprio nel cuore del Ramadan, nel giorno in cui questo mese sacro si conclude e lascia spazio a un’altra grande festa: l’Eid al-Fitr…
Nonostante il digiuno si fosse appena interrotto, la città sembrava respirare ancora al ritmo sacro del mese appena trascorso. I minareti custodivano luci residue, le piazze portavano ancora il silenzio delle sere d’iftar, e nei volti delle persone si leggeva la quiete di chi aveva attraversato un tempo sospeso.
Ma intorno a me qualcosa già cambiava: i bambini correvano vestiti a festa, i parchi si riempivano di famiglie e di profumo di dolci, e da ogni angolo della città si levava un’energia nuova. Istanbul si preparava all’Eid al-Fitr, la festa che chiude il Ramadan e spalanca le porte alla gioia, alla condivisione, alla vita.
È così che ho scoperto una città che non smette mai di trasformarsi, e che in quei giorni mi ha accolto tra spiritualità e festa, tra silenzi e sorrisi. Una Istanbul che non mi sarei mai aspettato, che profuma di spezie, fede e tepore primaverile.



Tracce di un mese sacro: digiuno, preghiera e riflessione
In questi giorni trascorsi a Istanbul, ho capito che il Ramadan non è solo astinenza da cibo e acqua durante il giorno. È un tempo di purificazione, di preghiera, di generosità e di introspezione. Un momento che unisce le persone attorno ai valori fondamentali della fede e della comunità.
Quando sei a Istanbul in quel periodo, ti rendi conto che ogni gesto quotidiano acquista un ritmo diverso: più lento, più consapevole. Anche chi non osserva il digiuno sembra rallentare un po’, come se l’intera città respirasse all’unisono con il cuore della tradizione islamica.
Istanbul: ritmi lenti, moschee piene, iftar condivisi
Le moschee si riempiono fin dal tramonto. Ricordo l’eco delle chiamate alla preghiera, il mormorio rispettoso delle persone che si avvicinavano ai luoghi sacri e i lunghi tavoli allestiti nelle piazze, dove l’iftar veniva condiviso con chiunque passasse di lì.
La città respirava ancora l’influenza del Ramadan, anche dopo la sua conclusione. Sebbene fosse ufficialmente terminato, l’eco di quei giorni riempiva ancora le strade. Sembrava che Istanbul non volesse abbandonare del tutto quell’atmosfera sospesa. Nei caffè si continuava a parlare delle notti di preghiera, le luci decorative restavano accese e la spiritualità si respirava ovunque.
Camminare per la città era come trovarsi su una soglia sottile tra il sacro e il quotidiano, in un tempo di passaggio, tra ciò che finisce e ciò che sta per cominciare.
La città che cambia volto
Con l’Eid al-Fitr, Istanbul si trasforma: famiglie vestite a festa, parchi pieni, bambini con dolci. Nel giro di poche ore, la città si era trasformata in un’esplosione di colori e sorrisi. I bambini giravano con bustine piene di dolci ricevuti in dono, le famiglie si ritrovavano nei parchi con tovaglie stese e termos di çay. Le strade profumavano di baklava appena sfornata. Ho camminato per ore, lasciandomi trasportare da quell’entusiasmo collettivo, cercando di imprimere nella mente ogni dettaglio.



Un’atmosfera che mescola la spiritualità della festa alla vivacità della città. Era incredibile vedere come la spiritualità del mese appena concluso si fondesse in modo così armonioso con la gioia contagiosa della festa. Non c’era separazione netta tra sacro e profano, ma una continuità viva, che dava senso a ogni gesto. Una celebrazione che non chiedeva permesso ma che ti accoglie e ti include.
La festa si sente nell’aria, nei mercati, nelle piazze, nelle strade. Il Grand Bazaar era pieno di voci, profumi, contrattazioni e sorrisi. Le bancarelle di dolciumi sembravano non finire mai. Nelle piazze, cori di bambini si alternavano a performance musicali improvvisate. Ogni angolo della città sembrava muoversi armoniosamente
I luoghi da vivere nel periodo del Ramadan (e non solo)
Eyüp, per il raccoglimento e la spiritualità
C’è un silenzio speciale che ti avvolge appena arrivi, un’energia che invita al rispetto e all’introspezione. Salire fino al Café Pierre Loti è quasi un pellegrinaggio: lo sguardo si perde sull’estuario del Corno d’Oro, mentre tutto intorno sembra sospeso nel tempo.
Sultanahmet, per la tradizione e le preghiere
È il cuore della storia di Istanbul, dove ogni passo echeggia tra minareti e pietre antiche. Qui mi sono sentito minuscolo davanti alla magnificenza della Moschea Blu e di Santa Sofia, ma anche profondamente connesso a una memoria collettiva che attraversa i secoli.



Kadıköy e Moda
I quartieri asiatici, quelli autentici. Quelli che ho amato davvero, che mi hanno stregato più di tutti. Dall’altra parte del Bosforo, mi sono imbattuto in un volto di Istanbul completamente diverso: più giovane, più lento e, soprattutto, meno turistico.
Le stradine di Moda sono angoli tranquilli, felici, pieni di arte. I tramonti, qui, si tingono di colori diversi. Da questa parte, la gente sembra avere meno fretta. (Eppure, bastano appena cinque minuti di vapur per arrivarci.) È proprio qui che ho capito quanto Istanbul abbia tante anime. E questa, a mio avviso, è quella che ha più da raccontare. Se vuoi approfondire, ti lascio una guida utile per visitare l’Istanbul parte asiatica.



Il lungo Bosforo, per passeggiate tra religione e festa
Camminare lungo le sue rive è come sfogliare un libro aperto: moschee che si specchiano nell’acqua, venditori di simit, famiglie in festa, musica che esce dai ristoranti.
È un equilibrio delicato tra sacro e profano, e ogni passo è un invito a lasciarsi sorprendere.
Viaggiare tra Ramadan e festa
Credo che, senza complicare troppo, esistano essenzialmente due tipi di viaggi: le vacanze e i viaggi autentici. Mi piace definirmi un viaggiatore, o meglio ancora, un backpacker. Non una persona che si limita semplicemente a spostarsi da un luogo all’altro, ma qualcuno che desidera entrare profondamente in contatto con la cultura locale, vivendo intensamente la realtà circostante. Questo è il mio modo abituale di viaggiare e ciò che consiglio a chiunque condivida la mia stessa passione. Esplorare destinazioni particolari o vivere situazioni culturali uniche, come il periodo del Ramadan a Istanbul, aggiunge sicuramente valore all’esperienza. Durante questo momento speciale, la città si trasforma completamente: le strade si animano di una spiritualità tangibile, le tradizioni radicate emergono con forza e si crea un senso profondo di condivisione comunitaria.
Essere un viaggiatore durante questo periodo di transizione significa comprendere e apprezzare la delicatezza e l’importanza delle tradizioni locali. È fondamentale mostrare rispetto per i riti religiosi e culturali, evitando comportamenti che possano apparire inappropriati o insensibili. Per vivere appieno quest’esperienza, consiglio di informarsi preventivamente sugli usi locali, partecipare con discrezione agli eventi pubblici e mostrare apertura e curiosità sincera.
Questo momento offre l’occasione perfetta per scoprire il lato più autentico e spirituale di Istanbul, arricchendo il viaggio di significati profondi e memorabili.

Siciliano, nato nello stretto, ho scelto di abbandonare un posto sicuro per diventare un nomade digitale. Oggi, lavoro come SEO, esploro il mondo e vivo senza radici, cercando nuove esperienze e condividendo le storie che ogni angolo del pianeta mi regala.