Come ho promesso nel primo articolo che ho scritto tornata dal mio ultimo viaggio, l’isola di Sumatra è stata la mia meta principale e alla sua visita ho dedicato una decina di giorni, più qualche giorno finale di mare.
Perché ho scelto Sumatra?
Dopo essermi innamorata dei gorilla in Uganda, mi allettava molto l’idea di rivivere un’esperienza simile a Sumatra, isola che ospita numerose famiglie di oranghi.
Inoltre mi affascinava il fatto che fosse una delle isole dell’Indonesia di cui si sente parlare e si legge meno rispetto ad altre ritenute più turistiche quali Bali e Giava, per cui l’aspettativa era quella di trovare un luogo più genuino, meno contaminato dal grande afflusso di viaggiatori.
Devo dire che parte di questa genuinità l’ho trovata in alcuni luoghi, ma non in tutti: Bukit Lawang, paese base di partenza per il trekking per vedere gli orango, per esempio, è un luogo che attrae tantissimi viaggiatori, soprattutto del nord Europa.
Quello che è certo è che si tratta di un’isola in cui la natura fatta di foreste, vaste pianure e montagne, vulcani ancora fumanti, mare cristallino e lunghi corsi di fiumi, regna sovrana.
Medan – Sumatra
Da Kuala Lumpur ho raggiunto Medan a Sumatra con un rapido volo di un’ora e il mio itinerario si è sviluppato esclusivamente nella parte nord dell’isola.
Sono partita dall’unica metropoli che ospita l’isola, ovvero Medan che è la terza città per dimensioni di tutta l’Indonesia ( si stimano 4 milioni di abitanti nell’area metropolitana). Non posso certo dire che questa città abbia un particolare fascino ma alcune visite interessanti si possono fare. Io nello specifico ho visitato il Palazzo del Sultano, la Grande Moschea e il Tempio Cinese.
Istana Maimoon, nome originale del palazzo del Sultano, è un edificio che fu costruito nel 1888 dal sultano di Deli. Il pubblico può visitare solo la sala principale poiché le altre 29 stanze sono ancora abitate dalla famiglia del sultano.
Mesjid Raya, la Grande Moschea, è invece un edificio più recente, costruito nel 1906 e disegnato dall’architetto JATingdeman che, nel realizzarla, si fece ispirare dai suoi viaggi in Marocco.
Il tempio di Gunung Timur è un tempio del Taoismo cinese, il più grande presente sull’isola di Sumatra. Questo tempio fu costruito nel 1962 e lo caratterizzano un forte odore d’incenso che viene bruciato come omaggio, le numerose statue di draghi e guerrieri e i petali di loto.
Tangkahan
Il giorno seguente siamo partiti alla volta di Tangkahan, un piccolo villaggio al confine del Parco Nazionale Gunung Leuser. Si trova all’incrocio di 2 fiumi, il Buluh e il Batang.
Tangkahan è specializzata in attività di ecoturismo quali il trekking nella giungla e il trekking con gli elefanti.
Qui ho sperimentato per la prima volta il tubing, ovvero la discesa lungo le tranquille rapide del fiume a bordo di ciambelloni gonfiabili monoposto, attività che mi è piaciuta molto perché è allo stesso tempo divertente e rilassante e permette di godere appieno del panorama circostante e di sentirsi un tutt’uno con esso.
Anche il trekking che ho percorso lungo il fiume mi ha permesso di raggiungere degli angoli incantevoli dove ci si può godere un tranquillo bagno nelle fresche acque del fiume circondati dalla giungla selvaggia.
Gli elefanti di Tangkahan
A Tangkahan è anche possibile entrare in stretto contatto con gli elefanti partecipando al lavaggio di un gruppo di questi magnifici pachidermi nelle acque del fiume.
Mi sono interrogata molto prima di decidere se partecipare o meno perchè era chiaro che gli elefanti non vivevano qui in stato di libertà, cosa che non avrebbe permesso un tale avvicinamento. Dal momento però che non mostravano alcun segno di violenza e sembravano essere trattati molto bene, ho acconsentito. Durante uno dei miei viaggi mi è stato infatti insegnato a guardare dietro le orecchie degli elefanti poiché, quelli che subiscono violenze, riportano evidenti cicatrici causate dai forconi che usa l’uomo per addomesticarli.
Bukit Lawang
Lasciata Tangkahan ci siamo diretti in 4×4 verso Bukit Lawang, paese dal quale partono i trekking per gli avvistamenti degli orango.
Sarà mia cura raccontarvi di questa avventura strepitosa nel prossimo articolo ma prima voglio spendere due parole sul bellissimo tragitto per spostarci da un paese all’altro.
Il viaggio è durato 5 ore e ci ha permesso di attraversare chilometri e chilometri di foreste di palme su una strada sterrata. Oltre ai diversi punti panoramici abbiamo avuto la possibilità di attraversare piccolissime località caratterizzate da rilassanti atmosfere rurali.
Nello specifico, nell’attraversarne una, abbiamo visto che si stavano svolgendo i festeggiamenti per la Festa Nazionale che cadeva proprio quel giorno (17 agosto).
Una delle cose che amo più del viaggiare è che spesso succede che, le cose più emozionanti e memorabili accadano per caso e questo è ciò che è avvenuto quel giorno che per me resta uno dei più belli di tutto il viaggio.
Le persone inizialmente erano molto stranite nel vederci scendere dalle nostre auto per raggiungerli, forse proprio perchè qui i turisti sono quasi sempre solo in transito.
La seconda loro reazione è stata però d’entusiasmo e questo li ha portati a coinvolgerci subito nelle attività, permettendoci di partecipare in qualità di pubblico alle diverse gare organizzate per i più piccoli, tra le quali la corsa con il cucchiaio e la gara di velocità nel mangiare dei dolci.
Il senso di accoglienza che ciascuno di noi ha provato è stato molto forte e questo ha fatto sì che potessimo vivere un momento di grande vicinanza e scambio con la popolazione locale.
Vivo a Torino, città che amo profondamente, ma nonostante questo mio amore, spesso, sento l’esigenza di scappare lontano da lei per scoprire altri nuovi splendidi luoghi. Credo profondamente che anche viaggiare sia una forma d’arte e che più il viaggiatore sviluppa curiosità, fantasia e originalità, più saprà creare itinerari di viaggio meravigliosi.