Era un periodo difficile quello a cavallo tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018. Da poco avevo terminato una relazione molto importante, e il mio cane d’improvviso ebbe un attacco ischemico e ci lasciò.
Praga
In seguito a questi avvenimenti decisi di partire per un viaggio a Praga con i miei fratelli, il nostro primo viaggio.
Avevamo l’idea di distrarci un po’ dal pensiero fisso della perdita di Ciro, il nostro cagnolone, eppure appena atterrati, proprio quando ancora eravamo nell’aereo e le hostess ci chiedevano di rimanere ancora fermi, io attivai la connessione dati e ricevetti la notizia finale che spezzo il mio cuore già in terapia intensiva: la mia amica Valeria non c’era più.
Ero già partito per Praga con l’idea di rimanere a girare nell’est Europa a tempo indefinito, e dopo quell’ennesima “botta” decisi che era proprio giunta l’ora di perdermi.
Passai quattro giorni insieme ai miei fratelli per le vie di Praga a vivere come più ci piace: mangiando, dormendo e perdendoci nell’esplorazione; fu una vacanza davvero strana: da un lato scoprii degli aspetti dei miei fratellini che forse mai avevo scorto prima, il nostro bel rapporto migliorò a dismisura ed io non facevo altro che pensare a quanto il viaggio fosse terapeutico e importante.
Uscire dalla propria routine sembra una cosa stupida e invece ti libera da catene invisibili che spesso neanche sai di avere, per la prima volta infatti vidi i loro animi liberi e felici. D’altra parte, quella vacanza aveva anche un sapore di tristezza molto denso, mi sentivo sbandato, disorientato e non sapevo cosa dovessi fare e addirittura mi domandavo chi fossi davvero.
Forse era proprio per questo che alla fine della vacanza decisi di non rientrare a casa e perdermi come un’anima senza destino.
Verso per la Polonia
Non c’era nulla che mi aveva chiamato verso quella nuova destinazione se non un biglietto bus davvero economico. Arrivato a Cracovia però capii che dovevo sprofondare ancora di più nel mio dolore e decisi d’immergermi in uno dei mali più grandi dell’intera umanità.
Dopo due giorni di puro girovagare tra le strade della città polacca, decisi di dedicare un intero giorno al campo di concentramento di Auschwitz.
Nessuna guida, nessun compagno di viaggio, solo io, i miei pensieri e le mie emozioni.
Rimasi sorpreso di come non fui vittima di crisi emotive come avevo preventivato, forse ero veramente a corto di lacrime e allora iniziai a ragionare sul “perché” e sul “come” fosse stata possibile una pazzia del genere.
Perché l’essere umano ha bisogno di affermarsi distruggendo tutto ciò che ha attorno? Su queste terra c’è spazio per tutti, siamo tutti della stessa sostanza, esseri umani e non. Qual è l’incubo più grande di queste persone che anelano il potere massimo? Forse quello di vivere una vita senza soldi, senza fama?
Senza Amore mi risposi. Ed infatti cadendo nell’illusione del potere hanno proprio vissuto senza conoscerlo.
Passeggiavo da solo in quel campo dall’aria pungente come il freddo che mi avvolgeva, scrissi una poesia e passai l’intera giornata circondato di memorie terribili, eredità infernali ed un forte puzzo di putrido che forse percepivo solo io, ancora non saprei dire.
Di colpo arrivò un momento in cui m’incantai, non davanti le camere a gas, non davanti ai forni né alle condizioni abominevoli in cui venivano stipati tutti quei corpi; ma fu davanti ad una parete piena di fotografie che mi persi per non ricordo quanto tempo.
Fu davanti al viso di Luis Krakauer
Un giovane ragazzo di vent’anni deportato e poi ucciso dopo neanche due mesi.
A chiamarmi, i suoi occhi scuri ma così tondi e pieni di luce che perforava quella foto in bianco e nero. Il suo sorriso m’incantò e mi lasciò di stucco. Il sorriso più pacifico e sereno che io ricordassi.
Mi domandavo come potesse avere quel sorriso in una condizione così infame e terribile come quella in cui versava.
Io immaginavo il mio terrore nell’attesa di essere ammazzato e lui continuava e fissarmi con quel sorriso come a dirmi: “Non è niente”.
Come poteva trasmettermi tutta quella pace?
Uscii dal campo che ormai oltre al freddo mi avvolgeva anche il buio pesto della campagna polacca, e mentre ritornavo a Cracovia pensai che un giorno avrei voluto ricordare quel giovane ragazzo. E che il segreto della sua serenità si trovava lì tra i suoi occhi di luce e quel sorriso di pace.
Sono Andrea e le mie più grandi passioni sono l’avventura, la parola e il viaggio. Forse è per questo che sono laureato in lingue, ne parlo cinque, mi piace parlare e scrivere storie, viaggiare e vivere in tantissime zone del mondo.
Amo ballare, divertirmi, fare meditazione, yoga, l’avventura e le persone. Sono originario del sud Italia, poi trasferitosi al nord ed infine espatriato più volte per assaporare il gusto della vita. Se fossi un solo concetto allora sarei: “Spiritualità, viaggi e avventure sempre nuove”