Eccomi qui a riprendere il racconto dei tre magici giorni spesi nella Reserva Nacional de Fauna Andina Eduardo Avaroa – Bolivia.
Il secondo giorno sveglia all’alba un po’ traumatica viste le temperature molto rigide. Ci siamo però riusciti a scaldare subito con la visione magnetica della Laguna Colorada che si estende per ben 60 kmq e non raggiunge mai una profondità superiore agli 80cm.
Purtroppo noi non abbiamo potuto godere della colorazione rossa delle acque tanto decantata dalle guide, non so se la cosa dipenda dal momento della giornata e se, semplicemente, le acque non abbiano più questa colorazione intensa. Questo fatto però non inficia la sua bellezza caratterizzata soprattutto dai centinaia di fenicotteri che la popolano. In vita mia non avevo mai visto una quantità così grande di fenicotteri tutti insieme!
La seconda tappa della giornata è stata l’Arbol de Piedra nel deserto Siloli, una fotogratissima conformazione rocciosa che gli agenti atmosferici hanno scolpito al punto di farle prendere le sembianze di un albero.
Arrivato ad un’altitudine di 4200 sul livello del mare ci siamo trovati di fronte alla maestosa Montagna dei Sette Colori.
La giornata è proseguita passando da una laguna all’altra, tutte differenti ma, allo stesso tempo, di una rara bellezza. Parlo della laguna Onda, laguna Chiar Khota, laguna Edionda e la laguna Canapa.
Il nostro percorso è terminato nel piccolo villaggio di Chuvica, proprio alle porte del Salar de Uyuni. Sognavo di vedere questo luogo da moltissimo tempo e ammetto che realizzare questo sogno salvaguardando tutte le altissime aspettative è stato quasi un sollievo. Ammetto infatti che, ogni volta che un luogo mi viene decantato da tutti, nasce in me un piccolo timore dettato dalle aspettative che, inevitabilmente, si fanno molto alte.
Quello di cui parlo è la distesa salina più grande al mondo (12.106 kmq) situata ad un’altitudine di circa 3500 sul livello del mare. E’ sufficiente inoltrarsi nel Salar pochi chilometri e il panorama si fa quasi surreale: solo due colori lo caratterizzano, ovvero il bianco abbagliante del suolo e l’azzurro intenso del cielo. Un contrasto tanto magnifico quanto spiazzante.
L’occhio, per sua natura, scruta l’orizzonte per trovare altri elementi rendendo però vano ogni tentativo. Trova sollievo solo nel momento in cui si raggiunge la nota Isla Incahuasi, situata proprio nel cuore del Salar. La Isla altro non è che una collina di roccia ricoperta di cactus che si può percorrere attraverso i suoi tortuosi sentieri. Questo luogo è ormai diventato molto turistico e, per lo più, frequentato nell’ora di pranzo. Io consiglierei di visitarla in un altro orario proprio per evitare le orde di turisti che tolgono un po’ di magia a questo posto tanto affascinante.
Credo che ogni altra parola che io possa scrivere sul Salar de Uyuni sia assolutamente superflua e per questo lascio la parola alle immagini che, meglio di me, possono descriverlo.

Vivo a Torino, città che amo profondamente, ma nonostante questo mio amore, spesso, sento l’esigenza di scappare lontano da lei per scoprire altri nuovi splendidi luoghi. Credo profondamente che anche viaggiare sia una forma d’arte e che più il viaggiatore sviluppa curiosità, fantasia e originalità, più saprà creare itinerari di viaggio meravigliosi.
tra l’altro mi hanno detto che la cucina è ottima!