Dopo aver fatto tanti viaggi e aver visto tanti luoghi strabilianti, un po’ di timore di non riuscire più a stupirsi credo che sia normale che cresca in noi. Per fortuna il mondo è immenso e le meraviglie che nasconde sono incalcolabili, per cui troveremo sempre qualcosa che ci lascia a bocca aperta. Questo è accaduto a me in Giordania visitando il sito di Petra.
Eh si, considero oggi una fortuna aver procrastinato la visita di questo paese perché almeno ho avuto la prova tangibile che stupirsi e rimanere esterrefatti è ancora possibile, anche in un luogo a poche ore di volo da casa, anche in luogo fortemente turistico le cui foto sono presenti ovunque sui siti e sui social network.
Ma di fronte a tanta bellezza non c’è immagine che ti possa preparare, di fronte ad un sito archeologico così grande, ben conservato e affascinante, non c’è spoiler che possa rovinare la sorpresa!
Proprio di recente ho letto un commento che recitava “Mi ispira molto la Giordania ma penso che ci andrò quando passerà di moda”. La mia risposta è stata semplice: “Un territorio così ricco di storia e di meraviglie naturali e archeologiche non potrà mai essere una questione di moda. Semplicemente è normale e giusto che molte persone vogliano visitare e vivere un’esperienza indimenticabile in questo luogo, cosa che credo e spero continuerà a verificarsi.”
Questa lunga premessa per introdurre quello che, per me, è stato uno dei luoghi più belli che io abbia mai visitato, appunto il sito di Petra.
Qualche informazione utile per la visita a Petra
- consiglio di recarsi nella città di Petra già la sera precedente così da poter iniziare la visita di questo enorme sito già dalle prime ore del mattino
- acquistando il Jordan Pass, come ho già scritto nel mio articolo introduttivo, si ha l’entrata inclusa
- vestitevi con scarpe comode poiché l’intero percorso è lungo circa 16 chilometri tra andata e ritorno, compresa la salita parecchio impegnativa al Monastero
L’antica città nabatea di Petra non è solo l’attrattiva principale di questa regione ma è considerata una delle grandi meraviglie del mondo, tanto è vero che è stato dichiarato Patrimonio dell’Unesco.
Petra venne riscoperta nel 1812 dall’esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt. I nabatei giunsero in questi territori nel VI secolo AC e nel corso dei 500 anni successivi portarono Petra al suo massimo splendore. I nabatei erano per lo più commercianti ma la città, che contava circa 30.000 abitanti, ospitava anche numerosi scribi ed ingegneri.
Si raggiunge il cuore del sito attraverso un sentiero lungo 1,2 chilometri stretto tra altissime pareti rocciose, il Siq. Le pareti che costeggiano il Siq arrivano sino a 200 metri. Non si tratta tuttavia di un canyon ma una di una faglia geologica prodotta da forze tettoniche. La prima cosa che è opportuno notare è la rete di canali scavati nella roccia utili a portare l’acqua a Petra.
E’ pero alla fine del Siq che si trova quello che è il simbolo più noto di Petra, il Tesoro, una meraviglia senza eguali.
Pochi però sanno che il Tesoro è una tomba del re nabateo Aretas III. Il momento migliore per fotografarlo è tra le 9 e le 11 del mattino quando la facciata scavata nella roccia è completamente esposta al sole. Un’altra cosa che pochi sanno è che, per quanto strepitoso sia il Tesoro, altro non è che una delle meraviglie racchiuse in questo sito, la prima di tante altre che la susseguono nel lungo sentiero.
Infatti, in quello che è chiamato il Siq esterno, ci sono più di 40 tombe e case dei nabatei che abitavano questa città. Il numero così grande di tombe fece inizialmente pensare che Petra non fosse una città abitata ma una grande necropoli. Uno dei motivi che spiegano il perché di un numero così ridotto di strutture residenziali, è da ricercarsi nello stile di vita dei nabatei che, come i beduini del deserto, utilizzavano più spesso tende come dimore.
Procedendo nella visita, si raggiunge poi anche un teatro in ottimo stato di conservazione: costruito dai nabatei più di 2000 anni fa, fu scavato in una roccia dov’erano già state realizzate grotte e tombe che vennero distrutte nel corso dei lavori.
Il punto finale della visita è il Monastero che è poi anche il punto più impegnativo da raggiungere in quanto nascosto in alto sulle colline. Si sale per circa mezz’ora a piedi ma la fatica viene immediatamente ripagata dalla sua bellezza: anch’esso fu costruito dai nabatei come tomba ma venne poi trasformato in chiesa nell’epoca bizantina.
Nessuna descrizione testuale potrà mai rendere giustizia a tanta bellezza, ma spero, in questo poche righe, di essere riuscita ad aumentare la voglia di visitare questo capolavoro così facilmente accessibile per noi italiani.
Il mio viaggio in Giordania non si è concluso qui, anzi, nei giorni successivi ho ancora avuto modo di stupirmi, cosa che vi racconterò nel mio prossimo articolo.
Vivo a Torino, città che amo profondamente, ma nonostante questo mio amore, spesso, sento l’esigenza di scappare lontano da lei per scoprire altri nuovi splendidi luoghi. Credo profondamente che anche viaggiare sia una forma d’arte e che più il viaggiatore sviluppa curiosità, fantasia e originalità, più saprà creare itinerari di viaggio meravigliosi.
O. K sono d’accordo su tutto ? sono stato un mese fa e ancora ne serbo il meraviglioso ricordo… però troppa gente che bazzica in giro per il sito (Petra) troppi mercanti, troppe tende di volgari souvenirs ? questo bisogna dirlo, in modo che le Autorità migliorino…
Sono d’accordo però devi anche considerare che per loro è un grande indotto economico per cui non mi ha meravigliata vedere mercanti o tende di souvenirs. Ho trovato peggiore la situazione di altri siti. 🙂