Nonostante il feroce disboscamento che ha portato l’isola di Sumatra a perdere 12,5 milioni di ettari di foresta tropicale solo tra il 1985 e il 2008, essa rappresenta ancora la sesta foresta più grande del mondo e una delle più ricche in termini di biodiversità. Questo è uno dei motivi per cui un viaggio a Sumatra regala esperienze incredibili, soprattutto se si decide di visitare uno dei parchi naturali che ospita gli orango.
Noi abbiamo scelto Bukit Lawang per fare questo trekking alla ricerca dei “giganti buoni”, mammiferi il cui corredo genetico è al 96% uguale a quello dell’uomo. Questo non stupirà nessuno che abbia avuto la mia stessa fortuna, ovvero quella di poterli ammirare da vicino.
- Trekking per vedere gli orango sull’isola di Sumatra
- Le scimmie di Thomas
- L’incontro con gli orango
- Gli orango di Sumatra, specie in pericolo
- Trekking al vulcano Sibayak, uno dei più attivi dell’isola di Sumatra
- Escursione all’isola di Sibayak, Sumatra
- La popolazione dei Batak
- Relax al mare sull’isola di Cubada
Trekking per vedere gli orango sull’isola di Sumatra
Il trekking parte la mattina molto presto, accompagnati da una guida locale.
E’ necessario essere accompagnati da una guida per diversi motivi. La prima ragione è che sono tutti abitanti del luogo che conosco ogni singolo sentiero della foresta.
La seconda ragione è che la foresta può essere un luogo molto impervio se non la si conosce e il rischio di perdersi o di farsi male può essere molto alto se non si affronta il tragitto con una persona esperta. Infine, essere accompagnati da una guida aumenta le probabilità di poter vedere gli orango visto che ne conoscono molto bene le abitudini e i luoghi che prediligono.
Le scimmie di Thomas
Credo di poter definire il nostro trekking molto fortunato perché, dopo poco più di mezz’ora abbiamo incontrato la prima delle 4 specie di scimmie che popolano questa foresta: le scimmie di Thomas la cui caratteristica principale è la simpatica cresta che le identifica.
I gibboni sono i più difficili da avvistare in quanto vivono e si muovono per lo più sulla parte più alta degli alberi ma, anche in questo caso, siamo stati fortunati perché 2 esemplari si sono avvicinati abbastanza da poterli vedere discretamente bene.
L’incontro con gli orango
Dopo questi due incontri è arrivato anche quello tanto agognato, ovvero quello con gli orango che, poco sopra, ho definito, non a caso, i giganti buoni. Ciò che infatti li caratterizza è un’indole particolarmente mansueta ed è proprio per questo che li si può osservare a distanza tanto ravvicinata. Purtroppo questa loro caratteristica è diventata anche la loro debolezza e una delle cause per cui, ad oggi, si tratta di una delle specie viventi più a rischio di estinzione del nostro pianeta. Già, perché essere buoni non paga, soprattutto se il tuo più grande nemico è il tuo cugino più prossimo, ovvero l’uomo. Gli oranghi si sono infatti dimostrati incapaci di difendersi dai bracconieri e la situazione è ulteriormente peggiorata nel momento in cui anche il loro habitat naturale è stato sconvolto da altre azioni imputabili all’uomo, sopra tutte la massiccia deforestazione di cui parlavo poco sopra.
Gli orango di Sumatra, specie in pericolo
Al fine di preservare questa meravigliosa specie, nel 1999, è nato il Sumatran Orangutan Conservation Programme (SOCP), grazie al quale enti privati e governo promuovono progetti quali la costruzione di centri di riabilitazione degli oranghi sopravvissuti al bracconaggio, l’organizzazione di campagne di sensibilizzazione e la fondazione di parchi nazionali e riserve, insieme a misure per contrastare l’abbattimento illegale degli alberi.
Le sorprese che ci ha riservato la foresta di Bukit Lawang non sono però finite con le scimmie Thomas, i gibboni e gli orango poiché siamo riusciti ad avvistare anche dei magnifici babbuini.
Questo tipo di esperienza è una delle più difficili da descrivere a parole poiché l’emozione di incontrare queste fantastiche creature e di poterle osservare nel loro habitat naturale è un qualcosa di indimenticabile, così come purtroppo anche la rabbia verso quegli uomini che si accaniscono per motivi venali con queste specie indifese.
Trekking al vulcano Sibayak, uno dei più attivi dell’isola di Sumatra
Una volta lasciata Bukit Lawang abbiamo raggiunto Berastagi, nell’entroterra dell’isola di Sumatra. Purtroppo qui non siamo stati accompagnati dalla stessa fortuna avuta nella tappa precedente: il trekking previsto per visitare uno dei vulcani attivi della zona, il Sibayak, è stato annullato causa pioggia per cui ci siamo accontentati di scattare foto sia a questo vulcano che al Sinabung, quest’altro noto per aver eruttato sia nel 2010 che nel 2017.
Escursione all’isola di Sibayak, Sumatra
Il viaggio alla scoperta dell’isola è poi proseguito in uno dei suoi luoghi più caratteristici: Palau Samosir. Si tratta di un’isola ospitata all’interno del lago Danau Toba il quale regala dei panorami mozzafiato dalle sue sponde caratterizzate dai vulcani che si specchiano nelle profonde acque blu.
Il Danau Toba è il lago più esteso del sud est asiatico e copre una superficie di 1707 kmq.
La popolazione dei Batak
Le zone circostanti il lago e la stessa Samosir sono abitate dalla popolazione dei Batak.
A rendere molto noti i Batak ci sono due cose: le caratteristiche abitazioni con i tetti spioventi che si trovano numerose sia nelle zone limitrofe alle sponde del lago sia all’interno dell’isola e il fatto che, fino al 1816, fossero conosciuti come cannibali poiché non si limitavano ad uccidere i loro nemici, ma bensì anche a cibarsene.
Molte testimonianze di questi rituali li si possono trovare nei giri turistici di Samosir che aiutano a ripercorrere le tappe di uno dei popoli più bellicosi di Sumatra che oggi si ritrova invece a vivere in modo molto pacifico questi incantevoli territori.
Oltre a questi tour, a Samosir si possono ammirare le tradizionali tombe Batak ed assistere ad uno spettacolo di danze tradizionali. Non posso certo dirvi che queste danze mi abbiano colpito particolarmente ma è sempre affascinante osservare da vicino le tradizioni di un popolo, sebbene queste vengano ormai utilizzate per lo più a fine turistici.
Samosir si può raggiungere facilmente prendendo uno dei numerosi traghetti che quotidianamente percorrono il tragitto a partire da Parapat.
Relax al mare sull’isola di Cubadak
Potevamo però lasciare Sumatra senza esserci goduti qualche giorno di relax al mare? La risposta è no ed è proprio per questo che abbiamo fatto ritorno a Medan e, da lì, abbiamo preso un aereo in direzione di Padang (un’ora scarsa di volo).
Cubadak Island
Da Padang, in circa 3 ore di auto e 20 minuti di barca veloce abbiamo raggiunto il nostro piccolo paradiso: Cubadak Island, ovvero una piccola isola privata che ospita una struttura gestita da due francesi. Caratterizzata da una decina di bungalow, una struttura centrale che ospita il ristorante, un lungo pontile che porta ad un bar e solarium, Cubadak è stato il posto ideale dove trascorrere gli ultimi giorni di questa avventura asiatica.
Era molto tempo che non mi godevo dei giorni di relax nel corso di un viaggio e devo ammettere che ho pensato che dovrei farlo più spesso! Magari è l’età che avanza a farmi parlare così, ma ciò che è certo è che i colori cristallini dell’acqua, i pesci e i coralli che la popolano e la bellissima natura che ospita questa bellissima isola la rendono un luogo in cui è bello fermarsi un pò.
E se vi spaventa l’inattività, sappiate che è anche possibile fare un trekking di un paio d’ore per raggiungere la cima della montagna che si trova proprio alle spalle del resort per godere di una vista mozzafiato sull’oceano e su tutte le isole circostanti.
Il meteo a Cubadak Island
E’ giusto però che vi dica anche l’aspetto negativo di questo paradiso: vista la sua posizione geografica, come del resto l’intera isola di Sumatra, anche qui non è possibile dare indicazioni riguardanti il meteo e non è certo strano trovare giorni molto piovosi. Dei 4 che noi abbiamo trascorso qui, solo il primo è stato completamente assolato, mentre il secondo giorno ha iniziato a cadere una pioggia così copiosa la sera da allagare tutto il terreno che circondava i bungalow.
Quindi, anche il paradiso ha delle imperfezioni ma, a mio parere, vale la pena rischiare!
Meteo indisciplinato a parte credo, con questo e con il precedente articolo, di avervi dato ottimi motivi per visitare l’isola di Sumatra al fine di scoprirne i suoi tesori naturali e culturali.
Vivo a Torino, città che amo profondamente, ma nonostante questo mio amore, spesso, sento l’esigenza di scappare lontano da lei per scoprire altri nuovi splendidi luoghi. Credo profondamente che anche viaggiare sia una forma d’arte e che più il viaggiatore sviluppa curiosità, fantasia e originalità, più saprà creare itinerari di viaggio meravigliosi.