La mattina presto prendiamo la nostra auto e ci dirigiamo verso la Highway 1, autostrada che corre lungo la costa fino alla città di Los Angeles. Ci fermiamo sulla spiaggia nei pressi del Golden Gate per poterlo vedere senza nebbia almeno una volta, ma non siamo fortunati. A onor del vero, però, la vista del ponte tra raggi di sole e banchi di nebbia è altrettanto affascinante.
La Highway 1 – che procede verso sud con il nome di Cabrillo Highway – è un lungo serpente che si snoda tra insenature profonde, panorami mozzafiato a picco sul mare e passaggi verso l’interno dove la vegetazione lussureggiante del lungomare incontra campi coltivati e fattorie le cui insegne attraggono i passanti con la promessa della frutta più fresca e succosa di tutta la California.
Incuriositi dall’insegna “Strawberries pick’n pay” ci fermiamo in una piccola azienda agricola nei pressi di Santa Cruz dove la frutta, prima di comprarla, la devi raccogliere! All’ingresso del campo di fragole ci viene fornita una cassetta di frutta e ci vengono indicate le piante da “saccheggiare”. Una volta raccolti i gustosi frutti consegniamo la cassetta che viene pesata, paghiamo e facciamo merenda di metà mattina con queste enormi fragole californiane.
Proseguiamo verso sud e il paesaggio è un susseguirsi di spiagge e scogliere semideserte. Il sole si alza sempre di più alla nostra sinistra e il territorio quasi fiabesco della prima mattina si trasforma in un’atmosfera da canzoni dei Beach Boys. Il mare brulica di surfisti in muta intenti a prendere le prime onde del mattino e i leoni marini quasi immobili sugli scogli sporgenti fanno da spettatori alle evoluzioni sportive degli intrusi.
Verso mezzogiorno raggiungiamo la cittadina di Monterey, capitale dell’Alta California sotto la Spagna e il Messico e successivamente passata sotto il dominio statunitense dopo la Guerra Messicano-Americana. Nella cittadina compaiono ancora oggi molti edifici retaggio del suo passato, ci sono molte case in stile Adobe messicano e alcune chiese di classico stampo europeo.
Più di recente Monterey divenne un centro fiorente grazie alla pesca e all’industria di trasformazione dei prodotti ittici. In seguito, causa lo spostamento di queste aziende, divenne il famoso porto turistico che è adesso, con il classico molo pieno di locali, negozi e ristoranti di pesce che, ovviamente, non manchiamo di testare.
Lasciamo Monterey dopo alcune ore e constatiamo come la nostra mentalità sia diversa da quella americana. Uscendo dal parcheggio a pagamento mi appresto a pagarne l’ammontare – 1,50 dollari – con il biglietto da 100 prelevato il giorno prima. L’addetto mi guarda con una faccia sorpresa e mi risponde: “No way!”
Faccio presente di non essere in possesso di monete e l’addetto, ancora più sorpreso, mi chiede la carta di credito. È vero! Chissà perché, nonostante io usi sempre la carta e non abbia quasi mai contanti, non abbia pensato a questo metodo di pagamento. Sicuramente perché in Italia non si può pagare importi così risibili con la carta. O meglio… si potrebbe, ma commissioni, tempi di incasso e burocrazia varia non facilitano la cosa.
Poco più a sud facciamo una sosta a Carmel, cittadina di ville e buen retiro per californiani facoltosi, famosa, oltre che per i lussuosi hotel e la grande spiaggia bianca, anche per essere stata governata, per un periodo, da Clint Eastwood che qui ha fatto il sindaco per alcuni anni.
Proseguiamo lungo il Big Sur attraversando le cittadine di San Simeon e Cambria, ma la stanchezza comincia a farsi sentire. Sono circa le sei di sera e decidiamo di sostare nel primo paese sul nostro tragitto. Ci fermiamo quindi a Morro Bay, cittadina di 10.000 persone a nord della più famosa ed esclusiva Saint Louis Obispo.
La periferia di Morro non è un granché, ma non abbiamo più voglia di continuare e così cerchiamo una sistemazione. Troviamo posto in un motel della famosa catena low cost Motel 6, classico motel da telefilm americano con le camere affacciate su un cortile interno e il parcheggio dell’auto situato proprio sotto la finestra della camera. Niente di particolare, ma tanto dobbiamo solo riposarci.
La scelta risulta essere azzeccata grazie a uno dei più bei tramonti che ricordi di aver visto. La baia di Morro Bay è sovrastata da una grande roccia all’ingresso del porto, detta Morro Rock. La città si chiama così perché il navigatore portoghese che scoprì l’area vide, nella grossa roccia, le fattezze della testa di un “Moro” con indosso il turbante.
Mangiamo pesce fritto in un ristorante sul porto e andiamo a dormire perché ci aspetta, l’indomani, il lungo tragitto di trasferimento verso Las Vegas, circa 700 chilometri sui quali non abbiamo molte aspettative turistiche!
Leggi la puntata precedenta: prima tappa, San Francisco
Alessandro, milanese di nascita ma cittadino del mondo per vocazione, viaggio per passione fin da piccolo. Serena, una famiglia perfetta, un lavoro che mi soddisfa e tante persone che mi vogliono bene. Insieme abbiamo deciso di fare per otto mesi quello che il nostro cuore ci suggeriva di fare. Un giro del mondo. Perché la vita è una sola e va vissuta e non sprecata!