Questa volta non si tratta di un giudizio personale, ma di un vero e proprio riconoscimento ufficiale: Villa Lante a Bagnaia, nel 2011, ha vinto infatti il concorso nazionale “parco più bello d’Italia”! E visitando questa straordinaria villa in provincia di Viterbo si capirà fin da subito il perché.
La storia di Villa Lante
Tutto ebbe inizio nel 1514 quando il cardinale Raffaele Riario – nipote di papa Sisto IV della Rovere – fece recintare con un possente muro di cinta ben 25 ettari di terreno ai piedi dei Monti Cimini, a ridosso del piccolo borgo medievale di Bagnaia, situato a soli 4 Km di distanza da Viterbo. Come mai? Perché decise di realizzare proprio qui un barco per la caccia, che ben presto fu trasformato in elegante residenza estiva per i vescovi di Viterbo.
L’area venne infatti continuamente abbellita grazie ai numerosi interventi voluti dai cardinali che si susseguirono nella proprietà durante il corso degli anni. Ad Ottaviano Riario (nipote del nostro Raffaele) si deve per esempio la costruzione del primo edificio, il Casino della Caccia; mentre Niccolò Ridolfi (nipote di papa Leone X de’ Medici) trasformò la pura riserva di caccia in un parco ricco di fontane, occupandosi anche di far sistemare il borgo con anche il piccolo tridente (in questo modo tutte le strade conducono alla residenza!).
L’intervento però più significativo si deve al cardinale Gianfrancesco Gambara – vescovo di Viterbo – che tra 1511 e 1569, col supporto probabilmente dell’architetto Jacopo Barozzi detto il Vignola, realizzò proprio qui la sua Villa delle Delizie, rievocando con il parco e la tenuta di caccia l’Età dell’Oro. E’ qui che il cardinale si divertì infatti a progettare la propria personale oasi di relax e pace, con affreschi e giardini da sogno!
Le sue fontane
Organizzati su cinque terrazze unite tra loro da scale, rappresentano una delle migliori realizzazioni di giardino formale all’italiana, pieno di straordinarie fontane e curiosi giochi d’acqua. E tra le più celebri, meritano una particolare menzione la Fontana dei Lumini e la Fontana della Catena, in cui una grossa quantità d’acqua defluisce e scende tumultuosa saltellando nell’inviluppo avvolto e concatenato delle chele di un gambero, emblema del Cardinale Gambara. La più estrosa è però forse la Fontana dei Giganti posta proprio davanti alla cosiddetta “mensa del cardinale”, una larga e lunga tavola in peperino usata per fastosi ricevimenti!
E tra queste meraviglie, proprio davanti alla maestosa Fontana dei Mori, che impressiona il visitatore per la sua possente mole, si scorgono due piccoli edifici gemelli costruiti in tempi diversi: le palazzine Gambara e Montalto. La prima, che si deve al nostro cardinale, presenta al suo interno meravigliosi soffitti a cassettoni, stucchi ed affreschi di paesaggio, alcuni raffiguranti le più straordinarie residenze contemporanee come Villa d’Este a Tivoli e Palazzo Farnese a Caprarola.
La Palazzina Montalto, invece, nel nome ricorda il cardinale Alessandro Peretti di Montalto (nipote di papa Sisto V e successore del Gambara come amministratore apostolico di Viterbo all’età di 17 anni) che la fece ultimare nel 1590 con una combinazione di affreschi e intonaco modellato, quasi un trompe-l’œil, oltre ad un importante soffitto a cassettoni decorato.
Le decorazioni interne
Per la decorazione delle palazzine furono incaricati i più importanti artisti dell’epoca: Raffaellino da Reggio e Antonio Tempesta per la Palazzina Gambara; Agostino Tassi, il Cavalier d’Arpino e Orazio Gentileschi per la Palazzina Montalto. Le due costruzioni, simmetriche e a pianta quadrata, sembrano però non voler assolutamente interrompere il flusso d’acqua continuo dei giardini, elemento naturale e vero protagonista della Villa attraversata longitudinalmente da un ruscello che sgorga in alto dalla roccia (dalla cosiddetta Fontana del Diluvio) e segue il pendio del terreno, sfruttando i dislivelli e raccordandosi con terrazze e fontane fino a placarsi nel quadrato della Fontana dei Mori.
Ma come mai è detta Villa Lante? Perché nel 1656 per volere di papa Alessandro VII Chigi passò nelle mani di Ippolito Lante Montefeltro della Rovere, duca di Bomarzo, quando la costruzione aveva ormai 100 anni di vita!
L’Associazione Culturale “L’Asino d’Oro” nasce nel 2013 e organizza visite guidate e passeggiate per adulti e bambini alla scoperta di Roma e del Lazio.