Era un po’ di tempo che non preparavo un’intervista ad una viaggiatrice come Helena che, per seguire i propri sogni, ha lasciato l’Italia per viaggiare per il mondo fino ad arrivare a Los Angeles. Ma andiamo per ordine e iniziamo con le domande..
- Chi sei, da dove vieni in Italia e quando hai deciso di partire per l’America?
- Da quanto tempo vivi a Los Angeles e cos’è che ti piace di più del vivere in California?
- Come ti trovi in America rispetto all’Italia?
- Hai avuto dei problemi nei primi tempi in America?
- Cosa ti manca di più dell’Italia?
- Cosa hai dovuto lasciare alle spalle per inseguire il tuo sogno?
- Come sei arrivata a fare l’attrice a Los Angeles?
- Parlaci dei film realizzati e dei ruoli che hai interpretato.
- Il tuo sogno più grande?
Chi sei, da dove vieni in Italia e quando hai deciso di partire per l’America?
Mi chiamo Helena Geraci, vengo da Catania e ho deciso di partire per l’America nell’estate del 2015, quando, dopo anni vissuti tra Catania, Milano, un’esperienza a Parigi di qualche anno e una breve esperienza a New York non riuscivo più a stare ferma in un posto, sentivo di voler scoprire di più, di volermi mettere in gioco ancora un po’, che c’erano delle altre avventure ad aspettarmi e non volevo perdermele.
Avevo 29 anni e mi sono detta, “Ok, o mi sistemo adesso e mi concentro sul lavoro fisso e la carriera che sto già facendo come marketing manager oppure vado a fare subito una valigia e a scoprire cosa c’è dall’altro lato, così, senza pensarci troppo”. Ho scelto la seconda e non tornerei mai più indietro.
Da quanto tempo vivi a Los Angeles e cos’è che ti piace di più del vivere in California?
Vivo in California da quasi 5 anni. Avevo già vissuto due anni San Diego e mi ero innamorata di quel posto, una piccola isola di paradiso, così ci sono voluta tornare il prima possibile! La seconda volta mi sono trasferita a Los Angeles, nel 2018, per un corso in Project Management a UCLA. Ho imparato molto e mi sono specializzata in questo settore per poi lavorare per un anno per l’Università della California.
Quello che mi piace del vivere qui è il senso di libertà, il poter essere chi si vuole, provare nuove esperienze professionali e carriere, cambiare, fare tante cose allo stesso tempo, è molto liberatorio.
Poi c’è davvero molta innovazione, è un paese molto avanzato e questo aiuta nelle piccole cose di tutti i giorni. Senza contare che la posizione geografica è straordinaria, qui il clima è sempre mite, quasi sempre c’è il sole e piove raramente, penso di non indossare un vero cappotto da anni!
Mi piace molto anche il fatto che si possa raggiungere il mare, il deserto, le foreste e la montagna allo stesso tempo, nel giro di poco.
Come ti trovi in America rispetto all’Italia?
Mi trovo benissimo, soprattutto perché sono in California, uno stato molto aperto, liberale, avanzato, internazionale, pieno di gente che viene da ogni parte del mondo. Ho molti amici stranieri qui ed è bello confrontarsi continuamente con altre culture.
In America sembra tutto funzionare più facilmente, è un sistema basato sulla tecnologia e l’organizzazione e questo si vede nelle piccole cose di tutti i giorni e spesso ti semplifica la vita.
La gente poi è molto cordiale, c’è un senso civico che spesso non ho trovato in altri paesi. Mi sento anche molto sicura, nonostante sia una grande città, certe zone residenziali sono veramente molto tranquille e familiari e posti sicuri in cui vivere, certo ci sono anche molte zone “off limits” ma quando conosci la città sai dove andare, dove vivere e cosa evitare.
Penso che quello che preferisco dello stare a Los Angeles sia proprio questo senso di apertura verso un mondo internazionale che si respira qui, insieme allo sviluppo sia economico che tecnologico e all’innovazione presente in tutti i campi.
Hai avuto dei problemi nei primi tempi in America?
Per fortuna quando mi sono trasferita qui parlavo già bene l’inglese quindi capivo quasi tutto ma mi sono dovuta abituare all’accento, anzi ai tanti accenti americani che si parlano qui, visto che in California si trasferiscono persone che vengono da ogni parte degli Stati Uniti. Inizialmente facevo un po’ fatica ma adesso mi sono abituata.
Lo stesso per quanto riguarda farmi capire con il mio accento, soprattutto in ambito lavorativo, all’inizio mi veniva chiesto spesso di ripetere mentre adesso mi sono resa conto che non mi viene chiesto quasi mai e sono contenta dei progressi fatti con la lingua.
Per quanto riguarda le differenze culturali non ho avuto un grande “shock” perché avevo viaggiato qui prima in vacanza e questo mi ha aiutato molto a farmi un’idea degli usi e abitudini qui ma all’inizio, così come per ogni altro paese, bisogna confrontarsi con una serie di passi obbligati da fare come trovare casa, comprare una macchina (che a mio avviso è fondamentale se vuoi vivere in California), prendere la patente, aprire un contro in banca etc.
La chiave secondo me è abituarsi agli usi del paese, ho visto molte persone venire qui per un periodo e tornarsene in Italia perché non trovavano il cibo italiano o non si inserivano nella cultura del luogo perché magari non prendevano un mezzo di trasporto proprio e allora restavano isolate.
Il mio consiglio è che se ci si vuole trasferire qui occorre mente aperta e grande flessibilità, non si possono trovare le stesse cose che si trovano in Italia, ma se ne trovano tante altre.
Cosa ti manca di più dell’Italia?
Gli affetti personali ovviamente, il senso di comunità che si vive in paese come il nostro, molto centrato sulla famiglia. Qui la società è molto individualista e basata sul denaro, e questo si ripercuote anche nei rapporti con gli altri.
Poi chiaramente il cibo, il poter comprare determinati tipi di prodotti e avere la certezza che siano di ottima qualità.
Cosa hai dovuto lasciare alle spalle per inseguire il tuo sogno?
Molti, moltissimi. Al di là del lasciare casa, famiglia e amici in Sicilia e vivere fuori dalla “comfort zone” è un continuo rimboccarsi le maniche, cadere e rialzarsi. Ad un successo ottenuto spesso ne corrispondono tanti non ottenuti subito dopo, ma in fondo non è così la vita? Ho deciso anni fa che voglio vivere la mia vita senza avere rimpianti, senza dire “potevo fare questo o quello ma al tempo non ho avuto il coraggio o la tenacia”. Ho scelto una strada in salita ma arriverò in cima.
Come sei arrivata a fare l’attrice a Los Angeles?
Facevo già teatro in Italia, quando vivevo lì. Avevo seguito diverse scuole di recitazione in Sicilia e fatto alcuni spettacoli teatrali ma poi il mio rapporto con il teatro si interrompe poiché nel 2007 decido di trasferirmi in Francia, dove inizialmente vado per un’opportunità lavorativa a dove poi decido di tornare per un Master in “Management della Moda” all’ Università Mod’Art International.
Da lì seguono 12 anni di vita in giro per il mondo, vivendo e lavorando nel campo del marketing e della comunicazione tra Parigi, Milano, New York, Barcellona, San Diego e infine Los Angeles.
Il mio rapporto con la recitazione riprende dunque all’inizio del 2020, poco prima della pandemia, momento in cui decido di riprovarci, di darmi un’altra possibilità. Mi sono detta: “Se non ci provo qui a Los Angeles dove altro potrò mai provarci?”. In fondo la recitazione per il cinema, più del teatro, mi aveva da sempre affascinata e mi sentivo nel posto giusto al momento giusto. Da allora sto continuando senza sosta e sono felice di aver ripreso I contatti con il mondo della recitazione dopo tanto tempo.
Ho sicuramento corso un rischio facendo questa scelta, lasciando un lavoro sicuro nel campo del marketing e comunicazione per inseguire un sogno, ma credo che valga sempre la pena rischiare per seguire le proprie passioni.
Parlaci dei film realizzati e dei ruoli che hai interpretato.
Nel 2020 ho avuto l’opportunità di girare tre corti cinematografici.
Il primo è intitolato “Quaranteam” di Bianca Dubeux, Ayu Logan e Ana Silvani, un thriller ambientato durante la pandemia, dove un gruppo di amici si incontra su Zoom per una rimpatriata virtuale e viene disturbato da un ospite indesiderato. L’incontro avrà una svolta tetra che per ora non vi svelo. Il film è stato selezione ufficiale del “Brazilian Film Festival”, del “Safer at Home Festival” entrambi qui a Los Angeles e del “Lifft India Awards 2020”.
Il secondo corto “La Llorona” del regista Josh Quintero mi ha visto protagonista nei panni della famosa “donna piangente” che è diventata una leggenda in Messico. Il regista ha voluto fare una rivisitazione della classica leggenda dove la Llorona è di solito rappresentata come un personaggio malefico, rappresentandola invece in una luce positiva, come una guida a sfondo della storia drammatica di una famiglia che combatte con la malattia terminale della piccola figlia. Il corto ha vinto diversi premi e menzioni tra cui Best Thriller Short al Adbhooture Film Festival, è stato selezionato come “Judge’s Special Mention” all’ “Horror Bowl Movie Awards” ed è stato finalista come “Best Short, Best Male Director and Best Short Horror” al “Cult Movies Festival”.
Infine il terzo cortometraggio dal titolo “Lucky 7” è un thriller basato su un gioco di carte psicotico in cui il giocatore con la carta inferiore perde e dunque… muore. Un corto dal ritmo incalzante e teso che è stato selezione ufficiale del “The Lab Film Festival”.
Ho inoltre partecipato ad altre produzioni locali di film indipendenti in cui ho rappresentato diversi ruoli e che sono ancora in fase di post-produzione. Tra questi ho partecipato ad un contest per giovani attori organizzato dalla produzione “Big Break OC” in cui ogni settimana attori da tutto il mondo si sfidavano su Instagram per contendersi il titolo di migliore attore della settimana. Ho vinto la decima settimana con un monologo che ho presentato e ho avuto così l’opportunità di far parte del cast di “PinUp”, un corto sulla famosa pin-up Betty Page (al momento in post produzione).
Ho inoltre recitato in una Zoom Play dal titolo “A Harmony of Both” in cui ho interpretato una donna frenetica ed esasperata, Emily, che decide di chiamare il customer service del proprio negozio di animali dopo che uno dei giochi che aveva comprato per il suo cane l’aveva quasi fatto soffocare. Tutto il corto si basa su questa telefonata con il centralinista, Stan, telefonata che da isterica diventa pian piano molto intellettuale ed intima, finendo con il parlare di trascendentalismo e natura. Un viaggio tra i rapporti umani, la poesia e la letteratura.
Molti i piani per il futuro tra cui un film d’azione su tema droga e gioco d’azzardo, dal titolo “High Risk”, che verrà girato presto in Florida.
Il tuo sogno più grande?
Stabilirmi definitivamente qui in California e creare una solida carriera di attrice. Mi piacerebbe ad esempio interpretare presto un ruolo da protagonista in un film con una grossa casa di produzione. Mi piacerebbe un ruolo complesso, drammatico, introspettivo, dalle mille sfaccettature. Un ruolo che spinga le mie abilità recitative ad un livello alto e che mi metta alla prova.
Fondatore e autore di NonSoloTuristi.it e ThinkingNomads.com.
110 nazioni visitate in 5 continenti. Negli ultimi 6 anni in viaggio per il mondo con mia moglie Felicity e le nostre due bambine. Instagram @viaggiatori