Australia: street art, bellezze naturali e musei a cielo aperto

Papà nel prossimo viaggio niente musei. Questa è stata la promessa che mi hanno estorto le mie due figlie prima di partire per l’ Australia. Certo risposi, solo posti all’aperto, canguri, koala e coccodrilli e già mi scendeva una lacrimuccia pensando al museo NSW di Sydney e allo Ian Potter Museum of Art di Melbourne che evaporavano davanti ai miei occhi.

Ma non mi sono certo perso d’animo, ecco come è andata a finire.

Melbourne

Una delle attrattive di Melbourne è la Street Art! Bene, via allora verso Hosier Lane per ammirare i piccoli vicoli ricoperti da centinaia di graffiti, mescolandosi tra artisti muniti di pennelli e bombolette spray. Cosa dire poi  davanti a un paio di scarponi appesi a dei nastri segnaletici per cantieri? Neanche Claes Oldenburg avrebbe potuto fare meglio.

Kangaroo Island

Cosa si può vedere di artistico in una delle più selvagge isole australiane? Facile, basta spingersi verso il Flinders Chase Park dove all’improvviso su una scogliera ecco comparire le Remarkable Rocks. Come non riconoscere le opere di Henry Moore o Hans Arp e il famoso Cloud Gate o più semplicemente “fagiolo” di Anish Kapoor?

Gran finale con un rosso Rothko di abbagliante bellezza e un Hokusai con i suoi paesaggi quasi naif.

Sydney

Ci trasferiamo a Sydney ed ecco che camminando per The Rocks ci imbattiamo negli ex magazzini Campbell e già il nome ci rievoca Andy Warhol. La serie di edifici tutti uguali non fa altro che riprodurre con differente soggetto la celebre opera delle scatolette di zuppa. Pura pop art. Ma le sorprese non sono finite, continuando la passeggiata nel quartiere ci troviamo di fronte ad una macchina schiacciata tipo “compressioni” di Cesar lasciata lì in mezzo alla strada. Che spettacolo!

Infine passando sotto l’Harbour Bridge ecco comparire una rivisitazione australianizzata del famoso poster Lunch atop the skyscraper.

Uluru

Sulla spiritualità del luogo, sulla magia del deserto, sulla bellezza del monolite si è già detto di tutto. La cosa più stupefacente di questo posto è il fatto di essere un museo a cielo aperto. L’artista è la natura. Girando attorno ad Uluru si possono ammirare i tagli di Fontana, le linee e i punti di Mirò, le figure surrealiste di Dali, tutta l’arte povera. La natura con il suo mistero, i suoi simboli, la sua diversità diventa fonte di ispirazione artistica basta saperla osservare attentamente.

Light of field

In pieno deserto accanto, ad Ayes Rock, Bruce Munro ha concepito e realizzato un campo di 50mila steli illuminati di vari colori grazie a sfere radianti di vetro smerigliato, collegate l’una all’altra attraverso una rete di fibra ottica illuminata. Quando si arriva dal buio della sera in questo magico posto si è accolti da una distesa di lumini variopinti. Ci si incammina lungo i sentieri venendo avvolti man mano da sempre più bagliori uniti dai fili che assomigliano alle radici luminescenti di Avatar. La sensazione è di entrare in contatto con l’essenza più remota e profonda della vita stessa. Unico da non perdere (finisce nel dicembre 2020).

Ubirr

Non avevo grosse aspettative da questo giro circolare di circa un’ora e invece si è rivelato molto interessante. Non conoscevo la cultura aborigena e men che meno la loro produzione artistica. In questa Valcamonica Australiana si possono ammirare invece notevoli opere come il pesce, il cacciatore etc di una raffinatezza notevole unita a ricchezze di dettagli. Come fare a non vederci la mano di Paul Klee?

  

In conclusione: promessa mantenuta, nessun museo visitato!!!

Figlie contente, papà pure.

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