Il Borgo di Votigno di Canossa – Il Tibet in Emilia-Romagna

Conoscete l’antico borgo di Votigno di Canossa? Vi è capitato mai di vedere su Instagram o su altre piattaforme questo autentico gioiello? Sostanzialmente, si tratta di un borgo restaurato che ospita all’interno anche un museo sulla storia del Tibet ma in realtà, contiene anche tanto altro materiale proveniente letteralmente da ogni parte del globo. Arrivando nella zona del parcheggio, a pochi passi dall’ingresso, si erge una stupa (monumento buddhista del subcontinente indiano, la cui funzione è la custodia di reliquie). Un monumento dell’alto valore spirituale che vi introduce nella “Casa del Tibet”.

Votigno di Canossa
La prima stupa situata in prossimità dell’ingresso

La storia di Votigno

Tra le morbide colline reggiane, proprio a pochi passi da Canossa si erge questo antico borgo che ospitava i soldati matildici che difendevano dall’alto questo territorio. Il suo restauro avvenne negli anni sessanta assumendo l’aspetto che potete ammirare oggi. Va detto che qui, il fascino medioevale si fonde con quello della cultura tibetana. Sì perché, il proprietario, il Dott. Stefano Dallari (che vanta una storia personale meritevole di interesse), ha voluto fondere il borgo con le iconografie e non solo, della cultura tibetana della quale è rimasto evidentemente affascinato. Si respira un’aria spirituale e culturale importante. A questo proposito, infatti, l’impatto nell’arrivo del luogo è davvero singolare. Non ci aspetta arrivando qui, in questa zona dell’Italia, di trovarsi davanti un simile contesto assolutamente unico nel suo genere.

La piazza con la scacchiera dell'antico borgo a Votigno di Canossa
La piazza con la scacchiera dell’antico borgo

La visita del Dalai Lama

Il posto fu visitato dal Dalai Lama in persona nel 1990. Un evento del genere, inevitabilmente ha conferito al luogo un’importanza non indifferente, soprattutto per i suoi seguaci. Il borgo non è certo di grande dimensioni: una via e una piccola piazza del tutto originale, costituiscono il posto nel suo insieme. Nel centro della piazza è stata realizzata una scacchiera di fronte alla quale trovate statue che richiamano divinità tibetane.

Il museo

Infine, all’interno come detto, trovate il museo visitabile con un contributo simbolico di tre euro. Ad impreziosire la visita, la presenza di Nawang, un rifugiato tibetano. Quest’uomo infatti fuggì dalla propria abitazione giovanissimo, a causa dell’avanzata dei cinesi sul territorio tibetano durante la rivolta 1959. Il territorio fu infatti sotto l’influenza della Repubblica popolare cinese. Grazie al contributo del dott. Stefano Dallari, ha potuto proseguire qui la sua vita. Durante la visita, sarà sua cura illustrarvi le bellezze della sua cultura, l’orgoglio e l’audace resistenza del suo popolo , ma anche le straordinarie bellezze della sua terra. Il tutto con grande passione ed evidente nostalgia per la sua casa anche dopo tanti anni. Oltre ad intrattenere i visitatori, Nawang suona anche il flauto e da musicista, gli piace naturalmente condividere la sua passione. Con un inchino e la luce negli occhi ci salutiamo entrambi soddisfatti.

La meticolosa ricostruzione di un tempio tibetano a Votigno di Canossa
Una delle sale del pittoresco museo che rappresenta un insieme di simboli e iconografie di varie culture in realtà

In conclusione

Votigno è un luogo di certo particolare che può coinvolgere per gli amanti del genere o generare una strana reazione non necessariamente positiva. Di certo incuriosisce molto ed è una vera e propria oasi di pace.

Votigno di Canossa
Un Mandala tibetano creato con la sabbia colorata. I monaci lo realizzano seguendo una pratica speciale chiamata dul-tson-kyil-khor,

Per me vale la pena visitarlo se siete in zona (il territorio locale ha molto da offrire peraltro). A tratti, questo borgo curato in maniera maniacale, stupisce davvero ma per altri versi può apparire un po’ troppo costruito e poco naturale. Peraltro, lo strano contrasto che si genera tra il contesto medievale e tibetano può creare un certo senso di disorientamento. Quello che posso confermare è che di sicuro, si ha la netta sensazione impattante di trovarsi in un posto fuori dal tempo immerso nel silenzio dell’uomo e nei rumori della natura. Qui troverete davvero un po’ di Tibet.

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