Ci sono momenti nella vita, in cui sentiamo nel profondo la necessità di un cambio, o di una maggior connessione con noi stessi. Cerchiamo risposte che già si celano dentro di noi. Ma spesso non riusciamo a udirle perché la mente con i suoi tanti pensieri crea troppo rumore, rendendo difficile ascoltarci nel profondo. In momenti come questi, non necessitiamo di avventura o di emozioni cariche di adrenalina. Ma di viaggi lenti ed esperienze, che agevolino l’ascolto verso la nostra anima.
La vita offre tanti modi diversi per poter apprendere ad ascoltarci nel profondo. E una di queste è considerata una delle migliori terapie del mondo, ovvero il cammino. Ci sono cammini in ogni parte del mondo. E alcuni di essi come ad esempio Il Cammino di Santiago, sono così conosciuti che ogni anno attirano un’immensa quantità di persone. E nel mentre, esistono anche percorsi altrettanto spirituali ma meno conosciuti, come ad esempio il cammino degli 88 templi, situato sull’isola di Shikoku in Giappone.

La storia del cammino degli 88 templi ha origini molto antiche che risalgono all’anno 800, ovvero quando il monaco asceta Kobo Daishi venne attratto dall’idea di creare un cammino sacro, che potesse connettere tutti i templi buddhisti dell’isola di Shikoku.
Il cammino è da sempre un percorso molto conosciuto in Giappone, tanto che nel periodo Edo (1603-1868), fu intrapreso da molti samurai spinti dalla ricerca della saggezza e dell’ispirazione.
Kobo Daishi, è tutt’ora considerato una delle figure più importanti nella storia giapponese, dato che decise di fondare un nuovo ramo del buddhismo Shingon, insegnando cosi la pratica religiosa e la connessione con la natura.
I segnali da seguire sul cammino
Il cammino si estende per 1200 chilometri, percorrendo per lo più il perimetro dell’isola di Shikoku.
Il percorso attraversa città e paesi, consentendo anche di entrare in contatto con la natura grazie alla possibilità di camminare tra foreste e i sentieri di montagna.
Il segnale principale da seguire, raffigura un pellegrino tinto di rosso con indosso un sugegasa (cappello di paglia). Inoltre lungo il cammino si possono anche incontrare antichi pilastri di roccia, con delle mani che indicano la strada.
A differenza di altri cammini, non c’è una direzione giusta da seguire, lo si può intraprendere dal punto che più si preferisce avendo solo cura di visitare tutti e 88 i templi sparsi sull’isola. Tuttavia, se si vuole seguire le orme del maestro Kobo Daishi, allora si dovrà iniziare dal primo tempio situato nella regione di Naruto.
La storia narra che il monaco asceta, abbia percorso la strada dei primi 23 templi come un risveglio spirituale. Dal tempio 24 fino al 39 si dice che abbia perfezionato la sua pratica ascetica e meditativa. Dal 40esimo fino al 65esimo apprese il “non ulteriore apprendimento” e a “lasciar andare”,raggiungendo così l’illuminazione nel percorso verso l’ultimo tempio.
Il rituale di accesso per ogni tempio
Il cammino degli 88 templi segue le antiche tradizioni Giapponesi. E di conseguenza vi è tutt’ora un importante rito da svolgere che va eseguito ogni volta che si raggiunge un nuovo tempio.
Questo rituale rappresenta la purificazione del corpo, dell’anima e il rispetto verso la cultura Giapponese.
Giunti al tempio, si accede attraverso la porta principale eseguendo un inchino, per poi avviarsi verso la fontana.
Da questa, si prende il mestolo con la mano destra e si versa un po’ d’acqua sulla mano sinistra, facendo poi attenzione a svolgere lo stesso passaggio anche per la mano destra.
Successivamente si versa un po’ d’acqua nella mano sinistra, avvicinandola poi alla bocca per farne un piccolo risciacquo.
Dopo questa prima parte del rito, si può suonare la grande campana per tre volte, accedendo in seguito al tempio dove sarà concesso accendere tre incensi e la candela.
Infine, prima di lasciare il luogo sacro si dona una piccola moneta suonando la campanella per due volte, affinché la divinità dormiente del tempio si possa risvegliare.
La divinità verrà accolta con una preghiera e un profondo inchino, uscendo poi dalla porta principale, seguito infine da un ultimo inchino.
Svolgere questo antico rituale, è anche un’opportunità per apprendere maggiormente la cultura giapponese nella sua religione e nelle tradizioni secolari.
Gli abiti tradizionali sul cammino degli 88 templi
Per svolgere il cammino non è obbligatori indossare un vestiario particolare. Tuttavia diversi pellegrini indossano abiti tradizionali che sono acquistabili a Bando, la cittadina dove si trova il primo tempio.
Negli abiti tradizionali del percorso è solito indossare un cappello di paglia chiamato Sugegasa, una veste bianca che simboleggia la purezza, un mala (il rosario buddhista), un bastone dove si crede che risieda lo spirito di Komo Daishi e infine il nokyocho, ovvero il libro dove vengono appuntati gli appositi timbri (molto simile alla compostela del Cammino di Santiago).

Il viaggio dentro noi stessi
A volte, siamo spinti da qualcosa di più grande nell’intraprendere certi tipi di pellegrinaggi.
Ogni tipo di esperienza come questa, ha la capacità di smuovere molto dentro di noi, permettendoci di avere un contatto profondo con i nostri pensieri, la natura e le sensazioni che ci avvolgono. E agevolando di molto la crescita della nostra persona.
Le paure spesso possono bloccare questo affascinante processo di crescita e di ricerca interiore. Ma è solo attraverso il coraggio e dei piccoli passi che tutto può davvero avere inizio.
Camminare lo si può fare in ogni parte del mondo, la sola differenza, sta nell’ascoltare quella voce interiore che sempre ci indica la giusta direzione da seguire.
Dove si trova l’isola di Shikoku

Ho lasciato ogni certezza, per cercare la pace nel cuore.
Oggi le mie ali, sono aperte al vento, alla ricerca di un’essenza nascosta che il solo cammino può svelare