Viaggiare lentamente significa concedersi il lusso di andare oltre. Quando le lancette del tempo giocano a tuo favore, diventa naturale superare i classici itinerari e dedicare attenzione a quei luoghi che spesso vengono considerati marginali e finiscono nel dimenticatoio, quasi come se non fossero degni di essere visitati.
Eppure — ed è una mia personalissima convinzione — sono proprio questi luoghi “minori” a regalare le esperienze di viaggio più autentiche e indimenticabili. Chiang Rai, nel profondo nord della Thailandia, incarna perfettamente questa idea: lontana dal turismo di massa che affolla Bangkok o Chiang Mai, qui la vita scorre tranquilla e i ritmi sono ancora a misura d’uomo.
Durante la mia ultima settimana trascorsa in questa piccola cittadina ho avuto l’occasione di spingermi oltre le attrazioni più famose, come il Tempio Bianco o il Tempio Blu, e di scoprire itinerari alternativi che custodiscono la vera essenza del territorio.
Museo dell’oppio e il triangolo d’oro
Raggiungere il Triangolo d’Oro non è una passeggiata breve: dal centro di Chiang Rai la distanza è impegnativa e, se come me scegli di avventurarti in motorino, la situazione peggiora e ti servirà una buona dose di pazienza. La strada scorre lungo una statale monotona, una lunga lingua di cemento che ti accompagnerà per oltre un’ora di viaggio.
La fatica, però, viene ripagata dal fascino storico del luogo. Per decenni il Triangolo d’Oro è stato il cuore dell’industria dell’oppio nel Sud-Est asiatico, un crocevia di traffici e leggende che ha segnato profondamente la vita delle comunità locali. Qui, separati dal corso del Mekong, si incontrano i confini di Laos, Myanmar e Thailandia: uno scenario unico che ti permetterà di osservare tre nazioni in un solo colpo d’occhio.



Oggi l’atmosfera è molto più distesa: i turisti possono persino attraversare il fiume con piccoli tour in barca per vivere da vicino questo incrocio di culture. La piazza principale non è forse tra le più belle che abbia visto in Thailandia, ma la storia che porta con sé ne accresce enormemente il fascino.
Visitare l’Hall of Opium Museum, infine, significa immergersi in una delle pagine più complesse della storia thailandese. Il percorso museale, moderno e coinvolgente, alterna installazioni interattive, testimonianze e riflessioni sul passato e sul presente, trasformando la visita in un momento di conoscenza e consapevolezza.
Nang Lae Nai rice terrace
A pochi chilometri dal centro città si trovano le Nang Lae Nai Rice Terrace, un luogo sorprendente che dà quasi la sensazione di non essere più in Thailandia. Le terrazze ricordano quelle balinesi, verdi e ordinate, e rappresentano il posto ideale per chi vuole ritagliarsi qualche ora di assoluto relax.



Camminare lungo i sentieri che attraversano i campi è un’esperienza a dir poco rigenerante: in estate le risaie sono color verde intenso, mentre tra settembre e novembre si tingono di giallo, poco prima del raccolto. È un paesaggio che non ci si aspetta a Chiang Rai, anche per questo merita una visita. Non serve fare nulla di speciale: basta fermarsi, respirare e lasciarsi avvolgere dalla pace che solo le risaie sanno trasmettere.
Morning market Chiang Rai – l’anima della città all’alba
Se vuoi scoprire la vera anima di Chiang Rai, ti consiglio di mettere la sveglia presto e andare al Morning Market (Talat Sob Surang), il mercato mattutino che si tiene a pochi passi dalla torre dell’orologio. Non è il famoso Night Bazaar, ma un luogo frequentato soprattutto dalla gente del posto, dove il turismo internazionale quasi scompare e rimane soltanto la quotidianità.
Sono un grande fan dei mercati e del cibo thailandese in generale: se ti va di approfondire questo, ti consiglio di dare un’occhiata alla guida completa Cibo thailandese: guida ai piatti tipici e street food da provare.
Al Morning Market, già dalle cinque del mattino le bancarelle sono a pieno regime: verdure appena raccolte, erbe aromatiche, carne e pesce, ma anche montagne di peperoncini rossi e frutti tropicali coloratissimi. L’aria è intrisa di profumi: spezie, cibi fritti e zuppe bollenti che vengono servite come colazione.
Passeggiare tra i banchi significa osservare da vicino la routine dei thailandesi: signore con i cestini di vimini che contrattano i prezzi, monaci che ricevono le offerte mattutine e studenti che comprano uno spuntino prima di andare a scuola. Personalmente credo che la cosa più bella sia l’energia del posto: nessuna messa in scena, solo la vita thailandese che scorre lenta.
Il mercato chiude verso le dieci del mattino, quindi conviene andarci presto per coglierne appieno l’atmosfera. È una tappa semplice ma preziosa, che permette di entrare davvero in contatto con la cultura locale e di cominciare la giornata con un’esperienza da vero local.
Baan Dam – La casa nera
Adesso la situazione si fa interessante e forse anche un po’ strana: non ricordo esattamente come ho scoperto l’esistenza della Casa Nera di Chiang Rai. Forse durante una chiacchierata in ostello, o magari in una delle solite spulciate allo smartphone in una sera di noia. Quello che so con certezza è che la visita si è rivelata bizzarra e surreale, diversa da qualunque altra esperienza fatta in città.



La Baan Dam è l’opera più iconica dell’artista thailandese Thawan Duchanee, che attraverso architetture completamente nere e dettagli volutamente provocatori ha voluto trasmettere un’estetica opposta a quella del celebre Tempio Bianco. Qui, invece della luce, domina l’ombra: sculture animalesche, ossa, corna e arredi cupi che stimolano l’immaginazione e accendono sensazioni contrastanti, tra curiosità e inquietudine.
Quello che mi ha colpito particolarmente, oltre agli interni carichi di simbolismi, sono stati i giardini esterni. Ampi, ben curati e immersi nel verde, offrono un sorprendente senso di pace che bilancia l’atmosfera “dark” degli edifici. Passeggiare tra le strutture nere con il prato ordinato e le piante curate attorno è un contrasto che amplifica ancora di più l’esperienza: quasi un invito a riflettere sul rapporto tra vita, morte e natura.
Phu Chi Fa – Il balcone sospeso tra le nuvole
Il nome Phu Chi Fa evoca già qualcosa di magico, e in effetti l’esperienza è una delle più suggestive che si possano vivere nel nord della Thailandia. All’alba, le colline vengono avvolte da una fitta coltre di nebbia che crea la celebre “sea of mist”, un mare di nuvole che sembra muoversi sotto i tuoi piedi mentre il sole si alza tingendo il cielo di rosa e arancio.
Va detto che Phu Chi Fa non si trova proprio a Chiang Rai città, ma a circa due ore di strada verso est, al confine con il Laos. Questo significa organizzarsi con un po’ di anticipo — con un’auto a noleggio, un motorino per i più avventurosi o affidandosi a un tour locale — ma la fatica del viaggio viene ripagata dallo spettacolo unico che ti aspetta in cima.
Il paesaggio qui è incontaminato: colline verdi, foreste fitte e panorami che si aprono a perdita d’occhio. Nei mesi più freschi, da novembre a febbraio, le possibilità di ammirare la “sea of mist” sono maggiori e l’esperienza diventa ancora più intensa.
Arrivare a Phu Chi Fa significa concedersi un momento sospeso, lontano dalla frenesia dei centri urbani: un luogo che resta nel cuore di chiunque abbia avuto la fortuna di svegliarsi all’alba e trovarsi davanti a quel balcone naturale sospeso tra le nuvole.

Oltre il bianco e il blu
Chiang Rai non è solo il Tempio Bianco o il Tempio Blu: dietro le attrazioni più note si nascondono storie, paesaggi e incontri che vale davvero la pena vivere. In questo periodo trascorso nel nord della Thailandia ho capito che i luoghi autentici si trovano sempre più spesso fuori rotta.
Attenzione: nulla da togliere ai luoghi iconici — è anche grazie a loro se le città diventano famose — ma è importante ricordare che non esistono solo quelli. Spesso la vita reale scorre a pochi chilometri di distanza: basta seguire la bussola verso strade senza code né attese. E magari fermarsi in quei mercati che forse non saranno i più “instagrammabili”, ma che sanno insegnarci molto più di una foto patinata e ci ricordano un modo diverso, più autentico, di viaggiare.

Siciliano, nato nello stretto, ho scelto di abbandonare un posto sicuro per diventare un nomade digitale. Oggi, lavoro come SEO, esploro il mondo e vivo senza radici, cercando nuove esperienze e condividendo le storie che ogni angolo del pianeta mi regala.
