Avevo già visitato qualche anno prima il Deserto di Atacama, in modo tradizionale, arrivando a Calama da Santiago in aereo, prendendo un transfer per San Pedro e visitando i dintorni in bicicletta. Questa volta però il viaggio verso Atacama ha un sapore completamente diverso.
Partiamo da Valparaíso in macchina il 1° gennaio , dopo una notte di festa e colori, per la fine dell’anno. Siamo euforici: per noi non è solo il primo giorno dell’anno ma è l’inizio della nostra vita insieme e l’anello alla mia mano ne è il simbolo!!
Tappa “quasi” intermedia, dopo 668 km, a Punta de Choros, ci andiamo per vedere i pinguini di Humboldt ma arriviamo troppo tardi perché dopo chilometri di autostrada, deserto, cactus e ancora cactus, lasciamo la via principale in direzione di questo luogo sperduto e rimaniamo senza benzina. Aspettiamo Raul, apparso dal nulla, che a casa sua ha taniche di qualsiasi tipo di carburante e con $ 13.200 prendiamo 10 litri di 95 e 5 lt di 93.
Lezione numero 1: fare sempre benzina, ma proprio sempre, anche se l’hai appena fatta! E per fortuna che ce l’avevano detto!!
Il giorno dopo, appena tornati sulla strada principale, il distributore è ancora lontano e abbiamo bisogno di rifornire ancora un po’ il serbatoio. Una signora di un’età indefinita tra i 70 e i 120 anni ci vende 10 litri a $ 10.000, non senza guardarci con sguardo estremamente dubbioso. Finalmente dopo quasi 1.200 km arriviamo a San Pedro de Atacama alle 19 del 2 gennaio.
Abbiamo prenotato in una delle tante guesthouse che ci sono in questo piccolo paesino caratteristico, dove le strade sono sterrate e il turismo è l’attività principale: locali, negozi di artigianato (el Pueblo de Artesanos in particolare), agenzie turistiche, una piccola chiesa bianca e una bella piazza antica dove sedersi e godersi il trascorrere del tempo e l’aria del deserto. Il giorno dopo dobbiamo svegliarci presto, ci aspettano due giorni a cavallo attraverso il deserto più arido del mondo.
Appuntamento al Rancho Cactus con Valèrie che ci presenta la nostra guida Fito, e i nostri compagni di viaggio Desi, Trago Largo e Macondo. Ci dirigiamo presto verso nord, passando per l’oasi di San Pedro e la Valle di Quitor. Qui passiamo ai piedi della fortezza preincaica Pukarà de Quitor ed entriamo nella Valle del fiume San Pedro. Incontriamo un’altra coppia tedesca e la loro guida con i quali condivideremo il resto dell’escursione.
A pranzo ci fermiamo nell’oasi di Coyo dove ci preparano un bel pic nic e dove approfittiamo per riposare sotto un albero e così fanno anche i nostri compagni cavalli. C’è molto caldo ma è secco e qui si sente addirittura una leggera brezza. Dopo pranzo attraversiamo una distesa desertica e andiamo a visitare le rovine del villaggio di Tulor, passiamo il deserto ondulato e prima del tramonto arriviamo al luogo dove accamperemo questa notte, vicino al villaggio di Béter, rovine coloniali coperte dalla sabbia.
Montiamo la nostra tenda, Desi e Trago Largo stanno riposando, davanti a noi la Cordigliera delle Ande al tramonto, con colori che ricordano Marte, il vulcano Licancabur in fondo che domina la valle.
Comincia a fare buio, ci avviciniamo al fuoco, Fito e l’altra guida hanno preparato un’ottima cena. Parliamo di come sia vivere qui e ascoltiamo lo scoppiettio del fuoco. Di notte mi sveglio, apro la tenda: siamo in mezzo al nulla e la luna piena sopra al vulcano illumina la notte, è uno spettacolo mozzafiato. Torniamo a dormire estasiati.
Il giorno dopo ci svegliamo presto e ci dirigiamo verso la Cordigliera del Sale e alla sua parte più conosciuta: la Valle della Luna. Prima di tornare a San Pedro, passiamo per la Quebrada di Kari. Salutiamo i nostri amici, un bacio ai nostri compagni a quattro zampe che ci hanno accompagnati in questa meravigliosa avventura e andiamo a goderci un buon boccale di birra ghiacciata! Domani dobbiamo partire prestissimo, entro sera dobbiamo arrivare a Santiago e ci aspettano 1.680 kilometri!
Mi definisco un Oste Nomade, perché, oltre a mio marito, amo il cibo e amo viaggiare e ho fatto di queste mie passioni una professione. Ho fatto molti traslochi e non ho ancora finito, perché casa per me, diventa ogni luogo dove mi sento libera e piena di gioia di vivere, ovunque essa sia!