L’affascinante cerimonia del Ganga Aarti, nella città di Varanasi, India

L’india è un luogo di inestimabile bellezza, arricchito soprattutto dalla profonda spiritualità che dimora su questa affascinante terra. Nel corso di diverse migliaia di anni, è stata infatti plasmata da numerosi imperi e dinastie, dando così origine a numerose religioni, tra cui l’Induismo e il Buddismo.

Ancora oggi infatti, è possibile assistere a diverse tradizioni e rituali millenari che sono stati tramandati fino ai giorni nostri. E ciascuno di questi riti, è profondamente legato alla bellezza e alla spiritualità che ancora oggi vivono su questa vasta nazione asiatica.

Uno straordinario esempio della profonda fede che vive in India, si manifesta durante la celebrazione del Ganga Aarti. Questa cerimonia Induista, che significa “Prima Notte“, è celebrata quotidianamente verso il tramonto lungo le rive del sacro fiume Gange, conosciuto anche come “Madre Ganga”. Questo speciale rito avviene solo in tre delle sette città sacre: Haridwar, Rishikesh e Varanasi.

La cerimonia è un modo per i fedeli di onorare il fiume Gange come una divinità, chiedendo al contempo la sua benedizione per la purificazione dai peccati.

L’origine del fiume Sacro Gange

Il sacro fiume Gange ha origine nell’Himalaya, una delle catene montuose più altre al mondo. Il Gange inizia il suo percorso nella regione settentrionale dell’Uttarakhand, in India. La sua sorgente, nota come Gaumukn, che significa “bocca di mucca” in hindi, si trova vicino al ghiacciaio Gangotri, ad un’altitudine di 4100 metri dal livello del mare.

Da questa sorgente, il Gange scorre attraverso città e luoghi sacri, tra cui: Rishikesh, Haridwar, Allahabad (Prayagraj), Varanasi e molte altre.

Il fiume rappresenta un luogo sacro, dove gli Induisti immergendosi nelle sue acque, confidano di potersi liberare da tutti i loro peccati. Questo processo secondo la loro credenza, facilità l’illuminazione e la liberazione dal ciclo di morte e rinascita, chiamato “moksha”.

La tradizione di venerare il fiume offrendo le proprie preghiere, risale a molti secoli fa, in quanto il Gange è da sempre considerato uno dei luoghi più sacri nell’Induismo. Ed è associato a numerose leggende e tradizioni religiose.

Una di queste leggende, narra che il re Bhagiratha, desiderava portare le acque della Dea Ganga sulla Terra per purificare le anime dei suoi antenati. Dopo molte preghiere e penitenze, Lord Shiva acconsentì alla sua richiesta e, trattenendo la divinità per i suoi capelli, liberò molto lentamente le sue acque, per evitare che il potente flusso distruggesse la terra.

Da questo evento, nacque la celebrazione del Ganga Aarti, onorando il Gange come un dono divino. E al contempo, facendo richiesta alla stessa dea del fiume per la liberazione dai propri peccati.

Varanasi
Varanasi dal fiume Gange

La rappresentazione della Madre Ganga

La Dea Ganga, è raffigurata come una donna con quattro braccia, con carnagione chiara e seduta su un trono circondata da coccodrilli.

Il coccodrillo in questo caso, simboleggia l’intelletto e la capacità di superare i diversi ostacoli nella vita. Nella ricerca dell’illuminazione, è necessario infatti affrontare tali ostacoli, per potersi liberarsi dai propri limiti avvicinandosi sempre di più alla verità.

La dea Ganga è considerata come una madre che accoglie e perdona tutti i peccati, e a differenza di altre divinità, non è distruttiva. Il fiume è quindi il cuore della tradizione induista e come tale, deve essere quotidianamente protetto e amato attraverso il noto rituale sacro del Ganga Aarti.

Il Ganga Aarti nel “Dasaswamedh Ghat” in Varanasi

La cerimonia più scenografica, si svolge nella città sacra di Varanasi, considerata una delle città più antiche al mondo e di massima importanza per tutto il mondo induista.

Il Ganga Aarti si tiene presso il “Dasaswamedh Ghat“, ovvero le scalinate che conducono alle rive del fiume Gange e che servono per il rituale bagno ed altre attività sacre. Il termine “Dasaswamedh” si traduce in “dove dieci cavalli furono sacrificati” e si riferisce a un antico mito induista in cui Brahma, il creatore dell’universo, creò appositamente questo luogo per celebrare un particolare sacrificio (Yajna) con dieci cavalli.

Questo atto, fu così significativo e potente che l’area prese il nome di Dasaswamedh in onore del rituale. E il luogo, è considerato oggi come una dimensione sacra in cui la terra, il cielo e l’acqua si fondono in un’unica armonia.

Dasaswamedh Ghat Varanasi

Il significato della “Diya”

La celebrazione del Ganga Aarti inizia con il suono di una conchiglia sacra, che nella mitologia induista è una delle quattro armi di Vishnu. Questa conchiglia sacra, custodisce il suono mistico del “Om” che rappresenta il suono primordiale della creazione. E ha il potere di disperdere le energie negative e allontanare le forze del male.

Successivamente, vengono sventolati diversi bastoncini di incenso, e su un vassoio di metallo, decorato con fiori, viene posta una lampada chiamata “diya” contenente burro chiarificato, noto come “ghee”, oppure olio di cocco o canfora, usati principalmente per alimentare la fiamma al suo interno.

Questa, è la rappresentazione dell’ego e il suo ardere simboleggia la sua dissoluzione, portando così verso il raggiungimento dell’illuminazione.

La celebrazione del Ganga Aarti India

La cerimonia del Ganga Aarti

Il Ganga Aarti è un rituale eseguito da giovani Pandit, ovvero sacerdoti induisti, vestiti con abiti color zafferano e rosso mattone, che simboleggiano l’energia vitale e la spiritualità. Durante la cerimonia, essi invocano la rappresentazione di quattro elementi che caratterizzano l’universo.

I fiori ad esempio rappresentano la terra, l’acqua dal fiume Gange stesso, le lampade ad olio rappresentano il fuoco, il ventaglio con le piume di pavone simboleggia l’aria e il suono della conchiglia rappresenta l’etere.

Durante il rituale, i Pandit si muovono con precisione, compiendo movimenti circolari mentre porgono la lampada verso il fiume per sette volte, per poi rivolgersi ai fedeli con lo stesso movimento, ritornando infine ancora di fronte al Gange. 

Se la divinità è rappresentata da una statua, i sacerdoti porgono la lampada verso di essa per sette volte, due volte all’ombelico e tre al viso, e nuovamente altre sette volte all’intera figura.

La cerimonia Aarti è accompagnata da canti religiosi Bhajan, preghiere e dal suono costante di campane cerimoniali, gong e tamburi. A questi suoni si aggiunge ancora il suono delle conchiglie.

Verso la fine del rituale, i devoti schiacciano le mani sulla fiamma e portano i palmi alla fronte, per ricevere la purificazione e la benedizione della dea. Successivamente, tutti gli elementi offerti durante il rituale vengono depositati nel fiume, tra cui candele, fiori, reliquie e lanterne, che galleggiano nel letto del fiume fino all’alba.

La cerimonia dura circa mezz’ora, ma è consigliabile arrivare in anticipo per poter partecipare. In alternativa, è anche possibile osservare l’intero rituale da una piccola barca sul fiume, oppure da uno dei terrazzi dei diversi locali commerciali posti nelle vicinanze.

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