7 giorni in Tunisia sull’isola di Djerba, l’ideale per chi vuole abbinare mare e tradizioni lontane ad un paio d’ore di volo. Per quanto riguarda il viaggio fai da te, i voli sono spesso occupati dai tour operator e i pacchetti per gli hotel fanno sì che le offerte in agenzia siano sempre vantaggiose. Noi alloggeremo al Mehari Iberostar, un ottimo tre stelle pulito e ben curato.
Capitolo mare: l’acqua è trasparente e quando il mare è calmo degrada dolcemente, ma a fine maggio fare il bagno è da coraggiosi, con il vento cambia subito aspetto e diventa molto ondoso, mentre quando è calmo le numerose alghe si ammucchiano fino a riva. La sabbia è chiara, fine e soffice stile caraibico, anche se ci vorrebbe un po più di cura da parte di chi amministra e vive l’isola.
L’esperienza sull’isola si potrebbe limitare al soggiorno in hotel tra spiaggia, piscina e abbuffate all inclusive. Io però ho scelto Djerba anche per visitare l’isola e il sud della Tunisia.
Dopo avere trascorso il primo giorno in spiaggia, il mattino dopo prendiamo il primo taxi che passa e ci facciamo portare nella principale città dell’isola, Houmt Souk. In Tunisia i taxi hanno il tassametro e quindi non c’è bisogno di contrattare: otto dinari (circa quattro euro) per venti chilometri di strada.
Visitiamo il suk della città, il più bello e vario che tra quelli visti in tutta la settimana. Questo antico mercato è diviso in reparti, da quello alimentare con gabbie piene di volatili e conigli vivi, al mercato del pesce dove assistiamo anche ad un asta, fino a quello ortofrutticolo pieno di colori e odori. I venditori cercano sempre di coinvolgerti, ti chiamano chiedendo le cose più strane, ma non sono troppo insistenti e dopo un “no grazie” si finisce con un saluto.
La parte più caotica è la zona del commercio di ceramiche, abiti, tappeti e altri prodotti artigianali. C’è anche una zona al chiuso che ricorda i grandi bazaar con tanti artigiani al lavoro. Conosciamo un simpatico vecchietto che ci porta nel suo laboratorio un po’ fuori dal caos e ci fa vedere con orgoglio gli articoli che negli anni varie riviste gli hanno dedicato: lui lavora foglie di palma e confeziona borse, cappelli e altri oggetti per la casa. Tra centinaia di foto scattate a qualunque cosa, i tunisini a dispetto ti tanti pregiudizi si sono rivelati sempre gentili, pronti alla battuta e mai arroganti.
Il giorno dopo ritroviamo il nostro tassista Lotfi, che ci farà da guida durante il tour dell’isola. Ritorniamo a Houmt Souk dove visitiamo dall’esterno il castello spagnolo. Ci addentriamo poi nel porto tra i pescatori di ritorno dalla pesca intenti a sistemare le reti e il molo cosparso di migliaia di vasi usati per la pesca del polpo.
Risaliti sul taxi ci dirigiamo verso il centro dell’isola dove raggiungiamo la Ghribà, una sinagoga in terra islamica che sorge proprio di fronte ad una moschea. Arrivati sul posto Lotfi ci lascia del tempo per la visita di questo complesso non molto grande ma molto ben curato, con le sue mura bianche e le finestre blu, il tipico abbinamento di colori dell’isola. L’interno è decoratissimo, ci fanno togliere le scarpe, io indosso una kippah e Daniela un velo, possiamo scattare qualche foto e assistiamo anche ad una specie di discussione sulla Torah.
Riprendiamo il tour diretti verso sud, attraverso terre semidesertiche e coltivazioni di ulivi e palme. Lotfi ci mostra le cisterne sotterranee di acqua sparse un po’ ovunque da cui abbeverarsi con un secchiello attaccato ad una fune. Notiamo anche i numerosi venditori di benzina libica che lungo la strada con le taniche riforniscono le auto ad un prezzo molto inferiore di quello ufficiale.
Arriviamo così a Guelalla, la seconda città di Djerba e principale produttore di ceramiche. Dopo averci offerto un tè alla menta Lotfi ci accompagna in un bel laboratorio di ceramica dove il proprietario ci offre una dimostrazione della tecnica di produzione e dove ci perdiamo tra i piani e le sale del negozio.
Ripartiti, dopo pochi chilometri raggiungiamo una fornace in cui si fabbricano grandi otri e vasi. Anche qui il giovane proprietario ci offre una bella dimostrazione e alla fine gli lasciamo una piccola mancia.
Quando raggiungiamo il ponte che collega Djerba al continente ci fermiamo in un sito archeologico in cui rimangono solo alcuni pezzi di colonnato, per poi risalire e fermarci alla Laguna Blu, un bel tratto di mare azzurro e calmo chiuso da spiagge bianche.
Il giorno seguente partiamo per un’escursione di due giorni nel sud della Tunisia, prenotato tramite il tour operator al costo di 100 euro per una notte in hotel, due pranzi e una cena oltre alla guida in italiano.
Alla partenza siamo in 15 su un pulmino abbastanza comodo. La prima tappa è una breve visita nella città di Medenine ad un antico villaggio fortificato dove abitazioni e granai sono rinchiusi in un caravanserraglio chiamato Ksour, famoso anche per essere comparso nei film di Guerre Stellari.
Attraversando la città di Medenine riceviamo un assaggio della società tunisina: il desiderio di un’economia moderna, giovani donne e uomini che vogliono assimilare i nostri costumi e una cultura rurale fatta di mercati in ogni angolo, carrozze, agricoltura, pastorizia e precetti islamici.
Lasciata la Medenine arriviamo nella cittadina di El Hamna dove facciamo una bella passeggiata in un mercato ortofrutticolo con camioncini carichi di aglio, cipolle e fave, bancarelle di frutta e verdura multicolore, i banchi dei macellai con tagli di carne ricoperti di mosche oltre a teste, zampe e pelli di pecore, capre e montoni.
Dopo il pranzo comincia la vera escursione nella natura del sud tunisino. Ci inoltriamo in un territorio sempre più desertico fino ad arrivare ad una distesa piatta color terra e poi alla sconfinata distesa bianca del lago salato Chott El Jerid. Camminiamo su un terreno fatto di sale bianchissimo e splendente, ma ci sono anche alcuni laghetti di un colore verde smeraldo… un paesaggio bellissimo.
Ci dirigiamo poi verso le montagne al confine con l’Algeria. Lasciamo il pulmino per dei comodi fuoristrada e ci inerpichiamo su strade sterrate per raggiungere le spettacolari oasi di montagna. Dopo una sosta panoramica sul canyon a 900 metri di altezza arriviamo a Tamerza: l’oasi non è altro che un torrente che scendendo a valle ha formato il canyon, ci sono diverse bancarelle attorno ad una cascatella, ma niente di particolare.
Sulla strada del ritorno visitiamo l’oasi di Chebika, un posto spettacolare dove alte palme incastrate tra i monti seguono un torrente, mentre un bel sentiero sale fino a raggiungere un laghetto di acqua cristallina tra palme e rocce color ocra. Affascinante.
Con i fuoristrada arriviamo poi nella mitica città di Tozeur dove milioni di mattoncini di argilla rivestono completamente case, palazzi e i muri lungo la strada. Attraversiamo a piedi la vecchia medina ammirando le decorazioni formate dai mattoncini.
Ormai è ora di cena. Alloggiamo all’hotel Golden Yasmin, un bel quattro stelle rivestito di mattoncini, con una bella piscina e un discreto buffet.
Al mattino dopo si riparte presto per visitare l’oasi cittadina a bordo dei calessi, una bella escursione tra altissime palme da dattero, fichi, melograni, albicocchi, banani e noccioli.
Tornati sul pulmino si riparte in direzione di Douz, la porta del Sahara. Arrivati al campo delle escursioni saliamo sui dromedari e formiamo una carovana accompagnati anche da alcuni bellissimi cavalli arabi. L’escursione è un po deludente: un’oretta in sella con sosta tra le dune per scattare foto. Quello che più colpisce è il colore bianco e la finezza della sabbia, simile al talco.
Ripartiti direzione Djerba dopo un paio di ore ci fermiamo alla città vecchia di Matmata dove visitiamo una casa troglodita scavata nella roccia dove ci viene offerto pane, olio e miele. Pranziamo in un vicino ristorante sempre scavato nella roccia con brick (un raviolone fritto con ricotta e prezzemolo), cous cous di pollo e verdure e dolci con datteri.
Gli ultimi due giorni a Djerba li dedichiamo al relax tra spiaggia, piscina, palestra, abbuffate. Ne approfittiamo anche per una visita al Djerba Explorer, un bel complesso vicino al nostro albergo al cui interno si trovano una grande isola artificiale con dentro oltre cento coccodrilli del Nilo, una bella ricostruzione di un villaggio gerbino e un interessante museo che ripercorre la vita dell’isola dalla preistoria ai nostri giorni.
Tutto sommato considerando il costo, i pochi giorni a disposizione e la distanza dall’Italia devo dire che l’esito del viaggio è stato positivo, tanto da superare le mie aspettative.
Abito in provincia di Bologna ad Ozzano dell’Emilia, sono un operatore ecologico con una grande passione per i viaggi, ho 45 anni e vivo con la mia compagna Daniela che condivide con me questa passione.