Nell’ultimo mio articolo ho iniziato a raccontarvi delle giornate che ho trascorso nella regione dell’ Eje Cafetero.
Dopo la prima giornata trascorsa tra Salento, Filandia e la Valle di Cocora, la nostra guida Luca ci ha proposto altre due giornate volte ad approfondire la conoscenza di questo territorio, la prima più da un punto di vista naturalistico, la seconda più da un punto di vista che si potrebbe definire economico/sociale.
La Chiva
Il secondo giorno siamo quindi partiti da Pereira con un tipico mezzo pubblico di questa zona, la Chiva. Una Chiva è un autobus rustico artigianale utilizzato nelle zone rurali della Colombia e dell’Ecuador. I Chivas sono adattati al trasporto pubblico rurale, soprattutto considerando la geografia montuosa della regione andina di questi paesi.
Gli autobus sono vari e caratterizzati da dipinti colorati (di solito con i colori giallo, blu e rosso delle bandiere dell’Ecuador e della Colombia) con arabeschi e figure locali. La maggior parte ha una scala sul tetto che viene anche utilizzata per trasportare persone, bestiame e merci.
Le persone che utilizzano questo mezzo, a Pereira, lo fanno soprattutto per escursioni e giornate fuori porta, ecco perché il “tasso” di allegria che caratterizza le persone a bordo è decisamente alto! Con questo mezzo abbiamo quindi raggiunto la Reserva Naturale del Otun Quimbaya (circa un’ora e mezza di viaggio) che fa parte dell’area del parco nazionale dei ghiacciai.
Accompagnati da una guida locale, abbiamo fatto una lunga camminata attraverso il bosco nativo, che in alcuni punti si fa così fitto da non far penetrare neanche un raggio di sole, dove abbiamo potuto osservare la flora e la fauna tipiche di questa zona.
Le scimmie urlatrici che abitano questo bosco non si sono purtroppo palesate, ma si sono fatte sentire in alcuni momenti. La camminata termina ai piedi di una imponente cascata di 70 metri chiamata cascata de los Frailes. Dopo esserci goduti questa splendida vista ed aver riposato siamo ritornati alla riserva (circa 3 ore di cammino tra andata e ritorno).
Il viaggio di ritorno lo abbiamo fatto con una jeep privata fino alla frazione de la Florida (circa mezz’ora) e da li con un bus pubblico fino al centro di Pereira (circa mezz’ora). Una fantastica giornata completamente immersi nella natura!
Terre del caffè
La terza giornata è stata la perfetta conclusione di questa mia permanenza in queste terre: ci si può infatti recare nelle terre del caffè e non visitare una vera finca in cui esso viene coltivato e lavorato? La risposta è ovviamente no, ed è proprio a questa esperienza che ci siamo dedicati, con grande entusiasmo finale di tutti. La finca che abbiamo visitato noi è la Finca del Caffè di Santa Rosa.
Con un bus pubblico abbiamo raggiunto la piccola località di Santa Rosa (mezz’ora circa) per poi fare un tragitto di una ventina di minuti circa con una jeep che ci ha portati alla finca. L’accoglienza è stata molto calorosa e particolarmente apprezzata è stata la lemonada al caffè, una bevanda tipica che non vi dovreste assolutamente perdere!
Inoltre abbiamo degustato un altro alimento molto tipico: la marmellata di caffè, della quale abbiamo anche fatto scorte per il ritorno a casa. Dopo averci rifocillati, un agronomo della finca ci ha accompagnati a fare un tour al fine di farci scoprire il processo per la produzione del famoso caffé colombiano.
Abbiamo quindi passeggiato sulle colline attraverso le piantagioni, raccogliendo i chicchi di caffè maturo, quelli rossi intensi, per poi macinarli, vederli tostare e goderci un ottimo caffè con la famiglia che lavora in questa finca. La bellezza di questo territorio è ammaliante, l’esperienza di raccolta molto divertente e, come sempre qui in Colombia, l’accoglienza scalda il cuore.
Ci sono però alcune curiosità legate al caffè colombiano che credo sia giusto sapere
La Colombia è una grande produttrice di caffè ma non è in grado di trarre tutti i benefici che potrebbe da questa enorme fonte di ricchezza. La maggior parte del caffè viene prodotto da piccole piantagioni a conduzione familiare che non si occupano però di processarlo.
Questo comporta che molti produttori vendano il caffè in grani subito dopo la raccolta, ottenendo dei ricavati bassi. Se introducessero anche la parte di confezionamento e vendita sul mercato, sicuramente la situazione potrebbe cambiare.
La verità è che la maggior parte del caffè prodotto in Colombia viene esportato e che paradossalmente l’80% del caffè consumato dai colombiani viene invece importato dall’Ecuador.
Considerate però che le finche hanno saputo aprire un business parallelo: quello turistico! Molte di loro si sono infatti attrezzate per ospitare i turisti che possono quindi godersi alcuni giorni immersi in questi magnifici paesaggi.
Al termine di questi tre giorni trascorsi qui, nella terra del caffè, ho pensato che, sebbene avessimo fatto delle esperienze molto intense ed appaganti, il mio desiderio sarebbe stato quello di fermarmi un po’ di più, magari alloggiando proprio in una delle finche della zona, perché sono certa che sarebbe stata un’esperienza rigenerante. Non pensate che sia un’idea che ho accantonato…ne parleremo al mio prossimo viaggio in Colombia!
Vivo a Torino, città che amo profondamente, ma nonostante questo mio amore, spesso, sento l’esigenza di scappare lontano da lei per scoprire altri nuovi splendidi luoghi. Credo profondamente che anche viaggiare sia una forma d’arte e che più il viaggiatore sviluppa curiosità, fantasia e originalità, più saprà creare itinerari di viaggio meravigliosi.