In quest’anno particolarmente drammatico, in cui tutto è cambiato o quasi, stiamo tutti concentrando evidentemente l’attenzione sulla nostra penisola e i suoi tesori. Le meraviglie di questa terra ti cullano dolcemente proprio come la sua gente.
Mai fino ad oggi, ho trovato gente tanto accogliente, il famoso calore del sud è consistentemente palpabile qui. Certo direte voi, essendo queste mete prettamente turistiche e conseguentemente configurate come attività essenziale nel cuore dell’economia locale è abbastanza normale, vedi scontato.
Io invece, insisto nel sostenere il contrario. Intendo dire che la gente è davvero disponibile a dispensare consigli al curioso “forestiero” che approda in questi posti. Sono tutti molto cordiali e disposti a perdere tempo assicurandosi che le proprie indicazioni, siano ben recepite dal richiedente e lo fanno davvero con piacere, lo si capisce. La trovo una particolarità meravigliosa che ho riscontrato molto in Sud America e in alcune zone dell’Asia.
La Costiera Amalfitana
La Costiera Amalfitana sembra un posto tagliato fuori dal tempo. Sai benissimo che il tempo scorre proprio come in ogni dove, ma la sensazione è che qui il concetto di spazio tempo sia stranamente dilatato. Probabilmente perché è concepita come “posto da vacanza”. Tuttavia, ammetto che personalmente l’effetto è stato proprio questo.
La necessità di guidare piano tra le sue stradine a strapiombo e il lento scorrere della vita in questi scorci antichi e paesini da favola, danno davvero l’impressione di essere in un posto diverso di mondo. Qual è allora l’aspetto negativo? Sintetizzerei il concetto in una sola parola: parcheggio.
La conformazione geografica del luogo conferisce infatti alla costa pochi parcheggi e molto costosi, Positano su tutte.
Sorrento
Sorrento, la prima tappa in questo giro campano, si palesa semplicemente come una perla nel blu cobalto dell’infinito che l’avvolge.
È facile intuire, osservando il mare col padrone Vesuvio sullo sfondo, le ragioni che hanno portato alla nascita canzoni, poesie e film che la omaggiano (doverosamente aggiungerei).
Pur essendo già le sue terrazze da cartoline, la bellezza di Sorrento è senz’altro nei suoi scorci del tutto unici, nel vallone dei mulini, (uno dei posti più fotografati su Instagram), nelle sue stradine in cui il giallo dei suoi unici limoni spiccano come fosse il sole in terra.
Percorrendo lentamente quell’esperienza indimenticabile che si traduce nell’attraversamento dei cinquantacinque chilometri della Costiera, si arriva progressivamente a Positano e successivamente ad Amalfi.
Positano è fotograficamente parlando la più bella della costiera. Il paese a strapiombo sul mare è uno scenario da togliere il fiato. La cupola simbolo dello skyline, con l’evidente influenza araba nell’architettura che la compone (come in altre parti in questa zona), conferisce un tocco dai tratti magici. Fermarsi ed osservare questa spettacolo è decisamente rigenerante.
Amalfi
Arrivando ad Amalfi si trova un paesino straordinariamente unico. La sua piazza e la cattedrale di S. Andrea testimoniano, giustappunto, che ci si trova di fronte a un patrimonio importantissimo.
Proprio come per Sorrento e Positano, la stessa Amalfi va necessariamente attraversata, respirata a pieni polmoni e soprattutto… mangiata! Fertile di clima miti, questa zona dell’Italia offre una vastità di prodotti gastronomici tutte da scoprire.
Dal simbolo universale nel mondo della sua pizza, ai limoni di Sorrento e la delizia al limone, il limoncello, ai pomodori di San Marzano, le noci, le castagne, la mela annurca e i suoi carciofi per citarne alcuni. Senza dimenticare, la corposa tradizione enologica: greco del tufo, Falerno del Massico ed altri…
Pompei
Sulla strada del ritorno, per ragioni geografiche rispetto al mio giro, si punta il faro su un luogo misterioso che era la vera ragione della visita da queste parti: Pompei.
Pompei ed Ercolano, erano come noto, le due cittadine situate a qualche chilometro a sud di Napoli sulle pendici del vulcano Vesuvio.
Stando alle ricostruzioni storiche e alla versione ufficiale (ad oggi ancora oggetto di contestazioni poiché alcuni sostengono successe qualche mese dopo), il 24 agosto del 79 d.C, il Vesuvio eruttò e travolse fatalmente con la sua pioggia di cenere e lapilli attraverso uno strato più alto di 3 metri, le due cittadine che andarono incontro alla loro fine.
Si tratta della tragedia più grande che ha colpito l’umanità. Quello che successe qui, fu semplicemente terribile. L’eruzione sterminò gli abitanti ma preservò le città, o quanto meno la maggioranza degli edifici che le compongono.
Passeggiare qui, significa camminare nella storia. Visitare Pompei è un’esperienza che non può lasciare indifferenti. Questo posto ti resta inevitabilmente e visceralmente addosso per sempre.
Vedere i gessi che ricompongono i corpi delle persone e dei cani che popolavano queste città, nell’esatta posizione in cui hanno esalato l’ultimo respiro, consapevoli dell’arrivo della fine ma inconsapevoli di cosa stava loro capitando è destabilizzante quanto raccapricciante.
Cosa resta dove la mano di un Vulcano è passata? Camminando qui si scopre che è facile notare come alcuni elementi della routine quotidiana di allora siano ancora li, intatte o quasi, come i famosi vasi, statue, colonne, ingressi maestosi nelle ville più facoltose, affreschi intatti, segni di porta che strisciavano per terra… Un insieme di elementi che hanno resistito alla tragedia e allo scorrere dei secoli.
Camminare qui e pensare a cosa sia successo (e che probabilmente ricapiterà, il Vesuvio è tutt’ora attivo e costantemente monitorato dai vulcanologi), è un viaggio nel viaggio, quasi un’esperienza extrasensoriale.
Pensate quale patrimonio custodisce questo posto. Che si parli di gastronomia, cultura, architettura, archeologia, storia e qualsiasi altra cosa possa venirvi in mente, in questa regione non manca proprio nulla.
Giornalista e blogger. Sono spinto dal nascosto spirito errante del nomade, come un’abitudine imprescindibile, trovo sempre il tempo e il pretesto per lasciare il mio nido ed esplorare 🌍