Le giornate si allungano ad Húsavík, e piano piano si avvicina il momento in cui la città riprenderà vita. Ad inizio aprile inizieranno i primi tour di whale-watching e da giugno il porto e tutta la città brulicheranno di persone provenienti da tutto il mondo, giunte qui per assistere ad uno degli spettacoli più entusiasmanti che la natura possa offrire. Húsavík ha un’immagine fortemente legata al whale-watching. È ufficialmente la Capitale d’Islanda, ufficiosamente la capitale d’Europa ed è inclusa tra i migliori dieci luoghi del mondo dove osservare le balene.
Al momento le banchine delle compagnie di whale-watching sono quasi vuote: in inverno la maggior parte delle navi viene portata altrove per lavori di riparazione e di preparazione per la prossima lunga stagione di tour. Nelle sere o nelle mattine d’estate è emozionante il solo camminare lungo il porto, quando tutte le navi sono ormeggiate. Sette pescherecci restaurati, tre bellissimi velieri e due moderne RIB boats (gommoni rigidi) riflettono le loro sagome sull’acqua calma del porto contornate spesso da nuvole e altrettanto spesso dall’azzurro di un cielo in cui il sole non tramonta mai.
In estate, per lavoro e per piacere, ho partecipato a circa 50 escursioni di whale-watching. Ogni volta è stata come fosse la prima, ogni volta è stata un’esperienza diversa. Ci sono state escursioni con una balena tanto vicina da accarezzare la prua della nave e dal sentirne il vapore del potente respiro trascinato dal vento, in altre escursioni ho visto una Megattera saltare completamente fuori dall’acqua. Certe volte i delfini hanno circondato la nave saltando come pazzi come se stessero esibendosi, altre invece non si riusciva a scorgere neanche un animale o si incontrava un balenottero timido ed impaurito che preferiva tenersi alla larga dagli umani curiosi. Una volta ho avuto il privilegio di vedere un’imponente balenottera azzurra con il proprio piccolo, che proprio piccolo non si può definire dato che, nonostante avesse solo qualche mese di vita, era già grande come la nave in cui mi trovavo.
L’unica cosa che è stata costante in tutte le 50 escursioni è stato il vento: quasi sempre forte e gelido proveniente da Nord. A volte così forte da scatenare vere tempeste. Per qualche motivo adesso, in inverno, il vento spira molto più spesso da Sud/Sud-Ovest e lo fa in maniera decisamente più possente toccando punte di 100 chilometri orari, rendendo difficile il mettere un passo davanti l’altro. Cumuli di neve si sciolgono in poche ore sotto questo vento quasi caldo e sotto una pioggerellina fitta. La prima erba pallidissima, quasi bianca, si inizia a scorgere nei prati.
L’inverno pare già finito in una Húsavík che sembra come spennacchiata, ma poi ritorna con tempeste di neve che coprono di nuovo tutto. Dopo giorni di bianco, bianco e ancora bianco il cielo si libera e splende il sole. La neve è ancora lì, ci vorrebbe. Sarebbe stato il caso di portare gli occhiali da sole per non rimanere quasi accecati dai riflessi del sole obliquo del nord che non scalda affatto ma che fa sembrare tutto più bello.
Leggi la puntata precedente: il Museo dell’Esplorazione di Húsavík
Perché il viaggio? Perché “Storie Invisibili”? L’itinerario/le destinazioni del viaggio fanno parte di un sogno che ho da qualche anno. È da tempo che mi prometto che prima o poi avrei fatto questo viaggio, da solo, e sento che è arrivato il momento giusto.