Erano anni che volevo andare a Berlino senza mai riuscirci, per il semplice fatto che finivo sempre in un altro luogo: ogni volta che si tratta di decidere la destinazione successiva, ne stabilisco mille e alla fine scelgo l’opzione mille e uno.
Due cose mi incuriosivano in particolare tra le tante: l’East Side Gallery per i suoi graffiti storici, e il Kurfürstendamm – noto come Ku’damm – molto citato in uno dei miei libri preferiti, “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”, di cui conoscevo poco e ma che avrei voluto assolutamente vedere.
Partiamo dalla Mühlenstrasse, nel quartiere Friedrichshain, dove si trova il pezzo forse più importante di quel che resta del Muro. Milletrecento metri di arte, un museo a cielo aperto, un patrimonio universale unico nel mondo per genere, storia e significato: la East Side Gallery.
Noi ci arriviamo a piedi di buon mattino e iniziamo la passeggiata a sud. Mia figlia rimane impressionata e mi chiede cosa siano quei disegni giganteschi. Provo a spiegarglielo e per tutta risposta si nasconde sotto la sua copertina. Io prendo la mia macchina fotografica e inizio a scattare. Alla fine della Gallery c’è un negozio di souvenir che vende per lo più magliette con i graffiti più famosi, in particolare il bacio tra Erich Honecker e Leonid Brežnev e la Trabant che sfonda il muro. La Gallery non si commenta, si ammira in silenzio.
Poco prima di mezzogiorno, con una combinazione di tram e metro ci dirigiamo verso la parte opposta della città. Il Ku’damm lo avevamo visitato qualche sera prima, ma decidiamo di rivisitarlo col sole. Mi avevano molto colpito i giochi di luce dei palazzi moderni che si affacciano su questa via di tremilacinquecento metri, resa famosa dal libro di Christiane F..
Il traffico è intenso e ordinato sia di notte che di giorno, ma con la luce si possono apprezzare di più le strutture e soprattutto le vetrine dei negozi. Nonostante sia febbraio, il tempo ci aiuta, la temperatura si alza ed esce una splendida giornata che favorisce le passeggiate dei turisti e delle famiglie berlinesi. Una delle due vie più importanti della città, il Ku’damm ha vinto la concorrenza con la sua antagonista Friedrichstraße per essere la sede delle marche più importanti del mondo. Ci mettiamo a curiosare come nei bei tempi andati a Bodrum, ma qui le marche sono autentiche e i prezzi decisamente molto meno appetibili.
Indosso la mia faccia più seria, simulo l’aria da riccone, ma purtroppo si vede subito che non siamo degli emiri arabi. Anche se veniamo accolti con tutti gli onori del caso, gli impiegati capiscono che la nostra è solo curiosità. Rimango stupito da una vetrina di una famosa marca di orologi: si trova quasi alla fine del viale, e fa sfoggio di orologi da polso placcati in oro dove il più economico costa circa cinquemila euro e quello più caro cinquantacinquemila.
Mentre commentiamo i prezzi assurdi per noi comuni mortali, una guardia privata scatta sull’attenti e che ci scruta a circa tre metri di distanza, con volto serio e fare quasi minaccioso dall’alto dei gradini d’ingresso. Noi lo guardiamo perplessi. Forse è meglio concludere la nostra passeggiata con la discesa in metro alla fine della via e rientrare a casa. È il penultimo giorno a Berlino e saluto quelle che per me sono le due vie più importanti della capitale tedesca con un velo di nostalgia.
Sono Veneto e sono cresciuto in quel di Caorle, un perla che si affaccia sull’Adriatico. Amo viaggiare con i miei inseparabili compagni di viaggio: la mia compagna e i nostri due figli. Mi organizzo e vivo i miei viaggi per poi raccontarli. Tornare a casa mi rende triste, ma per buttare via la tristezza mi preparo subito per organizzare il prossimo viaggio verso una nuova destinazione.