Prosegue il nostro viaggio in Africa sulla rotta del Safari Australe Ovest…
Questa mattina abbiamo una sveglia molto comoda. Alle otto ci alziamo e facciamo la nostra prima colazione da campo. Nel giro di due ore abbiamo mangiato, ci siamo lavati e abbiamo smontato il campo. Sappiamo che con i tempi possiamo migliorare e siamo sicuri che sarà la pratica ad aiutarci a contenerli.
La nostra meta di oggi è l’Elephant Sands, un camping nei pressi di Nata (nord-ovest del Botswana) costruito tutt’intorno ad una pozza dalla quale si abbeverano gli elefanti. Nel tragitto facciamo ancora una sosta per comprare alcuni viveri, cambiare i soldi e comprare qualche capo di abbigliamento per una ragazza del gruppo alla quale purtroppo hanno smarrito il bagaglio e che, anticipo, non le verrà mai restituito! Ne approfitto per fare una piccola raccomandazione proprio a questo proposito: quello della mia compagna di viaggio non è il primo caso di bagaglio smarrito e mai ritrovato per queste mete, per cui consiglio di organizzare il proprio bagaglio a mano con tutto ciò che è indispensabile e con un ricambio che copra i primi due o tre giorni.
Questo è il nostro primo lungo trasferimento in camion, ma il nostro adattamento al mezzo è già ottimo. Viaggiando si parla, si dorme, si ascolta musica e si legge. Intorno all’ora di pranzo parcheggiamo in uno spiazzo e organizziamo velocemente un pranzo a base di panini. Un’altra sosta obbligata è quella ad un punto di controllo sanitario che, in Botswana, sono abbastanza frequenti. La procedura prevista in questi posti di blocco è quella di scendere dal camion e disinfettare le suole delle proprie scarpe in una sorta di pozza che a tutti noi sembrava essere solo acqua putrida.
Neanche qui ci consentono di trasportare alcun frutto, nonostante non si tratti di un confine, e per la seconda volta ci vediamo costretti ad abbuffarci con ciò che avevamo comprato la mattina. Intorno alle quattro del pomeriggio raggiungiamo finalmente Elephant Sands, la cui bellezza ci conquista immediatamente. Alla pozza sono infatti già presenti tantissimi elefanti che possiamo così ammirare da una vicinanza impressionante. Restiamo a goderci lo spettacolo per un’oretta per poi dedicarci a montare il campo sulla fine sabbia delle piazzole. Al tramonto partiamo con le jeep in direzione di un altro bush dove ceneremo.
Durante il percorso su strada sabbiosa una delle due jeep che ci trasporta si insabbia e i miei compagni d’avventura sono costretti a spingerla per riprende la corsa. I colori del tramonto che accompagnano il nostro viaggio di circa un’ora sono anche qui incredibili. Ceniamo tutti intorno ad un falò vicino ad una pozza dove per la prima volta vediamo gli animali abbeverarsi sotto il chiarore della luna.
La cena, molto ricca, ci costa circa 23€ a testa. Particolarmente buoni sia la carne che il purè di patate. Torniamo al campo verso le dieci e mezza, spegniamo le nostre torce e, alzando gli occhi al cielo, veniamo abbagliati dalla bellezza di un cielo stellato senza eguali. Rimaniamo tutti per un po’ a testa in su, qualcuno nell’attesa di una stella cadente, qualcuno semplicemente ipnotizzato da questa estasiante coperta di astri luminosi.
Il giorno seguente ci svegliamo alle sei e partiamo alle sette e mezza con il camion dall’Elephant Sands in direzione di Maun. Procediamo lungo le strade del Botswana per più di cinque ore, facendo solo una sosta per fare un po’ di provviste per la nostra dispensa. Arriviamo al Sedia Hotel Camp, dove montiamo celermente il campo.
Appena finito ci dirigiamo verso l’aeroporto dove prenderemo un velivolo a sei posti per sorvolare il delta dell’Okawango (90US$ a testa), il più grande delta interno di tutta la terra, la cui esistenza si deve al fiume Okavango, che nasce in Angola e giunge alla foce dopo un percorso di oltre 1000 chilometri. Il fiume porta ogni anno circa undici chilometri cubi di acqua, che vengono scaricati dal delta direttamente nella sabbia del Kalahari.
Il volo dura circa 45 minuti e la vista è spettacolare perché ci si rende conto di quanto sia vasto questo delta e dei meravigliosi colori che la natura intorno assume. Anche se molto distanti, vediamo mandrie di bufali, elefanti e zebre che si spostano per gli immensi appezzamenti di terra interrotti dai rami del fiume. Il volo non è però consigliabile per i deboli di stomaco poiché le acrobazie che compie il velivolo sono parecchie e le dimensioni del mezzo lo rendono molto più sensibile alle correnti d’aria.
Alle cinque del pomeriggio torniamo al nostro campo e per la prima volta accendiamo il falò per scaldarci durante la cena. Lo sbalzo termico infatti in questa stagione è fortissimo. Si passa dai 25-30 gradi di giorno agli 8-12 gradi di notte. Le bravissime volontarie cuoche cucinano un piatto di pasta per tutti che, scaldati dal tepore delle fiamme, consumiamo voracemente.
L’atmosfera che si crea è d’ispirazione un po’ a tutti per raccontare di sé e scopriamo storie molto affascinanti. Tra di noi per esempio c’è un ragazzo che nella vita fa il doppiatore e che ci delizia con le prime imitazioni dei componenti del nostro gruppo. Inoltre, ci racconta di aver fatto due acquisti un po’ impulsivi e, come dire, quantomeno bizzarri: ha comprato un pezzo di luna ed un iglù in Lapponia. Le persone non finiranno mai di stupirmi e proprio per questo sono così meravigliose.
Oggi è il compleanno del nostro coordinatore, per cui è d’obbligo un brindisi che facciamo con un tipico liquore locale, l’amarula, la cui etichetta… è stata disegnata da un altro componente del nostro gruppo. Che dire, un concentrato di talenti!
Leggi la puntata precedente: dalle Cascate Vittoria al fiume Chobe
Vai alla puntata successiva: a bordo dei mokoro sull’Okavango
Vivo a Torino, città che amo profondamente, ma nonostante questo mio amore, spesso, sento l’esigenza di scappare lontano da lei per scoprire altri nuovi splendidi luoghi. Credo profondamente che anche viaggiare sia una forma d’arte e che più il viaggiatore sviluppa curiosità, fantasia e originalità, più saprà creare itinerari di viaggio meravigliosi.