Ayahuasca, la cura dell’anima attraverso le piante maestre

Nel corso di tutta la nostra vita, siamo spesso soggetti ad un accumulo costante di traumi e dolorose esperienze conflittuali, che in molti casi, portano ad un silenzioso conflitto interiore.

Molti dei nostri ricordi legati a queste sofferenze, vengono spesso celati dalla nostra mente, con il solo tentativo di alleviare questo dolore. Ma tuttavia, questi traumi celati nascondo delle conseguenze che si mostrano sotto forma di: malattie, disturbi emotivi, depressione, stress, attacchi di ansia, ecc..

Questa azione da parte della nostra mente non cura esattamente la radice del problema ma solamente la nasconde. E ciò che succede, è che tutto resta li condizionando inconsapevolmente molti aspetti della nostra esistenza, del nostro rapporto con gli altri e con noi stessi, nuocendo alla nostra serenità, emotiva e fisica.

Di fronte a queste forme di innegabile sofferenza, emersero nel mondo differenti tipi di pratiche che si proposero di illuminare gli oscuri ostacoli dentro noi stessi. Tra queste, vi sono: la meditazione che facilita una profonda esplorazione della nostra mente; studi orientali come l’agopuntura che inducono ad un equilibrio degli organi energetici e il Qi-Gong che si pone l’obiettivo di risvegliare e metabolizzare ciò che si è accumulato all’interno del nostro corpo, e molti altri ancora. In mezzo a tutte queste, sorge però un’altra antica pratica originaria del Sud America nella foresta amazzonica. E usata maggiormente dalle diverse tribù indigene e dai sovrani Inca, per connettersi con i loro dei. 

Anch’essi spinti, dalla ricerca di guarigione, purificazione ed esperienze spirituali, hanno scoperto nelle piante maestre un modo per connettersi profondamente con sé stessi e con la natura, portando alla nascita della pratica che oggi conosciamo meglio come Ayahuasca. Anche conosciuta nella lingua quechua come “Liana dello spirito”.

La storia dell’Ayahuasca

La pratica dell’Ayahuasca e dei suoi effetti risale ai tempi antichi, giungendo fino alle culture indigene della foresta amazzonica. Da alcuni reperti storici contenenti tracce chimiche di DMT e risalenti alla cultura peruviana dei Cupisnique, si ritiene infatti, che l’uso di queste piante psicoattive, veniva già usato intorno al 1500 a.C.

Le successive testimonianze sull’Ayahuasca, risalgono però dagli esploratori Europei che visitarono l’amazzonia tra il XVI e il XVII secolo, scoprendo che la pratica spirituale e culturale veniva eseguita anche dai popoli indigeni di Ecuador, Perù, Brasile e Colombia.

Oggi in alcuni di questi paesi, la pratica è considerata legale, tanto che, nel 2008 il governo Peruviano ha riconosciuto questa bevanda come uno dei pilastri fondamentali dell’identità dei popoli amazzonici, affermando che il consumo della pianta costituisce l’accesso verso la porta del mondo spirituale.

Gli effetti della “Liana dello spirito”

La preparazione per questo tipo di esperienza coinvolge principalmente due tipi di piante contenenti il DMT, anche meglio nota come la “molecola dello spirito”. Ed è definita la responsabile delle visioni e della connessione con il mondo.

La bevanda è ottenuta dalla liana della Banisteriopsis caapi, comunemente conosciuta anche come Ayahuasca o Yagé e dalle foglie di Psychotria viridis, conosciuta come Chacruna.

L’effetto dell’Ayahuasca, avviene tra i venti e i quaranta minuti dopo l’assunzione del decotto, il quale successivamente mostrerà attraverso delle visioni nitide, ciò che sta principalmente nuocendo alla nostra persona. Questo processo, ha lo scopo di aiutare nell’elaborazione del trauma, aprendo quelle porte della mente ancora chiuse. E permettendo di riconnettersi con sé stessi, disintossicandosi da ciò che ci affetta. 

Gli effetti di questa pratica durano per alcune ore, tempo in cui, si perde la percezione del tempo e dello spazio. E a volte anche di sé stessi e del proprio corpo. 

L’Ayahuasca è un’esperienza particolarmente intensa. E alcune persone la vivono come una vera e propria morte e rinascita, a seguito della quale si sentono purificati, maggiormente consapevoli e più in serenità con sé stessi.

All’effetto della purga e del vomito che si verificano dopo il consumo, viene attribuito un significato positivo in quanto viene visto come parte importante del processo di rinnovamento della mente e del corpo. 

Spesso però, questo tipo di viaggio ottenuto dal decotto delle piante, non è privo di ostacoli e dolori emotivi e fisici. L’Ayahuasca può anche suscitare effetti indesiderati come ad esempio visioni forti e spaventose, mettendo la persona che percorre questo viaggio di fronte ai propri traumi irrisolti, le proprie paure e a volte anche con la materializzazione visiva delle malattie che si vorrebbero sconfiggere.

Ayahuasca

La cerimonia, prima della ricerca dentro noi stessi

La cerimonia dell’Ayahuasca è un evento sacro e ritualistico che non coinvolge solo l’assunzione della bevanda, ed è sempre guidata da uno o più curanderos, anche conosciuti come sciamani.

Per prepararsi a questo momento, sono necessari 15 o 20 giorni nella quale è necessario fare un profondo atto di purificazione, della mente e del corpo, lontano da alcool, droghe e alcuni tipi di cibo. La durata dell’effetto delle piante ha una durata approssimativa che varia da 4 a 6 ore. È perciò importante sentirsi in un luogo sicuro e con persone di cui ci si possa fidare.

Preparazione e la creazione di uno spazio sacro

Prima dell’inizio della cerimonia, viene preparato uno spazio adeguato e sacro. Può essere una capanna, una tenda, una sala cerimoniale o un’area all’aperto. Vengono create un’atmosfera calma e rispettosa, con candele, fiori, oggetti sacri e altre decorazioni appropriate.

Invocazione degli spiriti e delle energie

La cerimonia inizia con l’invocazione degli spiriti guida, delle divinità o di altre forze spirituali ritenute importanti nella tradizione specifica. Viene spesso recitata una preghiera o un canto per stabilire una connessione spirituale e chiedere protezione, guida e saggezza durante l’esperienza legata all’assunzione delle piante maestre.

Distribuzione e consumo dell’Ayahuasca

Il curandero o lo sciamano della cerimonia, distribuisce l’Ayahuasca ai partecipanti. La bevanda può essere servita in piccoli bicchieri o ciotole. Prima però di bere l’Ayahuasca, spesso si fa un’intenzione personale o una richiesta di guarigione, saggezza o un altro scopo specifico.

Silenzio, meditazione o preghiera

Dopo aver consumato l’Ayahuasca, i partecipanti si siedono o si sdraiano in silenzio per consentire alla bevanda di agire e iniziare l’esperienza. Durante questo periodo, le persone possono impegnarsi nella meditazione, nella preghiera o in altre pratiche spirituali per approfondire la loro connessione interiore.

Musica e canto

La musica è spesso un elemento importante durante una cerimonia dell’Ayahuasca. Il curandero o altri musicisti possono suonare strumenti tradizionali come tamburi, maracas o flauti. Il canto di mantra, icaros (canti di guarigione) o altre canzoni sacre possono essere utilizzati per guidare e sostenere il percorso interiore.

Visioni e sensazioni

Durante l’Ayahuasca, si possono sperimentare visioni, emozioni intense, illuminazioni spirituali o connessioni profonde con sé stessi, con gli altri e con il divino. Queste esperienze possono essere personali e variano da persona a persona.

Supporto da parte del curandero

Il curandero o altri partecipanti esperti offrono un supporto e un’ assistenza ai partecipanti durante l’esperienza dell’Ayahuasca. Possono fornire sostegno emotivo, incoraggiamento, cantare o utilizzare tecniche di guarigione come il soffio o l’applicazione di erbe.

Fine della cerimonia

Dopo un periodo di tempo appropriato, la cerimonia viene chiusa. Può includere con una preghiera di gratitudine, un momento di condivisione o un rito di chiusura. I partecipanti possono essere incoraggiati a condividere il loro momento vissuto e a riflettere sul significato e sugli insegnamenti emersi durante l’Ayahuasca.

È importante notare che le cerimonie dell’Ayahuasca possono variare notevolmente a seconda della tradizione, della cultura. E delle preferenze del curandero o del leader spirituale che la guida.

Ayahuasca il rito

E’ soprattutto una questione di fiducia

I benefici legati a questo tipo pratica sono diversi e vanno oltre la sola azione psicotropa. Infatti gli estratti di queste piante sembrano avere anche un profondo effetto sul trattamento delle dipendenze. E in alcuni casi, anche sui disturbi mentali tra cui la depressione, la schizofrenia, e il deficit dell’attenzione. A questi si aggiungono anche testimonianze legati ai sintomi del morbo di Parkinson e all’eliminazione di alcuni tipi di parassiti.

Nonostante l’Ayahuasca sia un’esperienza incredibilmente rivelatrice, è da considerare anche molto impegnativa. E non tutti gli sciamani sono ben istruiti per eseguire questo tipo di pratica. La cerimonia legata a questo evento, viene a volte eseguita da persone che non hanno una profonda conoscenza delle piante e dei suoi effetti, mettendo cosi, in serio pericolo chi si induce in questo tipo di esperienza.

In alcune zone del Sud America, addirittura si vendono ai turisti per strada dei bicchierini di decotto di Ayahuasca, senza che essi siano consapevoli del tipo di piante utilizzate e soprattutto, senza che la cerimonia venga condotta in un luogo sicuro e adeguato.

È quindi fondamentale scegliere con cura il luogo e la persona con cui intendiamo intraprendere questo viaggio interiore, al fine di essere adeguatamente accompagnati e assistiti. Infatti, scavare troppo velocemente nella nostra mente e senza una corretta guida, potrebbe aprire porte che fondamentalmente, non siamo ancora pronti ad affrontare.

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