Lavorare viaggiando – Prima parte

In questo articolo vedremo quali sono quelle professioni che permettono di lavorare viaggiando. Il fattore lavoro è fondamentale, ma non è sicuramente l’unico “ostacolo” da considerare se si sta pensando di mollare tutto e partire. Esistono altre componenti che condizionano questa scelta e altre domande alle quali dare una risposta: Come faccio a lasciare il … Continua

Partire, vivere e lavorare alle Canarie

Patrizia e Marco hanno vissuto da Luglio 2011 a Febbraio 2012 a Tenerife, Isole Canarie; 7 mesi trascorsi in un luogo bellissimo lavorando per i propri clienti grazie alla tecnologia e a internet. Raccontandoci la loro esperienza ci aiuteranno a capire che se vogliamo davvero cambiare in meglio la nostra vita dobbiamo agire in prima … Continua

Lasciare tutto e partire per un giro del mondo in moto

Agata e Thomas, due ragazzi che da pochi mesi hanno deciso di lasciare la quotidianità della loro vita milanese e partire per un giro del mondo in moto. Una breve introduzione dei protagonisti seguita dall’intervista completa. A Luglio del 2011 siamo partiti a bordo della nostra vecchia Honda Transalp del 1991. Diciamo a tutti che … Continua

Viaggiatrice solitaria per il mondo

Con piacere proponiamo ai nostri lettori una breve intervista con una viaggiatrice DOC, una ragazza che proprio in questo momento sta realizzando il suo sogno di viaggiare per oltre un anno in giro per il mondo.

Mi chiamo Giulia Raciti, ho 31 anni, sono siciliana (di Taormina per l’esattezza) ma ho vissuto per 10 anni a Roma e per 3 e mezzo a Londra. Sono in viaggio da Gennaio 2011.

Prima di partire facevo lo stesso lavoro di adesso (seo: search engine optimization) ma la differenza era che ogni mattina dovevo andare in ufficio dale 9 alle 6. Adesso lo faccio dale spiaggie o dai posti più belli del mondo quando lo dico io.
Nel 2010 stanca della vita di Londra decisi che volevo prendere qualche mese per viaggiare un pò senza pensare allo stress cittadino e soprattutto avevo bisogno di sole.

Qualche giorno prima della partenza (mi ero ovviamente licenziata) trovo lavoro come free lance, qualcuno mi avrebbe pagata durante il mio viaggio per lavorare qualche ora a settimana, non potevo rinunciare e così accetto.

Avevo risparmiato per un anno e adesso la paura di un eventuale ritorno e ricerca di lavoro non è un problema che sentivo come tra i prioritari.

Volo a Cuba, Jamaica poi sino a Panama e da lì su per il  Messico attraversando Nicaragua, El Salvador, Honduras e Guatemala.

Su un isola deserta del Messico capisco che quello che stavo facendo era la cosa più bella che poteva capitarmi. Prenoto un biglietto per fare il giro del mondo il che significava che avrei continuato a viaggiare per un altro anno. Tutto proseguiva benissimo, io continuavo ad amare il mio lavoro e non mi annoiavo mai. Ero davvero felice quindi ho deciso di fare continuare questo sogno ancora per un pò.

Scrivo dal Laos adesso organizzando la prossina tappa: Australia.

  • Quando e perché hai deciso di partire per questo viaggio intorno al mondo? 

Il viaggio è cominciato come un 6 mesi tra Caraibi e Centro America, ma una volta arrivata alla fine dei 6 mesi e vicina al ritorno a casa ho avuto come l’intuizione che avrei dovuto continuare. Stavo e sto lavorando come free lance online quindi posso pagare il viaggio e non dipendendo da orari di ufficio né da un boss autoritario ho creduto che era il momento perfetto. Ora o mai più.

  • Come hanno preso amici e parenti questa tua decisione di viaggiare per paesi così lontani e per lungo tempo?

I miei genitori all’inizio non l’hanno capita e l’hanno piuttosto interpretata come uno dei mie soliti colpi di testa. Ma di fronte alle mie spiegazioni l’hanno non solo accettata ma apprezzata. Hanno capito che sto rendendo la mia vita unica ma soprattutto felice. E un genitore vuole questo per un figlio. I miei amici dicono di essere invidiosi. Alla fine sono per loro l’esempio di una persona che ha spezzato le catene con una vita convenzionale e che ci viene quasi imposta automaticamente e che ho saputo fare delle mie passioni uno stile di vita.

  • E’ la tua prima vera esperienza di viaggio di questo tipo? 

La vera esperienza di questo tipo e tutt’ora credo la più emozionante è stata in Marocco nel 2004. sono partita da sola per circa 2 mesi e ho attraversato il Paese in lungo e in largo con i mezzi pubblici e zaino in spalla. Allora non sapevo neanche cosa fosse un backpacker, non sapevo di essere uno di loro. Ma in quel viaggio ho capito che mi piaceva!

  • Hai mai avuto dubbi/ripensamenti prima della partenza? Se si quali?

I dubbi ci sono sempre ed è giusto che sia così. Sarebbe poco sano non avere paura. Il dubbio più grande è stato: ho fatto bene a lasciare il lavoro e quindi una sicurezza economica per questo?

Il secondo era: Cosa farò al mio ritorno? Ma mi è sembra bastato poco per rendermi conto che i miei dubbi erano insensati e che sì, le scelte fatte erano quelle giuste. Ho ripreso il mio tempo e ho deciso di rischiare, facendo comunque una cosa bellissima di cui non mi sarei mai pentita.

giulia
  • Cosa si prova viaggiando in solitaria in paesi con culture e stili di vita diversi dal nostro? Hai mai avuto problemi?

Personalmente non ho mai avuto alcun di problema a livello culturale. Mi sono sempre saputa adattare benissimo a tutte le situazioni anche le più disparate. Ho una buona capacità di adattamento e mi immergo facilmente e velocemente nella cultura di un Paese.

Le difficoltà possono incontrarsi quando si va in Paesi pericolosi, come il Guatemala o il Nicaragua, e non si prendono le dovute precauzioni per evitare brutte sorprese.

Ma anche in questo bisogna solo prestare attenzione e rendersi conto che non si è a casa propria e ammettere che per quanto bellissimo un Paese non è detto che sia sicuro.  Di fatto a me non è mai successo nulla se non qualche furterello.

  • Preferiresti viaggiare con un amico/a? Perchè?

Non per il lungo termine. Mi manca un amico a volte ma sono più le volte che sono felice di fare questa esperienza in solitaria. egoisticamente voglio tenere certi ricordi, certe emozioni per me. E poi un viaggio del genere è molto impegnativo ed intenso, temo che anche una bellissima amicizia dopo 12 mesi assieme 24 ore 24 possa rompersi.

A volte meglio partire con sconosciuti così da non avere troppe aspettative dall’altra persona e soprattutto se si vuole ci si può distaccare e proseguire da soli. Un amico o un compagno sarebbe un vincolo, in genere si dice che se una coppia riesce a fare un’esperienza del genere senza lasciarsi allora è per tutta la vita.

Non mi stupirei se fosse vero.

  • Quale e’ stato il momento più bello di questo viaggio fino a questo punto?  e il più brutto?

Il più bello la cena nel monastero di Bagan invitata da una signora birmana.

Il più brutto é stato all’inizio del viaggio nel 2011, dopo 2 settimane a Cuba con mia sorella:  ho quindi iniziato in compagnia, ma il giorno che se ne è andata ho realizzato per la prima volta cosa stavo per fare e mi sono spavenatata tantissimo.

Per la prima volta stavo guardando in faccia la scelta fatta e mi rendevo conto che ormai ero dall’altro lato del mondo e che avrei dovuto continuare ad andare avanti, e così ho fatto ma lì per lì ho pensato che se avessi continuato ad avere questi dubbi per un altro solo giorno, sarei tornata a casa.

A un anno quasi da quel giorno ho macinato tanti chilometri e mi rallegro di essere stata forte in quei giorni e non avere rinunciato.

  • Tra i paesi visitati quale ti ha colpito in modo particolare e perché? 

La Birmania senza ombra di dubbio. Un viaggio fuori dal mondo e nel tempo circondata da gente genuina e semplice.

  •  Come ti sei preparata nei mesi precedenti la partenza per questo viaggio? Avevi prenotato degli hotels,  in cui Avevi già in mente dove andare e cosa visitare o decidevi di giorno in giorno?

Preparazione 0, prima di partire avevo talmente tante cose a cui pensare a livelli pratico che la guida l’ho letta per la prima volta una volta sull’aereo. Non sapevo letteralmente dove stavo andando!

In genere non prenoto mai hotels a meno che non sia reduce da un volo. Questo perchè volare mi stanca molto e soprattutto quando si rriva alle stazioni dei bus in genere è facile trovare un alloggio più difficile invece quando si arriva dagli aeroporti.

No, non ho mai in mente dove andare o cosa fare. Forse I primi due mesi di viaggio poi si arriva a un punto che si vive alla giornata, si fa quello che si vuole e che se un posto mi piace rimango più del previsto.

Viaggiare non è un lavoro nè un tour de force, non devo scrivere guide nè sono obbligata ad andare in un certo posto perchè qualcuno me lo impone.

  • Cosa può insegnare un viaggio a lungo termine ed in paesi così lontani?

A sentirsi liberi e ricordarsi che noi siamo gli artefici della nostra vita, che dobbiamo rischiare perché la nostra felicità è importante

  • Qual’è la tua prossima destinazione?

Australia a fine febbraio. Concluderò il sud est asiatico a Bali e volerò direttamente ad Adelaide, dalla Nuova Zelanda poi volo in America Latina dove rimarrò sino a Ottobre 2012.

  • C’è qualcosa che ti manca in particolare dell’Italia?

Il cibo!

  • Un messaggio a coloro che stanno pensando ad un RTW?

Che il sipario si apra! Buon divertimento!

5 domande con risposta secca riguardanti il tuo viaggio 

1) Piatto preferito

Tajin Marocchino

2) Il piatto più esotico provato

Iguana ma non so se posso dirlo, sarebbe illegale 🙂

2) Il momento più magico

Alba a Bagan dall’altro di una stupa (Birmania)

3) la più grossa delusione

Isla Mujeres in Messico. Tanto decantata ma ho visto molto di meglio nei caraibi

4) Il posto più memorabile

Marakesch. Un mix di colori, odori, suoni e luci che solo i paesi arabi possono regalarci e San Blas (Panam) le isole più belle del mondo, lì ho capito che il paradiso in terra esiste

5) la persona più memorabile

Ce ne sono tante di persone memorabili. Ogni giorno è diverso quando si viaggia e ogni giorno incontri una persona che rende quel nuovo giorno memorabile.

Viaggiare per il mondo 91 giorni alla volta

E’ sempre un piacere far conoscere viaggiatori che vivono in modo indipendente, sopratutto se alla base c’è un’idea unica ed originale come quella di vivere per 91 giorni in una nazione e poi cambiare. A seguire l’intervista completa con i due nomadi digitali.

Mike viene dall’Ohio (USA) e Jurgen da Darmstadt (Germania) e sono i due ragazzi che hanno creato il blog 91 days.

Si sono conosciuti a Boston 10 anni fa, città dove entrambi vivevano e lavoravano; Jurgen è un fotografo professionista, mentre Mike gestisce un paio di siti internet, occupandosi della creazione e della programmazione.

Prima che fossero entrambi “colpiti” dalla passione per i viaggi, conducevano una vita assolutamente normale, lavorando e uscendo la sera con gli amici. Tuttavia, non erano pienamente soddisfatti del fatto di essere solo turisti, e fu così che iniziarono a concepire il viaggio sotto una prospettiva diversa: da qui nacque il concetto di ’91 giorni’

1. In che parte del mondo vi trovate in questo momento?

Al momento siamo a Palermo (Italia), la città più grande della Sicilia. Probabilmente la conoscerete come il covo della Mafia, che qui è ancora estremamente attiva. Siamo stati molto affascinati dalle fantastiche chiese, dai palazzi e dalle rovine; Palermo, così come tutta la Sicilia in generale, vanta  una Storia che risale all’epoca degli antichi Greci. La città è vivace ma al tempo stesso stressante a causa del traffico e del rumore e ci stiamo divertendo un mondo!

2. Come vi è venuta in mente ‘l’idea di viaggio’ dei 91 giorni?

Entrambi siamo sempre stati grandi viaggiatori. Prima di imbarcarci in questo progetto di viaggio, avevamo vissuto negli USA, in Germania, Irlanda, Spagna e abbiamo sempre speso buona parte dei nostri soldi facendo lunghi viaggi.

Possiamo quindi dire che siamo sempre stati grandi appassionati di viaggi; ma fu durante un lungo pranzo con tanto di vino che si accese la lampadina – ovvero che avremmo potuto viaggiare a tempo indeterminato!

Avremmo potuto mettere tutti i nostri averi in un deposito e partire per vedere il mondo, in un modo sostenibile ovviamente. Sapevamo che sarebbe stato stancante essere sempre in viaggio, ma ‘vivere’ tre mesi nello stesso luogo ci avrebbe dato una certa stabilità. Una volta che l’idea prese forma, non c’era nulla che poteva farci tentennare, e un paio di mesi più tardi eravamo già partiti.

3. Quanti paesi avete visitato dall’inizio del vostro blog e dell’idea dei 91 giorni? E quanti avete in programma di visitare?

Palermo è la nostra quinta tappa. Abbiamo iniziato nell’ estate del 2010 partendo da Oviedo (Spagna), e ci siamo poi spostati a Savannah (Georgia,USA), Buenos Aires e Bolivia. Pensiamo di viaggiare almeno per i prossimi 5 anni, il che ci permetterà di visitare circa venti paesi nuovi. Naturalmente continueremo a viaggiare fin quando ci divertiremo.

4. Volete dare qualche consiglio o dritta su come si fa ad ambientarsi in un posto nuovo?

Cerchiamo di far subito conoscenza con gente del posto, anche se Twitter rappresenta un buono strumento per ampliare le proprie conoscenze.

Generalmente è abbastanza facile incontrarsi con persone che conosco la propria città come il palmo della propria mano. In questo modo si posso ricevere ottimi consigli, e allo stesso tempo avere la possibilità di interagire con la gente del luogo, sentendosi subito a casa.

Cerchiamo inoltre di imparare la lingua del paese in cui ci troviamo, di immergerci completamente nei ritmi della nostra nuova vita e provare la cucina locale.

5. Credete che solitamente 91 giorni siano sufficienti per fermarsi in un singolo posto o talvolta avete la sensazione di voler trascorrere più o meno tempo in un luogo?

Per noi tre mesi sono la soluzione perfetta. Da un lato, è conveniente in quanto in molti paesi 90 giorni è il limite massimo per un visto turistico (non siamo particolarmente rigidi riguardo il novantunesimo giorno). D’altro canto, tre mesi sono sufficienti per acquisire familiarità con una città, ma non sono poi così tanti per iniziare ad annoiarsi.

Ovviamente ogni città è diversa dall’altra: ad esempio a Buenos Aires avevamo tantissime cose da fare e visitare, mentre in città più piccole come Savannah o Oviedo, tre mesi ci sono sembrati sicuramente sufficienti per un’esplorazione completa e dettagliata del posto.

Dedicando ad ogni paese tre mesi di tempo, abbiamo la possibilità di visitare quattro luoghi diversi ogni anno, e questo è per noi estremamente eccitante e mai eccessivo.

6. Cosa fate se dopo un paio di settimane vi rendete conto che non vi piace il posto che avete scelto, restate ugualmente o vi spostate altrove?

Finora non abbiamo mai lasciato un posto (non ci siamo mai arresi); la nostra filosofia è che quasi ogni luogo possiede abbastanza peculiarità da tenerci occupati per tre mesi, anche se dobbiamo guardare più a fondo.

Per fare un esempio, quando siamo stati per la prima volta in Bolivia, il nostro piano prevedeva di fermarci a Sucre per tre mesi. E’ una città bellissima, ma ci siamo subito resi conto che è una città molto piccola e che in realtà volevamo visitare il resto del paese. Abbiamo quindi modificato il nostro piano iniziale, fermandoci solo un mese a Sucre, spostandoci poi a LaPaz.

7. Al termine dei 91 giorni avete la sensazione di far parte della popolazione del luogo? Se si potete farci qualche esempio.

Posso dire che abbiamo sicuramente stretto legami importanti con la maggior parte dei luoghi in cui abbiamo vissuto. Anche se non possiamo definirci ‘del luogo’, di certo non siamo dei ‘novellini’, e spesso capita di conoscere la storia e le attrazioni della città molto meglio di coloro che lì ci sono nati.

Generalmente per i primi due mesi, siamo totalmente presi dall’eccitazione e dalla novità di vivere in un paese nuovo, e ogni volta troviamo un qualche particolare che ci fa vedere le cose in un modo ancora più bello.

Durante le ultime settimane, invece, iniziamo a vedere gli aspetti negativi di ogni posto. Ed è esattamente in quel momento che cominciamo a sentirci ‘del luogo’.

8. Nei viaggi che avete fatto qual è stata l’esperienza più memorabile e quella che invece volete dimenticare?

Salar de Uyuni, situato a sudovest della Bolivia, è il più grande deserto di sale del mondo, ed è lo spettacolo naturale più bello che abbia mai visto. Abbiamo fatto un tour di tre giorni e sicuramente è una delle cose che non dimenticheremo mai. Uno spettacolo stupendo e al tempo stesso particolare nel suo genere.

Devo ammettere che finora siamo stati abbastanza fortunati ad evitare situazioni spiacevoli: non siamo mai stati derubati, né ci siamo mai rotti un arto (tocchiamo ferro), ma ovviamente abbiamo avuto qualche delusione.

Io, ad esempio, sono un grandissimo appassionato di calcio, ed abbiamo avuto una terribile esperienza durante una partita dei Boca Juniors che si teneva a Buenos Aires, troppo costosa e artificiale (finta), è stata una vera delusione.

Jurgen è invece rimasto intrappolato nelle sabbie mobili durante un’escursione in Bolivia, e vi assicuro che è stata un’esperienza terrificante per lui, ma divertente (esilarante)per me!

9. Potete spiegarci quali sono gli aspetti positivi e quelli negativi di lavorare mentre si è all’estero (lavorare viaggiando) e cosa si prova ad essere indipendenti da un luogo fisso?

In primo luogo bisogna essere flessibili: se sei infatti il tipo di persona abituato a seguire una routine, ovviamente lavorare mentre si viaggia può trasformarsi in un vero e proprio incubo.

In Bolivia, ad esempio, la connessione ad internet era piuttosto lenta e discontinua, gli orari di lavoro erano al dir poco bizzarri e i cafè erano rumorosi. Mi piace pensare che siamo ragazzi abbastanza tranquilli e rilassati, ma ci sono state volte che mi sono sentito così frustrato e nervoso da voler mollare tutto.

Ma devo dire che gli aspetti positivi di questo stile di vita superano di gran lunga quelli negativi.

Per Jurgen, invece, in quanto fotografo professionista, viaggiare costantemente ha rappresentato un vero vantaggio, e di sicuro l’ispirazione non gli è mai mancata. Alla fine di ogni giorno, il solo fatto di ritrovarsi in un posto nuovo modifica tremendamente il proprio punto vista.

E’ facile portare a termine compiti noiosi, quando hai la certezza che una città meravigliosa è lì che sta aspettando di essere esplorata.

10. Quali sono i piani per i vostri prossimi viaggi, avete già fatto una lista di destinazioni per il 2012?

A dir il vero cerchiamo di non pianificare i nostri spostamenti con così tanto anticipo, per ora abbiamo scelto lo Sri Lanka come prossima destinazione, da Febbraio ad Aprile 2012. Credo che probabilmente dopo resteremo in Asia, per risparmiare sui voli, ma non abbiamo ancora idea di dove andremo.

5 domande a bruciapelo

  1. Un luogo dove avete desiderato restare più a lungo. Sicuramente avremmo voluto passare più tempo in Bolivia
  2. Qual è stato l’ambiente lavorativo che più vi è piaciuto? Quando vivevamo a Savannah avevamo una grande casa con molte stanze, inoltre l’ufficio turistico con cui collaboravamo era fantastico. 
  3. Qual è stato il cibo più strano che avete assaggiato? A Palermo, un panino con trippa e milza a pezzi. E a dir il vero non era nemmeno tanto male!
  4. Qual è stato invece il cibo più buono che avete provato? La cucina di Buenos Aires è difficile da battere. Grosse e succose bistecche, pizza al formaggio e alcuni dei gelati più buoni del mondo.
  5. Qual è stato il momento più imbarazzante che avete avuto viaggiando? Subito dopo aver corteggiato le ragazze del mercato a Sucre in Bolivia, Jurgen si è girato di colpo e ha sbattuto la faccia contro una bassa trave da soffitto. Lui è alto 1.98 e, considerando che i Boliviani sono più bassi, hanno trovato l’episodio esilarante – tutti al mercato hanno iniziato a deriderlo, indifferenti del fatto che si fosse fatto molto male!

Per saperne di più su Mike, Jurgen e i loro viaggi, seguiteli su for91days.com

Viaggiatrice solitaria in Sud America

 

Per diffondere anche in Italia il concetto di viaggio indipendente e a lungo termine, ogni mercoledì proponiamo interviste a viaggiatori ed avventurieri, persone normali che hanno deciso di seguire la propria passione e viaggiare per il mondo.

Questa settimana abbiamo l’onore ed il piacere di fare “4 chiacchiere” con Cristina, una ragazza tornata da poco da un viaggio in solitaria in sud America, raccontato anche nel suo Diario di Viaggio pubblicato su non solo turisti pochi giorni fa.

[hr]

Mi chiamo Cristina Bonzagni, sono emiliana della provincia di Bologna, ho 36 anni. Lavoro saltuariamente come educatore e comunicatore scientifico. In questo viaggio (giugno-settembre 2011) ho visitato Colombia, Ecuador e isole Galapagos.

1) Quando e perché hai deciso di partire per questo lungo viaggio in Sud America?

Ci pensavo da molto tempo in verità. Sognavo di partire senza avere ben chiara la destinazione. Poi all’inizio dell’anno ho deciso seriamente di provare ad organizzarmi e ho iniziato ad informarmi in agenzia alla ricerca di qualche offerta per la Colombia per il mese di giugno.

2) E’ stata la tua prima vera esperienza di viaggio “a lungo termine”?

Sì, fino ad ora avevo viaggiato in Italia e in Europa. Quindi è stato il primo viaggio non solo “a lungo termine” ma anche in Paesi lontani.

3) Cosa ti ha spinto a partire per così tanto tempo?

Fosse per me starei sempre in viaggio. Ci tengo sempre a precisarlo: non sono solo una turista, ho l’animo della viaggiatrice. Sono due cose diverse e voi lo sapete bene. Mi ha spinto la voglia di conoscere, di esplorare, di vivere un’esperienza forte, di quelle che ti lasciano il segno, che ti fortificano. E in effetti così è stato, ancora di più di quanto potevo sperare.

4) Hai dovuto chiedere un’aspettativa per fare questo viaggio?

Nessuna aspettativa, perché il lavoretto che stavo facendo questa primavera è terminato in maggio. Quindi in giugno, quando sono partita, ero di fatto nuovamente disoccupata.

5) Quale e’ stato il momento più bello di tutto il viaggio?  e il più brutto?

Momenti belli tantissimi, ma il primo che mi viene in mente adesso…il lancio con il parapendio dalle montagne intorno alla città di Bucaramanga in Colombia. Volare, superando al contempo le proprie paure, è stata un’emozione indescrivibile di quelle che, al solo pensiero, continuano nel tempo a farmi brillare gli occhi.

Sicuramente i momenti difficili non sono mancati ma il più brutto in assoluto nel quale mi sono sentita davvero sola è stato quando sono stata aggredita in pieno giorno nel sud della Colombia da due ragazzi che mi hanno derubata minacciandomi con un coltello.

Per qualche giorno ho avuto grosse difficoltà a camminare per la strada, terrorizzata da tutto e da tutti. Poi, piano piano, ho superato il trauma e posso dire con certezza che non sono riusciti a farmi passare la voglia di viaggiare!

6) Tra i Paesi che hai visitato quale ti ha colpito di più e perché?

Considerato il mio amore per gli animali non potevo che perdere la testa per le isole Galapagos. Ogni tanto ancora me le sogno di notte tanto mi sono rimaste negli occhi e nel cuore: quei paesaggi brulli e ultraterreni, le iguane a pochi metri da me che mi osservano sospettose, i leoni marini che dormono beati sulle panchine dei paesi, le tartarughe giganti e la loro meravigliosa perfetta lentezza.

Armonia totale fra esseri umani e animali selvatici, credo che sia davvero un posto unico al mondo.

7) Hai sempre viaggiato da sola? Hai trovato delle difficoltà nel viaggiare in solitaria?

Sì, durante questi tre mesi ho sempre viaggiato da sola, a parte un paio di giorni nei quali ho visitato la zona cafetera colombiana in compagnia di una ragazza cilena, altra viaggiatrice solitaria.

Ovviamente viaggiando soli i problemi vengono amplificati, non hai un appoggio, devi contare solo su te stesso. Pur non disdegnando buoni compagni di viaggio, mi piace viaggiare sola perché amo la libertà all’ennesima potenza e perché, in ugual misura, adoro le sfide e mettermi in gioco. Quando riesco a cavarmela e ad affrontare da sola le difficoltà che mi si presentano, la mia autostima ne trae grande beneficio.

8) Hai avuto problemi con la lingua?

Sono partita senza nessuna conoscenza della lingua spagnola e quindi ovviamente ne ho avuti, soprattutto il primo mese. Tra l’altro sono piuttosto negata con le lingue straniere e questo, per una viaggiatrice si sa, è un grosso punto debole.

Sono tornata con le basi della lingua ma soprattutto con un gran desiderio di impararla bene. Attualmente sto studiando ogni giorno da autodidatta.

9) Come ti sei preparata nei mesi precedenti la partenza per questo viaggio? 

Prima di partire ho contattato parecchie persone, sia in Colombia, sia in Ecuador per richiedere ospitalità attraverso il couchsurfing.

Negli ultimi due anni ho viaggiato quasi sempre così e questo mi ha permesso di entrare in contatto diretto con le persone del posto e di conoscere il loro modo di vivere e di pensare. In questo caso però soltanto alcuni dei contatti presi dall’Italia mi hanno poi effettivamente ospitato. Di conseguenza mi sono trovata a dover cercare le famiglie, di volta in volta, di città in città.

In totale mi hanno ospitato quindici famiglie fra Colombia e Ecuador alle quali ho alternato hotel e ostelli. Quindi posso dire che è stato quasi tutto improvvisato sul posto compresi i luoghi da visitare, anche se ero fedelmente supportata dai consigli delle mie ottime guide cartacee.

10) Secondo te, cosa ti può insegnare un viaggio di questo tipo?

Credo che un viaggio di questo tipo insegni: punto.

Le opportunità di imparare e di crescere sono infinite se si sanno riconoscere nelle esperienze che inevitabilmente si vivono ogni giorno, ogni ora.

Ad esempio si impara ad adattarsi ad ogni situazione, ad affrontare le difficoltà cercando soluzioni, a superare le proprie paure, i propri limiti. Altresì si impara ad apprezzare la diversità, che a mio avviso è la più grande ricchezza che abbiamo. E anche, perché no, si impara ad apprezzare la fatica, fisica e morale, per raggiungere un obiettivo, un traguardo.

 11) Lo rifaresti? 

Lo rifarei mille volte. Partirei domani con un biglietto di sola andata, senza neppure preoccuparmi troppo della destinazione.

Partirei ancora così, da sola, con lo zaino sulle spalle e la mente e il cuore aperti, con tutti i sensi pronti a ricevere i messaggi del mondo.  Perché si sa….il mondo è tutto da scoprire e in ogni luogo si nascondono conoscenza ed emozioni.

Continua

Libro del mese: Dalla nebbia alle nuvole

A volte non e’ facile trovare nuove letture che raccontino di viaggi, viaggiatori, avventure: spesso si finisce col scegliere libri che lasciano l’amaro in bocca, che non soddisfano, che deludono.

Ecco il perche’ della nascita di questa rubrica: ogni mese selezioneremo un libro tra quelli segnalatici dai nostri lettori, un modo per condividere, diffondere e far conoscere anche letture poco conosciute.

DICEMBRE: LIBRO DEL MESE

Per dicembre abbiamo scelto un libro che personalmente trovo molto bello, interessante sia dal punto di vista del contenuto che dello stile, una lettura molto gradevole e coinvolgente: Dalla Nebbia Alle Nuvole.

E’ la storia di due ragazzi e della loro avventura in bicicletta: da Modena al Tibet, attraverso l’Asia, per un totale di 14.000 KM. Una sfida che incuriosisce e affascina, un vortice d’emozioni e d’avventura.

Marcella e Bernardo, dopo una breve sosta a Firenze, si dirigono verso il sud Italia per salire sul traghetto che li portera’ in Albania. Proseguiranno la loro avventura attraverso la Grecia, Turchia, Iran, Turkmenistan, Uzbekistan, Kyrgyzstan e Cina, per concludere questo straordinario viaggio in Tibet.

“Dalla nebbia alle nuvole – In bici verso il Tibet racconta le strade percorse, gli incontri fatti, le difficolta’ incontrate, i momenti di gioia e di rabbia.

Una lettura consigliata non solo a coloro che amano viaggiare, ma anche a tutte le persone con lo spirito d’avventura, di liberta’.

Per maggiori informazioni sul libro Dalla Nebbia Alle Nuvole visitate il sito www.dallanebbiaallenuvole.net

L’idea assurda di libertà, le pedalate assortite agli odori della strada, un mondo circostante che balza davanti agli occhi gonfi di vento; nuvole in movimento, la lentezza che accompagna i loro corpi in quel progredire insolito, tra curve e montagne sempre più imponenti e sconosciute. Addentrarsi in realtà che sembravano impossibili anche solamente da immaginare, esplorare culture estranee al loro pensiero, vivere da nomadi, insomma una sorta di rinascita.

Parlare in farsi, in tibetano oppure in turco; visitare città dalla fama splendente e dalle cupole blu come Samarcanda o Bukhara, bagnarsi gli occhi in laghi turchesi, accarezzare montagne immense, solcare piste sabbiose, attraversare i passi delle catene montuose del Pamir, degli Alai, del Tian Shan e del Kunlun Shan, sul filo dei 4000 metri.

Bernardo Moranduzzo e Marcella Stermieri hanno percorso, ruota nella ruota, 13.923 km di fango, polvere e asfalto. Sono partiti in bicicletta il 18 ottobre del 2009 da Modena, attraversando l’Asia, per arrivare dopo un anno a Chengdu, nel centro della Cina. Dalla loro avventura è nato questo romanzo.

Bernardo Moranduzzo, è nato nel 1979 a Firenze dove si è laureato in archeologia. Vive e lavora a Modena. E’ appassionato di viaggi, montagne e bicicletta.

Vuoi consigliare un libro che ti e’ particolarmente piaciuto? Scrivi a [email protected] indicando titolo, autore e casa editrice del libro che si vuole segnalare.

Viaggiatori alle prime armi

Viaggiatori alle prime armi: ecco come eravamo nel “lontano” 2005  alla nostra prima vera esperienza di viaggio a lungo termine. Ci trovavamo in India, ad Agra, primo stop del nostro viaggio in giro per il mondo.. E’ passato qualche anno ma lo spirito e’ sempre lo stesso.

In questa nuova serie di articoli, che prende il nome di “Per il mondo con Non Solo Turisti“, rivivremo alcuni degli episodi che hanno caratterizzato il nostro primo viaggio in giro per il mondo, con consigli ed indicazioni per coloro che aspirano a diventare viaggiatori indipendenti o backpackers. Continuate a seguirci..