Da 5 anni in viaggio: i come ed i perche’

 

Come sempre ci piace proporre esperienze di vita e di viaggio concrete, di gente che ha messo da parte la paura e le incertezze per seguire uno stile di vita consono alla propria personalità. Daniele e’ da 5 anni in viaggio, come? Leggete l’intervista che ci ha mandato qualche giorno fa’:

Mi chiamo Daniele, quasi 28 anni, romano de Roma. Mi sono laureato in Scienze della Comunicazione alla Sapienza a 22 anni e a 24 ho terminato la laurea specialistica ad Urbino in Pubblicità e Marketing. In realtà ci ho vissuto solo tre mesi perché sono poi andato in Erasmus a Copenhagen. Questa esperienza la considero il km 0 del mio girovagare il mondo, che ormai dura da 5 anni. E al momento la ruota si è fermata a Berlino..

1.Stai viaggiando da 5 anni, come e perché hai deciso di intraprendere questo viaggio “a lungo termine”?

Mi è sempre piaciuto viaggiare. Da 4 anni lavoro su internet nel campo della pubblicità e marketing. E’ tutto web based. Lo posso fare da Roma, da Milano, dal deserto del Nevada o dall’Amazzonia. Quindi sono 5 anni che sono un backpacker con laptop annesso. Io non lo considero un “viaggio a lungo termine”. Ho fatto due volte il camino de Santiago e considero la vita un cammino. Non c’è bisogno di viaggiare come faccio io. L’importarsi è seguire il camino e non fermarsi.

Daniele Montemale.png  

2. Come e’ stata presa la tua decisione di partire da amici e parenti?

Alcuni mi hanno capito subito altri meno, ci sono molti che sono tuttora invidiosi (nel senso buono) e chi invece mi considera ancora un pazzo. I miei genitori? Ormai ci hanno fatto il callo. Sono felici. Ho poi molti amici di couchsurfing (attivo da 5 anni) che mi comprendono a volte più dei miei amici veri.  

3. Avevi già in mente un itinerario oppure lo scegli di volta in volta?

Non ho mai in testa un un vero itinerario ma lungo il cammino lo pianifico. Sembro una persona molto instintiva ma sono al tempo stesso razionale.  

4. A livello economico, come ti sei preparato per questa avventura? Avevi risparmi da parte oppure lavoravi / lavori mentre viaggi?

Io viaggio lavorando (e viceversa) e ho uno stile di vita abbastanza regolare. Non mi piace sprecare i soldi. Ho sempre viaggiato tramite couchsurfing. Lo considero il modo migliore per viaggiare. In primis è gratuito e in “secundis” conosci persone del posto conoscendo i luoghi dal loro punto di vista; si sono create negli anni tantissime amicizie.

Daniele Montemale.png

5. Quanti e quali paesi hai visitato durante questi anni?

Negli ultimi 5 anni? mmm, A getto posso dirti: Spagna, Portogallo, Marocco, Francia, Olanda, Belgio, Scandinavia, Estonia, Romania, Stati Uniti, Colombia, Perù, Argentina e Brasile.  

6. In quale nazione ti sei fermato più a lungo?

Negli ultimi 5 anni il posto più a lungo dove mi sono fermato (che è anche l’unico..) è Copenhagen. Un anno. Da più di 4 anni non vivo in un posto per più di 6 mesi. Questo record dovrebbe essere superato ora che sono a Berlino

 7. Quale paese ti e’ piaciuto di meno e perché?

Se sei un vero viaggiatore, non c’è nessun posto che ti piace meno. Non possono piacerti a livello personale alcune cose ma un paese non può non piacerti.

8. Quali sono i paesi che ti rimangono da visitare in questo viaggio? Il mio viaggio è la vita stessa. Spero sia un viaggio ancora molto lungo. Se vado via da Berlino penso di farmi un viaggio di un anno dal Giappone alla Nuova Zelanda.

Trekking ghiacciaio Perito Moreno

9. Hai una data ed un posto in cui pensi di fermarti e stabilirti a “tempo pieno”?

No. Pensare di fermarmi mi riesce molto difficile. Rallentare lo spero.

10. Che consiglio daresti a coloro che sognano di seguire le tue orme?

Se hanno la capacità di sopportare 6/8 ore giornaliere davanti ad un computer, potrebbero cercare un lavoro online che gli permetta un salario per viaggiare. Ma non è così facile. Oltre al lavoro ci vuole tanta determinazione. A Los Angeles lavoravo alle 3 di mattina causa fuso orario. In Amazonia avevo una connessione lentissima. Al carnevale di Rio ho lavorato mentre ero in maschera..

In viaggio da 27 anni: gli svizzeri Emil e Liliana

 

Hanno già visitato 170 Paesi e percorso più di 650 mila miglia con un budget di 30$ al giorno

Un’avventura da far impallidire anche i viaggiatori piu’ esperti: Emil e Liliana sono in viaggio dal 1984 e non si sono ancora fermati. Sono partiti dalla Svizzera all’eta’ di 42 anni per un viaggio senza ritorno, almeno fino ad ora. A bordo dell’inseparabile FJ60 Toyota Land Cruiser del 1982, hanno percorso piu’ di 650.000 chilometri, visitando oltre 170 paesi in giro per il mondo.

Questo e’ quello che puo’ venire considerato slow travel, senza fretta, fermandosi spesso e a lungo. Una mentalita’ e uno stile di vita difficile da eguagliare: in pochi trovano il coraggio di affrontare anche solo un viaggio di pochi mesi, figuriamoci abbandonare tutto e partire per un’avventura lunga 27 anni, a bordo di un’auto del 1982 🙂

Hanno stabilito anche un record difficile da battere ed iscritto nel Guinness dei primati, per il viaggio piu’ lungo in auto.

All’eta’ di 69 anni, non hanno intenzione di fermarsi: vogliono infatti toccare ogni singolo stato del pianeta. Al momento ne mancano “solo” 57: la mappa dell’interminabile viaggio dimostra come questa copia svizzera sia tenace nel superare le difficoltà e continuare con il proprio sogno e progetto.

Non mancano, nonostante l’entusiasmo e il raggiungimento di un record storico, le difficoltà che si incontrano in certi paesi nei quali e’ difficile soggiornare ed ottenere permessi di circolazione. Ma tutti questi problemi vengono sempre superati, con astuzia e perseveranza.

A breve uscira’ un’intervista su nonsoloturisti.it a questi storici viaggiatori.

 

Come fare il giro del mondo? Con un biglietto RTW

Molta gente mi chiede come sia possibile organizzare un viaggio indipendente di un anno in giro per il mondo; sono infatti ancora molte le persone all’oscuro dell’esistenza di questo modo di viaggiare, abituati alle standard 2-3 settimane di vacanze estive.

La risposta che do e’ sempre la stessa: serve un RTWT ossia un “round the world ticket”. Conosciutissimo nei paesi del nord Europa e del nord America, e’ ancora praticamente sconosciuto in Italia. E’ semplicissimo da ottenere e permette di risparmiare tempo e denaro; scopriremo come nel corso di questo articolo.

La mia prima esperienza di un viaggio RTW e’ stata nel 2006 quando da Londra, insieme a Felicity, abbiamo iniziato un’avventura di 12 mesi che ci avrebbe portato a visitare l’India, il sud est asiatico, l’Oceania e l’America per poi fare ritorno in Inghilterra. Per me comprare un RTWT e’ stato un gioco da ragazzi, essendo questo un modo di viaggiare molto diffuso nel Regno Unito.

In Italia purtroppo e’ uno strumento praticamente sconosciuto anche a viaggiatori più esperti; da qui l’idea di scrivere questo post.

 Di cosa si tratta?

E’ praticamente un biglietto aereo a tappe: si scelgono le destinazioni / paesi che si vogliono visitare durante il viaggio e le rispettive date, ed il gioco e’ fatto. Un esempio potrebbe essere: Milano, Delhi, Bangkok, Singapore, Sydney, Los Angeles, Milano. E’ un po’ come un biglietto inter rail, ma per spostamenti in aereo anziche’ in treno.

In pratica le varie compagnie aeree del mondo, hanno creato dei “Networks” o “Alleanze” tra di loro per offrire servizi esclusivi e sconti a coloro che si spostano attraverso aerei facenti parte dello stesso gruppo. Tra i servizi offerti c’e’ anche il RTW ticket.

Per esempio: Alitalia fa parte del gruppo Skyteam che comprende tra le altre Airfrance, Delta, KLM, Korean Airlines, Aero Mexico, e altre ancora.

Come funziona?

Come dicevo prima, si scelgono le città in cui atterrare e le date in cui si vuole viaggiare; con queste informazioni ci si reca presso una tradizionale agenzia di viaggio, oppure online, e si fanno dei preventivi.

I prezzi variano molto in base al periodo in cui si viaggia, al numero di scali che si vogliono fare e al numero di miglia percorse; per intenderci, un RTW ticket da Milano con fermate a Mumbai, Singapore, Los Angeles, Milano costerà molto meno che uno Milano, Mumbai, Bangkok, Singapore, Sydney, Auckland, Fiji, Tahiti, Los Angeles, New York, Milano. Meno fermate si fanno, più economico sarà il biglietto. Anche le date sono importanti: se si decide di partire il 23 dicembre anziché il 10 ottobre il prezzo sara’  maggiore, essendo la prima data vicina al Natale.

Il RTW ticket ha una validità di un anno e si possono cambiare le date dei voli a costo zero una volta partiti; invece per cambiare uno scalo verra’ fatta pagare una penale, con prezzi che possono variare da compagnia a compagnia.

Il mio consiglio e’ quello di studiare per bene il percorso ed i paesi che si vogliono visitare con largo anticipo e decidere in quali città fare scalo e in quali date. Dopodiché si contatta una delle agenzie specializzate in questo tipo di viaggi e si compra il biglietto.

Dove lo si può acquistare?

Direttamente online attraverso i networks delle varie compagnie aeree:

SkyTeam, di cui fanno parte Aeroflot, Aeromexico, Air Europa, Air France, Alitalia, China Eastern, China Southern, Czech Airlines, Delta Air Lines, Kenya Airways, KLM, Korean Air, TAROM, Vietnam Airlines

Star Alliance, di cui fanno parte Air Canada, Lufthansa, Scandinavian Airlines, Thai Airways International and United Airlines e altre ancora che trovate sul sito della Star Alliance,

One World, a cui fanno capo American AirlinesBritish AirwaysCathay PacificFinnairIberiaJAL Japan AirlinesLANMalév Hungarian AirlinesMexicanaQantasRoyal Jordanian AirlinesS7 Airlines

Un’altro modo e’ chiamare direttamente una delle agenzie di viaggio elencate qui sotto; sfortunatamente sono tutte straniere, ma non fa alcuna differenza in quanto il biglietto verra’ spedito direttamente a casa vostra. Inoltre sono protette da organi governativi che ne controllano l’operato.

– One world  anche in lingua italiana

STA Travel agenzia di viaggi per giovani con uffici in tutto il mondo.

Flightcentre con diverse agenzie sparse per tutto il Regno Unito

– Round the world ticket sito in cui si puo’ pianificare (e comprare) il RTW ticket

Virgin Atlantic compagnia aerea specializzata anche in RTW

Travel Nation agenzia molto pubblicizzata e consigliata in rete

Round the world flights permette di creare un itinerario direttamente online con relativi costi

KLM come per Virgin Atlantic, organizza anche RTW tickets

Suggerimenti prima dell’acquisto?

1- Decidere l’itinerario utilizzando i siti sopra indicati; in questo modo si possono confrontare anche i costi e le varianti offerte dalle diverse compagnie. I prezzi possono variare molto, per cui vale la pena spendere un po’ di tempo nella ricerca in quanto si può risparmiare anche il 20-30% sul prezzo finale.

2- Come accennato in precedenza, il costo varia in base anche al numero di scali: meno scali si fanno piu’ economico sara’ il prezzo del biglietto.

3- Controllare bene i costi in caso di cambio di itinerario una volta partiti; chiarire da subito cosa e’ compreso (e non) nel prezzo del biglietto

4- Io consiglio sempre di partire da Londra: in primo luogo perche’ il prezzo del RTW ticket e’ piu’ basso rispetto ad una partenza da Milano per esempio, e due perche’ si evita di dover mettere la marca da bollo di €40 sul passaporto, obbligatoria se si parte dall’Italia per un paese non Europeo.

Il costo?

Come dicevo prima i prezzi possono variare molto in base a diversi fattori; si parte comunque da un minimo di €1200, con partenza dall’Inghilterra, pochi scali e viaggiando fuori da periodi festivi.

Regole e condizioni:

  • Limite massimo di 16 tratte per biglietto che bastano e avanzano, credetemi.
  • Tutti i biglietti (escluso OneWorld Explorer) hanno un limite di miglia percorse che va dalle 26.000 alle 40.000: sono tantissimi per cui anche qui nessun problema, nella grande maggioranza dei casi ovviamente.
  • Il biglietto ha validità di 1 anno a partire dal primo volo.
  • L’ultimo volo del biglietto RTW deve riportare nello stesso paese dal quale si è partiti
  • Che si scelga di andare verso est o verso ovest, non si puo’ cambiare direzione una volta acquistato il biglietto, per cui studiate bene il percorso da fare.
  • L’itinerario deve essere definito al momento dell’acquisto del biglietto; come detto prima sono permesse variazioni di date senza pagare (ma non sempre) mentre il cambio di scali viene fatto pagare.
  • Molto importante: non e’ permesso cancellare o saltare una tratta del viaggio, altrimenti l’intero biglietto verra’ annullato. Per esempio: se nel biglietto c’e’ il volo Delhi – Mumbai, non e’ possibile decidere di non salire sull’aereo e prendere il treno per esempio, in quanto l’intero biglietto verra’ annullato, inclusi tutti i voli restanti. Per questo e’ fondamentale decidere con attenzione i posti da visitare e in cui fare scalo aereo.
In conclusione, il RTW ticket ha cambiato e rivoluzionato il modo di viaggiare: viene usato da migliaia di persone ogni anno e permette a chiunque di fare un giro del mondo a prezzi modici rispetto a biglietti aerei tradizionali.
Per maggiori informazioni, consigli, aiuto nell’acquisto, scrivete a [email protected] – saro’ lieto di aiutare e consigliare chiunque avesse bisogno.

Da Venezia al Costa Rica: cosi Alex ha mollato tutto!

Questa settimana vi proponiamo l’intervista ad Alex, veneziano d’origine, che da 6 anni vive e lavora a tempo pieno in Costa Rica.

Introduzione:

Mi chiamo Alex Bidorini, ho 40 anni, di cui 34 vissuti a Venezia, mia città natale, e 6 qui in Costa Rica. Sono laureato in architettura, ma negli ultimi anni in Italia lavoravo come macchinista in produzioni cinematografiche e come assistente di produzione in eventi e manifestazioni culturali.

Alex

1) Quando hai deciso di “cambiare vita” lasciando l’Italia?

Il tipico sogno nel cassetto di andare a vivere ai tropici, con un chiosco in spiaggia all’ombra delle palme, mi è venuto probabilmente la prima volta che ci sono stato, nel sudest asiatico, una ventina d’anni fa. Ho avuto la fortuna di viaggiare molto in vita mia e con il tempo mi son reso conto che il sogno non era poi così irrealizzabile e che poteva diventare realtà

2) E’ stata una decisione difficile quella di cambiare vita e lasciare l’Italia?

Sinceramente no, è stata una decisione che ho preso abbastanza in fretta e senza pensarci su più di tanto. Forse proprio questa sorta di incoscienza mi ha aiutato nella decisione

3) Perché hai scelto proprio il Costa Rica come tua nuova casa?

Il Costa Rica è senza dubbio un paese meraviglioso dal punto di vista geografico e per la mentalità e la gente che ci vive, molto ha comunque aiutato la lingua spagnola, che per noi italiani è un po’ più semplice da apprendere e capire, e la sicurezza politico-economica

Playa Grande

4) Come e’ nata l’idea di aprire un Lodge (o B&B)? Avevi qualche esperienza nel settore?

Playa Grande è ancora molto poco sfruttata ed attrae ogni anno più turisti per via delle splendide onde da surf e per essere uno dei centri d’annidamento della tartaruga Baula più importanti del Pacifico Orientale. Vi comprai un pezzo di terra non appena arrivato e pensai di progettarci il “Sol y Luna Lodge”. Senza dubbio il fatto di parlare 4 lingue e di aver vissuto più di 30 anni a strettissimo contatto con i turisti (a Venezia…) mi ha facilitato le cose…

5) Perché proprio la spiaggia “Playa Grande”?

A Playa Grande ci son arrivato la prima volta per via di un insieme di stranissime circistanze. L’impressione era quella di una forza maggiore che dall’alto mi spingeva verso questi lidi. Ho subito pensato fossero i miei genitori che erano mancati svariati anni prima. Ed ho trovato un posto che trasmetteva esattamente quella pace e tranquillità che cercavo. Mi son quindi lasciato guidare dal destino. Oltretutto, essendo praticamente quasi tutta parte di un Parco Nazionale, so che resterà così ancora per molto molto tempo…

Playa Grande

6) Hai mai avuto dei momenti in cui ti sei chiesto “ma che ci faccio qui”?

Hai voglia! Soprattutto all’inizio c’erano dei momenti, magari durante la bassa stagione, nel periodo delle piogge, quando ancora si hanno pochi conoscienti, che mi domandavo più che altro “ma ho fatto la sceclta giusta? Ho fatto bene?”. Ben presto ho però trovato il sitema per farmi passare qualsiasi dubbio e rispondermi “altrochè bene che ho fatto a venire qua!!”: basta accendere Rai International e guardarsi una mezz’oretta di un telegiornale nostrano…

7) Ti manca qualche cosa in particolare dell’Italia?

Fondamentalmente mia sorella e gli amici, anche se grazie ad internet, al giornod’oggi, le distanze si son notevolmente ridotte.

Di fatto ci tornerei più spesso se fosse più vicina, ma solo per brevi periodi. Dopo un po’ non vedo l’ora di tornare qui

Guest House

8) Che suggerimento ti senti di dare alle persone che vorrebbero cambiare vita ma non hanno il coraggio di farlo?

Il passo sembra molto più lungo di quello che poi effettivamente è: l’importante è mantenersi occupati fin da subito ed in men che non si dica ci si trova completamente integrati ed a proprio agio

9) Per quelli che sognano di trasferirsi proprio in Costa Rica, che consigli daresti? Cosa devono sapere su questo paese prima di fare il grande passo?

I consigli che posso dare sono fondamentalemente due e credo valgano comunque per qualsiasi posto al mondo dove ci si voglia trasferire: passarci prima un periodo, anche corto, per vedere se è effettivamente ciò che stiamo cercando ed apprenderne la lingua

Hut

5 domande con risposta secca:

1) Il tuo posto preferito (Costa Rica)

Ovviamente Playa Grande…

2) L’angolo del Costa Rica ancora sconosciuto al turismo di massa

La Penisola di Oca

3) Il più turistico

Jacó e Tamarindo

4) Periodo migliore per visitare il CR

Da novembre a maggio

5) ed il peggiore

Settembre ed ottobre

Sfortunatamente non abbiamo incontrato Alex durante il nostro viaggio in Centro America all’inizio del 2011, ma sono sicuro che si presentera’ una nuova occasione in futuro: sarebbe stato un piacere fargli qualche domanda di fronte ad una birra ghiacciata sulla bellissima spiaggia di “Playa Grande”…

La pagina di Alex

467 giorni per un giro del mondo via terra

 

Eddy Cattaneo e’ un “ragazzo” di 40 anni originario di Bergamo (ma genovese d’adozione) il quale un bel giorno decide di partire per un giro del mondo (come e’ successo anche a me del resto) con l’idea di completarlo senza salire su nessun aereo.

“Non è stata la mia prima esperienza” racconta Eddy Cattaneo, protagonista di questa avventura: “dopo il diploma ho fatto un tour dell’Italia in sacco a pelo e finita l’università ho viaggiato per l’Europa dormendo nella mia auto”. A 40 anni una nuova esperienza: lascia il lavoro, la casa sul mare e parte per un giro del mondo che durera’ 467 giorni.

Quella che segue e’ un’intervista rilasciate per gli amici di non solo turisti.it:

Mi chiamo Eddy Cattaneo, ho 42 anni, sono nato a Ciserano, provincia di Bergamo e dopo la laurea in Ingegneria Ambientale mi sono trasferito in riviera ligure, a Recco, provincia di Genova.

L’idea che di avevo prima della partenza era un giro del mondo fatto senza prendere aerei, tutto via terra, e quindi l’inizio e la fine coincidono, da Ciserano a Ciserano. Ho percorso 108000 km in 467 giorni senza nessun motivo razionale, solo il desiderio di un bambino che voleva vedere ogni foto dell’atlante.

Come e’ partita l’idea di fare un giro del mondo via terra, ovvero senza prendere mai un aereo?

E’ una febbre, non un’idea razionale, una malattia che non guarisce e, ciclicamente ritorna. Per farla passare devo andare, partire, lasciare tutto e andare. Questo e’ il mio terzo grande viaggio, dopo l’Italia in sacco a pelo vent’anni fa e dieci anni fa l’Europa girata per quasi un anno in macchina, dormendo e mangiando in una vecchia Golf, senza mai rimanere una notte in ostello ma solo ospitato qua e la’ da amici.

Una febbre che e’ tornata nel 2008, per il mondo stavolta. Avevo un lavoro che mi piaceva, a tempo indeterminato, una casa vicino al mare e una compagna. Ma dovevo partire, un chiodo fisso che non mi lasciava vedere oltre questo viaggio intorno al mondo. Ho chiesto l’aspettativa, negata, e quindi mi sono licenziato. Visto che lasciavo tutto, mi sono preso in cambio tutta la strada possibile. Non avevo limiti di spazio ne’ di tempo e ho deciso di fare il giro del mondo senza prendere aerei, per calpestarlo tutto, senza saltare dei pezzi o barare, tra virgolette, volando.

Il blog nasce pochi giorni prima di partire, come modo semplice per far sapere ai miei, ogni qualche giorno, che ero vivo e continuavo ad esser vivo e ogni tanto mettere in rete qualche immagine. Poi la voce di questo progetto si e’ sparsa e quando sono tornato a casa si e’ trasformata in libro grazie ad alcune persone di Feltrinelli che seguivano il blog

Prima di partire avevi gia’ fissato una data di rientro in Italia?

Assolutamente no, nessun limite di tempo

Ti eri preparato un itinerario dettagliato prima della partenza oppure decidevi di volta in volta?

Nessun itinerario dettagliato, quando ho deciso di fare il viaggio senza volare ho solo controllato che fosse possibile. Attraversare frontiere ti costringe a conoscere quali paesi sono in guerra tra loro, le difficoltà diplomatiche, etc. Una volta che ho visto che almeno un percorso era possibile, sono partito, decidendo in maniera molto fluida il tragitto, lasciandomi trasportare da eventi e consigli.

Hai avuto momenti in cui hai pensato: ma cosa ci faccio qui? e momenti in cui hai pensato di tornare a casa?

No, mai.

Come e’ stata presa la tua decisione di partire dai tuoi amici / parenti?

Dagli amici benissimo, anzi, sono stato spronato. Dai genitori malissimo, non ci potevano credere che di nuovo stavo per ripartire senza sapere quando sarei tornato.

Quale e’ stato il momento più bello di tutto il viaggio?  e il più brutto?

Per il piu’ bello e’ davvero impossibile rispondere…sono tanti…alcuni giorni in bici nel deserto di Atacama in Cile, un’alba circondato da una corona di vette himalayane in Nepal, l’arrivo, dopo 3 giorni navigando sul Niger, la mattina presto a Timbuktu con il canto del muezzin….

Il piu’ brutto quando ho deciso di tornare. Sul primo bus verso Ciserano, preso da Timbuktu in direzione Bamako, ho subito l’unico incidente di tutto il mio giro, ci siamo capovolti nel mezzo del Sahel e qualcuno e’ stato gravemente ferito. Io ho sbattuto la testa contro il finestrino, il finestrino contro la terra e mi sono ritrovato sepolto da una quarantina di persone, impregnato di gasolio. Per 450 giorni non mi era mai capitato un incidente e proprio quando decido di tornare a casa mi ritrovo in pericolo di vita. Ho pensato che forse era meglio rimanere a viaggiare.

Tra i paesi che hai attraversato quale ti ha colpito di più e perché? 

A me piace tutto, ogni posto ha lasciato in me emozioni diverse per varie ragioni. Per i paesaggi la Patagonia, l’Amazzonia, le montagne del Karakorum in Pakistan o l’Annapurna in Nepal, le Ande boliviane, i deserti del Rajasthan, l’Atacama cileno e del Sahara mauritano. Per l’architettura le madrasse e i minareti da mille e una notte sulla via della seta in Uzbekistan, i templi indu’ o le moschee di fango in Mali e Burkina Faso. Citta’ come Rio de Janeiro in Brasile, Cartagena in Colombia o Varanasi in India non possono non affascinare per la gente e gli incontri. E poi la cucina, quella Thai, quella peruviana, uzbeka…tutto !!!

Hai mai pensato di fermarti a tempo indeterminato in una nazione?

No mai, fin dall’inizio mi era molto chiaro che sarebbe stato un giro, con il punto iniziale che doveva coincidere con quello finale.

Questo viaggio e’ stato quasi interamente in solitaria: ti e’ mancato un compagno di viaggio o una persona con cui condividere momenti/esperienze?

In realta’ ho viaggiato molte volte in compagnia di altre persone, amici, amiche, compagnie di ragazzi e a volte con ragazze con le quali e’ nato un rapporto intimo stretto. Adoro viaggiare con qualcuno, condividere la strada e’ come amplificare le sensazioni, vederle specchiate nell’altra persona che cammina con te. Viaggiare da solo non mi pesa affatto, anzi a volte e’ proprio una necessita’, guardarsi dentro e cercare di vedersi da fuori, le reazioni nelle circostanze piu’ insolite.

Ti e’ mancato qualcosa dell’Italia durante questi mesi passati in viaggio? 

No, niente, tanto sapevo che al ritorno tutto sarebbe stato li’, come prima.

Continua

Nicola da Asolo all’Outback in Australia

 

Vi proponiamo il racconto di Nicola, un ragazzo che non ha voluto compromettere la propria vita, decidendo un bel giorno, di partire e seguire il proprio sogno. Quella che segue e’ la sua bellissima storia:

Arriva un momento in cui capisci di dover dedicare un po’ di tempo a te stesso astraendoti dalla routine giornaliera. Una decisione di questo tipo spesso implica scelte difficili e talvolta prive di senso agli occhi degli altri, o senza un punto di arrivo. E così è stato per il mio viaggio nel continente australiano.

Mi chiamo Nicola, nato ad Asolo, grazioso borgo del nordest, dove sono cresciuto tra vigneti e capannoni. E’ il Veneto che produce e spinge in alto il pil, come si dice dalle mie parti, perlomeno fino a quando la “locomotiva” non ha cominciato a rallentare. Ho concluso gli studi universitari e dopo un’esperienza di lavoro a Milano, ho deciso che era arrivato il momento giusto per un grande viaggio on the road , da troppo tempo rinviato.

Bullo River

I preparativi prima della partenza sono stati pressoché nulli: ho contattato un paio di amici già in Australia da tempo per avere alcune informazioni generali, ho richiesto il WHVisa ed acquistato il biglietto aereo di sola andata. Tutto questo nell’arco di pochi giorni.

Partito da Milano con qualche timore, sono arrivato in Australia con un migliaio d’euro in tasca e l’obiettivo di mettermi alla prova per superare un periodo sterile, che rendeva le mie giornate assolutamente vuote.

Rileggendo i post pubblicati da altri italiani, che hanno scelto un modo nuovo di vivere, ho notato più di una volta la forte enfasi nella dicotomia turista vs viaggiatore. Una distinzione che condivido a pieno e della quale ero consapevole prima della mia partenza.

Bullo River

Credo che l’idea di non voler controllare ogni cosa e’ forse la condizione essenziale che distingue il viaggiatore dal turista. L’incontro casuale che fa perdere il controllo è l’elemento distintivo del viaggiatore perché l’imprevedibilità suscita nuovi interrogativi, apre nuovi scenari e talvolta stravolge completamente l’itinerario.

Di questi incontri credo di averne fatti più di uno ed ognuno ha dato vita a nuove esperienze che ricorderò sicuramente nei miei racconti. L’ultimo di questi mi ha portato in un luogo assolutamente fuori dal mondo dove mai avrei immaginato di finire.

Un luogo come Bullo River disperso nell’Outback australiano a 75 km dalla prima strada asfaltata e tre ore dalla prima pompa di benzina. Un puntino minuscolo in una proprietà ampia quasi quanto la Valle d’Aosta: dove la posta è recapitata per via aerea e il “flying padre”, una sorta di sacerdote-psicologo, ci fa visita mensilmente con il suo apparecchio biposto.

La cattle station Bullo, che nella lingua aborigena locale significa “farfalla”, e’ un luogo impervio ed  isolato dove cattle musters, mandrie di bestiame, natura selvaggia e spazi immensi ricordano paesaggi da pellicola.

Bullo River

E’ un luogo in cui la vita si fonde al lavoro, il sudore si mescola alla polvere rossa e il sole e’ così tagliente che lacera il viso. Qui la vita scorre lentamente e tutto è dettato dalle ore di luce: la sveglia è all’alba perché il lavoro comincia alle prime ore del mattino, quando l’erba è ancora bagnata e gli incontri con la vita del bush sono sempre una nuova emozione. Totalmente estranei alla società non abbiamo copertura telefonica, ma solo l’accesso a internet che a singhiozzo ci permette di cogliere qualche novità dall’esterno.

Funziona tutto come in una piccola comunità: gli uomini si occupano del bestiame, le donne seguono la manutenzione della casa, la maestra insegna ai piccoli, che altrimenti non potrebbero andare a scuola, e i bambini a loro volta fanno impazzire tutti con scherzi e giochi di ogni genere.

Bullo River

La cosa che più mi colpisce, ma al contempo mi affascina, è la quantità di conoscenze ed abilità che si condensano in uno spazio così piccolo. Qui non esiste l’iper-specializzazione dei ruoli della società “civilizzata” perché tutti sanno fare di tutto: se collassa la cinghia del motore si sostituisce, se è necessario sistemare l’antenna satellitare si interviene, se bisogna ferrare un cavallo ecco fatto, quando è necessario riempire il congelatore si macella un animale. Sembra tutto così semplice ma allo stesso tempo così complesso, che sorgono spontanei molti interrogativi sulla normale vita nella cosiddetta “società civile”.

Eccomi qui nel Northen Territory, primo italiano a spingersi fino in questo luogo per lavorare con questa bizzarra comunità. Sono consapevole che a momenti sarà difficile, e talvolta le giornate interminabili, però è qui che voglio trascorrere i miei prossimi tre mesi da viaggiatore australiano prima di un nuovo incontro.

A breve l’intervista completa a Nicola

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