Zanzibar è un’isoletta bagnata dall’Oceano Indiano, al largo della costa africana e come tutto l’arcipelago omonimo appartiene alla Tanzania. È una meta molto apprezzata e per molti mesi all’anno è collegata all’Italia da voli charter, ma non durante le stagioni delle piogge (marzo-giugno e ottobre-gennaio).
Appena si sbarca dall’aereo ti accoglie il tipico caldo africano, l’aeroporto è molto spartano e i bagagli vengono ammassati in una stanza piuttosto piccola e affollata. Ogni passeggero deve trovare il suo, a volte qualche volontario si offre di urlare a gran voce il nome scritto sull’etichetta per cercare, invano, di velocizzare la procedura. Un nuovo aeroporto è in costruzione.
Sono anche questi episodi così strambi che fanno capire dove ci troviamo, in Africa. L’importante è prendere tutto con leggerezza e un sorriso ed è proprio azzeccato il ritornello tanto in voga qui come pure in Kenya: jambo hakuna matata, “ciao tutto bene”. Questo motivo lo sentirete spesso, sarà la colonna sonora del vostro viaggio, assieme a pole pole (“piano piano”) sta proprio a indicare i ritmi rilassati associati allo stile di vita comune in questa parte del mondo.
Stone Town è la città vecchia (Mji Mkongwe in swahili) della capitale dell’isola, Zanzibar City. Si tratta di una cittadina molto affascinante, con un aspetto a tratti decadente. Nel suo dedalo di stretti vicoli vedrete bellissimi portoni in legno lavorato, fabbricati in Oman, negozi di antiquariato, souvenir, qualche hotel e ristoranti dall’aspetto retrò, e locali con terrazze panoramiche, affollati ogni giorno durante l’ora del tramonto. Sorseggiando una bevanda fresca si ammira il sole infuocato che scompare all’orizzonte e tinge tutto il cielo di rosso… il famoso tramonto africano.
A partire dal tardo pomeriggio sul lungomare vengono allestite bancarelle alimentari. Il Palazzo delle Meraviglie ha un’importanza storica perchè fu il primo edificio di Zanzibar ad avere la corrente elettrica. Il compianto leader dei Queen, Freddie Mercury, trascorse parte della sua infanzia sull’isola.
Le spiagge di Zanzibar sono lunghe, la sabbia è di un bianco accecante e fine come borotalco, contrasta con il turchese del mare, l’acqua è talmente limpida che si vedono le stelle marine sul fondale. Le spiagge in prossimità delle strutture turistiche sono attrezzate con massicce sedie a sdraio in legno e ombrelloni di makuty. In altre invece vi pascolano le mucche in libertà, rendendo il soggiorno balneare più pittoresco.
La più famosa è Kiwengwa, occupata da villaggi vacanze. Invece Paje e Jimbiani sono più spartane, con un’atmosfera caraibica.
Un fenomeno particolarmente evidente sull’isola è la bassa marea: in alcuni momenti della giornata l’acqua del mare si ritira di parecchi metri e consente di fare piacevoli passeggiate al largo oltre ad ammirare le donne impegnate a raccogliere le alghe. A nord dell’isola il ciclo di alta e bassa marea è meno evidente, ed è proprio lì nord che ho visto lussuosi alberghi con lunghi pontili sospesi fra cielo e mare, molto scenografici.
Per quanto concerne l’alloggio si può scegliere fra villaggi turistici all inclusive, piccole strutture a gestione locale, altre gestite da espatriati e anche case in affitto.
Le escursioni consigliate…
Jozani Forest: vi addentrerete a piedi nel parco per vedere le simpatiche scimmiette colobi rossi, endemiche di Zanzibar.
Nakupenda è una paradisiaca striscia di sabbia soffice e candida che appare e scompare secondo gli umori del mare, circondata da acqua cristallina, la raggiungerete a bordo di un dhow, tipica imbarcazione utilizzata anche in Oman e negli Emirati Arabi.
La fossa degli schiavi è una buca sotterranea dove venivano ammassate le vittime prima di essere trasportate altrove via mare, purtroppo questa è una triste piaga che affligge il passato di Zanzibar.
Inoltre c’è anche la possibilità di vedere delfini, testuggini giganti originarie delle Seychelles, ammirare la barriera corallina e praticare kitesurf. E poi sull’isola crescono rigogliose le spezie e visitare una piantagione è un viaggio sensoriale fra profumi e colori: sarete ammaliati da zenzero, chiodi di garofano, cannella, curcuma, cardamomo e molte altre.
Per chi ha tempo e un budget più corposo, con un aeroplanino si può raggiungere la terraferma e partire per qualche giorno di safari.
Fino ad oggi ho visitato due parchi, lo Tsavo e il Masai Mara. Entrambi si trovano in Kenya. Ho visto tutti e cinque i big five – leone, elefante, bufalo, leopardo, rinoceronte – e consiglio a tutti di regalarsi almeno una volta nella vita un’esperienza così magnifica, completa e appagante. Poter vedere gli animali della savana muoversi in completa libertà ed essere ospiti nel loro habitat è un vissuto che lascia un segno indelebile che mai potrete dimenticare.
Tornando a Zanzibar… è facile essere avvicinati sulla spiaggia dai beach boys, ovvero ragazzi del posto che propongono escursioni. Io le ho fatte tutte con loro perché trovo giusto favorire la mano d’opera locale e mi piace entrare in contatto con la realtà autentica che loro conoscono bene. Non posso però garantire che ogni beach boys presente sull’isola sia serio e affidabile, quindi fatevi guidare dal vostro intuito e dai pareri di altri viaggiatori che incontrerete. Il prezzo richiesto è sempre negoziabile e suggerisco di non pagare mai in anticipo.
Spostandosi da una zona all’altra dell’isola avvolti dalla vegetazione lussureggiante scorgerete piccoli villaggi fatti di baracche. I bambini vi guarderanno con stupore per il colore bianco della pelle, ed è un gesto gradito portare loro qualche regalo, per esempio materiale scolastico o vestiti.
L’artigianato locale è molto ricco, gli abitanti di Zanzibar sono bravissimi a lavorare il legno e a dipingere, i dipinti naif tinga hanno come ispirazione l’Africa, i suoi paesaggi, gli animali e i Masai. Altri articoli interessanti sono le collanine e i bracialettini di perline colorate, le borse da spiaggia in fibra naturale intrecciata e i tessuti sgargianti con scritte decorative in lingua swahili, utilizzati per gli abiti femminili.
Sulla spiaggia simpatici venditori ambulanti vi proporranno ogni sorta di souvenir. Anche se a volte possono sembrare insistenti cercate di instaurare con loro un dialogo pacifico. Alcuni sono di origine masai e provengono da Arusha, e sono moto attratti dagli usi e costumi occidentali e dal progresso. Chiaccherare con loro si rivelerà un momento di scambio e arricchimento reciproco.
Jambo e hakuna matata!
Infrormazioni pratiche
- Per visitare l’isola è richiesto un visto d’ingresso e lo si può facilmente ottenere in aeroporto.
- Dollari ed euro sono le monete più apprezzate, le mance sono molto gradite e dietro ai sorrisi delle persone in realtà si cela uno stile di vita molto povero.
- Si raccomanda di partire con repellente per le zanzare.
- Durante la visita a Stone Town si raccomanda un abbigliamento sobrio, l’isola è a maggioranza musulmana.
- Se volete muovervi in completa autonomia e spendendo poco, i mezzi di trasporto più comuni sono i dalla dalla (deriva da dollar) ossia affollati furgoncini collettivi. Date un colpo sulla carrozzeria per indicare all’autista che dovete scendere.
Foto di copertina by Sas & Rikske
Sono Anna, un’instancabile e insaziabile viaggiatrice convinta che la vita vada vissuta al 100 per cento. Paesi visitati fino adesso oltre 80, ma non ho ancora esaurito l’entusiasmo, l’energia e la curiosità di esplorarne altri, spesso in solitaria.