Visitare Khiva: guida completa alla città più incantata dell’Uzbekistan

Nonostante avessimo già visto luoghi meravigliosi in Uzbekistan, nulla ci aveva preparato alla magia che ci avrebbe accolto a Khiva. Entrare tra le sue mura è stato come varcare la soglia di un’altra epoca: un viaggio nel tempo, verso un Oriente che credevamo esistesse solo nelle favole.

Khiva è magia.
Khiva è storia.
Khiva è un sogno d’argilla e turchese incastonato ai margini del deserto di Kyzylkum.

Abbiamo trascorso un’intera giornata dentro le sue mura, guidati da una giovane ragazza uzbeka che parlava un italiano perfetto, appassionata e sorridente. Con lei ci siamo lasciati incantare da ogni pietra, ogni portone scolpito, ogni silenzio che sembrava raccontare leggende antiche.

Entrare a Khiva: come aprire un libro di fiabe orientali

Arrivare a Khiva è stato come smettere di correre. Dopo giorni di spostamenti e strade polverose, ci siamo ritrovati davanti alle mura di Ichan Kala, la città interna, patrimonio UNESCO e autentica capsula del tempo.

Ci siamo fermati, in silenzio. Il caldo del deserto pizzicava la pelle, l’aria era immobile e carica di polvere dorata. Davanti a noi, minareti color giada si alzavano verso il cielo terso. Era mattina presto, e la luce radente faceva brillare i mattoni come rame antico.

Khiva ci ha subito rapiti.

 Ichan Kala

Kalta Minor: il minareto incompiuto più affascinante d’Oriente

La nostra visita è iniziata con una delle immagini più iconiche: il Kalta Minor, il “minareto corto”, che in realtà non è mai stato completato. Doveva essere il più alto dell’Asia centrale, ma il progetto si interruppe all’improvviso. Ci siamo avvicinati per ammirare da vicino le sue maioliche verdi e blu, lucenti al sole, così perfette da sembrare smalto. In quel momento, abbiamo capito: qui ogni angolo racconta una storia interrotta, ogni bellezza ha qualcosa di misterioso.

 Kalta Minor

Madrasa di Muhammad Amin Khan: la porta monumentale di Khiva

Accanto al Kalta Minor si erge l’elegante Madrasa di Muhammad Amin Khan, un edificio imponente che ci ha dato il benvenuto con il suo portale monumentale decorato in modo sontuoso. Qui un tempo studiavano teologia e scienze decine di studenti, e oggi le stanze sono visitabili, alcune ospitano piccoli negozi artigianali. Camminando nei suoi cortili ci siamo immaginati il suono delle lezioni, il fruscio delle vesti, il ritmo della vita di un tempo.

Muhammad Amin Khan

Kunya Ark: la cittadella nella cittadella

Abbiamo poi visitato il Kunya Ark, l’antica fortezza reale. È stato come entrare nei quartieri privati di un khan. Il cortile centrale, ombreggiato da una tettoia in legno intagliato, ci ha offerto un momento di frescura e silenzio. Nelle sale decorative, le piastrelle turchesi si alternano a motivi geometrici, e l’immaginazione galoppa: ricevimenti, incontri di corte, momenti di potere e intrighi di palazzo.

Kunya Ark

Tash Khauli: il palazzo delle mille stanze

Il Tash Khauli ci ha lasciato senza parole. Un vero palazzo delle meraviglie. “Casa di pietra”, ma dentro è un’esplosione di colore, mosaici, nicchie, legni intagliati. Ogni angolo è pensato per stupire. Ci siamo persi nel dedalo dei cortili, nel harem, tra stanze affrescate e porte decorate con maestria. La nostra guida ci ha raccontato delle mogli del khan, delle feste sontuose, delle notti d’estate nelle terrazze aperte. Ogni parola aggiungeva fascino a un luogo già incantato.

Tash Khauli

Pahlavon Mahmud: il poeta guerriero trasformato in leggenda

Nel cuore della città vecchia si trova il Mausoleo di Pahlavon Mahmud, il luogo più spirituale e silenzioso della giornata. Abbiamo tolto le scarpe, camminato a piedi nudi sulle piastrelle fredde, e respirato l’incenso che impregnava l’aria.

Pahlavon Mahmud non era solo un lottatore leggendario, ma anche un poeta e filosofo. La sua tomba è oggi meta di pellegrinaggio. Il blu intenso della cupola, le pareti rivestite di maioliche preziose, l’atmosfera mistica ci hanno toccato il cuore.

Pahlavon Mahmud

Moschea Juma: la foresta di colonne

Se dovessimo scegliere un solo luogo per spiegare la magia di Khiva, sarebbe la Moschea Juma. Al suo interno, 213 colonne di legno scolpite a mano creano una vera e propria foresta sacra. Il silenzio era avvolgente, interrotto solo da qualche goccia che cadeva da un tetto in legno antico. Ogni colonna è diversa: alcune datano al X secolo. Lì dentro, il tempo non esiste più.

Moschea Juma

Islam Khodja: il minareto più alto… e la vista più emozionante

Con un po’ di coraggio (e fiato), abbiamo affrontato la salita al minareto della Madrasa di Islam Khodja, il più alto di Khiva. I gradini sono stretti, ripidi, e la luce filtra appena. Ma la fatica viene premiata da una vista mozzafiato: tetti in argilla, cupole turchesi, cortili nascosti, il deserto all’orizzonte.

Ci siamo fermati lì, sospesi tra cielo e storia, in silenzio.

Islam Khodja

I luoghi del commercio: caravanserragli e bazar

Abbiamo poi esplorato il Caravanserraglio di Allakuli Khan e il Bazar annesso, oggi trasformati in mercati dell’artigianato. Stoffe ricamate, cappelli tradizionali, piatti in ceramica blu e bianca: abbiamo contrattato sorridendo, toccato le trame ruvide dei tappeti, annusato spezie che ci ricordavano la nostra infanzia.

Ogni oggetto sembrava raccontare un viaggio lungo la Via della Seta.

Caravanserraglio di Allakuli Khan

Piccoli gioielli nascosti: mausolei e madrase silenziose

Tra le sorprese della giornata ci sono stati i luoghi meno noti ma di grande fascino:

  • Il Mausoleo di Saiyd Allauddin, piccolo e raccolto, con atmosfere intime e spirituali.
  • La Moschea Bagbanli, che ci ha accolto con la sua semplicità e l’odore caldo del legno.
  • La Madrasa di Alla Quli Khan, con i suoi archi eleganti e il silenzio che ci ha permesso di sostare e ascoltare il respiro della città.

Suoni, luci e colori: l’anima di Khiva

A fine giornata, abbiamo capito perché Khiva rimane nel cuore. È per i suoni ovattati delle moschee, il profumo del pane appena sfornato, le luci dorate del tramonto che accarezzano le cupole. È per i bambini che giocano tra le madrase, per le donne con veli colorati, per il muezzin che chiama alla preghiera mentre il sole cala sul deserto.

Khiva centro

Una cena tra i tetti di Khiva

Abbiamo concluso la nostra giornata con una cena su una terrazza panoramica all’interno delle mura. La vista era un incanto: minareti illuminati, il cielo che si tingeva di arancio e rosa, le luci soffuse della città vecchia. Abbiamo ordinato plovmanti e il tradizionale non, quel pane rotondo che cambia forma da città a città.

Un brindisi con tè verde bollente. Un sorriso. Una promessa: torneremo.

Dove dormire a Khiva

Abbiamo soggiornato al Khiva Residence, un hotel confortevole situato appena fuori le mura, a pochi minuti a piedi dall’ingresso principale. Le camere sono ampie e curate, lo staff gentile, la colazione abbondante. Una base ideale per esplorare la città con calma e rientrare la sera con i piedi stanchi ma il cuore pieno.

Khiva Residence Hotel

Khiva è poesia, architettura, memoria.
È un viaggio dentro se stessi, attraverso i secoli.
Se amate i luoghi che raccontano storie, che incantano gli occhi e nutrono l’anima, non potete perderla.

2 commenti su “Visitare Khiva: guida completa alla città più incantata dell’Uzbekistan”

  1. Ciao
    Io e mia moglie saremo a Khiva il 22 Settembre (con volo da Roma a Urgench). Ci piacerebbe conoscere la giovane guida che vi ha accompagnato nella visita alla città. Potresti cortesemente darmi qualche riferimento per contattarla?
    Grazie

    Marco

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